Culle vuote

Italia senza figli, è l’ora di proposte concrete

Un convegno organizzato dal Movimento cristiano lavoratori è stato l'occasione per indicare alcune misure per contrastare l'inverno demografico. Il presidente Alfonso Luzzi: «Proponiamo di riconoscere, al genitore che si trovi nelle condizioni di richiedere part time volontario, la possibilità di usufruire della contribuzione commisurata a un orario di lavoro a tempo pieno, per un periodo fino a due anni». Tra le proposte, un'Agenzia per la Natalità

di Ilaria Dioguardi

Secondo l’Istat, nel 2040 le persone over 68 anni aumenteranno di tre milioni 600mila unità a fronte di un aumento di nuove sei milioni di persone sole o coppie senza figli. Diminuzione costante delle nascite e dei matrimoni e calo dell’indice di fertilità all’1.2: questa la fotografia demografica e sociale del nostro Paese. Nasce da questo scenario l’esigenza di un intervento condiviso a livello istituzionale e di un confronto interdisciplinare, orientato a garantire il benessere dei genitori italiani e ad assicurare loro una possibilità di conciliazione tra famiglia e lavoro.

Il Movimento cristiano lavoratori – Mcl ha promosso il convegno “L’innovazione sociale per migliorare le politiche familiari. Confronto con le istituzioni”, nella sede del Cnel, Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro, ed ha avanzato proposte concrete di sostegno alle famiglie italiane.

«Per affrontare l’emergenza epocale legata alla denatalità e al contempo migliorare il benessere dei lavoratori italiani, promuovendo la conciliazione tra lavoro e responsabilità familiari, Mcl propone di riconoscere al genitore che si trovi nelle condizioni di richiedere part time volontario, la possibilità di usufruire della contribuzione così come definita dalla Legge 23 aprile 1981, n. 155 integrata dalle disposizioni di cui al Testo Unico sulla Maternità (Decreto legislativo 151/01) figurativamente commisurata a un orario di lavoro a tempo pieno, per un periodo massimo di due anni», ha detto Alfonso Luzzi, presidente Mcl.

Tempo per i figli: investimento sul futuro della società

«Occorre contribuire con un elemento migliorativo immediato all’interno della riforma del sistema, rimuovendo vincoli e costrizioni che specialmente le giovani donne incontrano sul mercato del lavoro, agevolando la flessibilità lavorativa dei congedi parentali», ha concluso Luzzi. «Lanciamo un messaggio: il tempo dedicato alla famiglia è un valore e la società deve riconoscerlo e tutelarlo. Non è un sostegno economico, è il riconoscimento di una situazione familiare. Il tempo per i figli è un investimento sul futuro della nostra società», ha affermato Stefano Ceci, presidenza generale Mcl.

Maggiori risorse per la conciliazione vita-lavoro

«La famiglia ha un ruolo strategico. Il nostro Paese deve impegnarsi maggiormente, mediante la destinazione di una parte del Pil. Ci vuole uno stanziamento più forte agli strumenti che consentono di conciliare vita e lavoro, ad esempio con vantaggi per famiglie numerose, politiche di assistenza economica per tutti i tipi di famiglia, indipendentemente se sono sposate o no», ha proseguito Luzzi. I cambiamenti del tessuto demografico «ce li dà l’Istat, con i dati previsti nel 2041. Tra circa 15 anni, rispetto al 2022, avremo un calo della popolazione di cinque milioni e 260mila, le coppie con solo un figlio al di sotto dei 20 anni saranno circa cinque milioni 113mila, mentre i monogenitori con un figlio di massimo 20 anni saranno 178mila in più».

«Ogni componente familiare è un ingranaggio del nostro sistema. Bisogna agevolare la contrattazione di prossimità a sostegno, ad esempio, dei congedi parentali con lo scopo di conciliare la nascita di un figlio con il lavoro», ha continuato, «e partire dal sostegno alle donne che lavorano, alle quali dobbiamo garantire una maggiore solidità. Non sono molte le donne che perdono la vita sui posti di lavoro, mentre quasi il 50% dei morti in itinere sono donne: spesso gli incidenti avvengono in auto per tornare a casa e recarsi sul luogo di lavoro».

Scelte attraverso il dialogo tra Terzo settore e istituzioni

Sul tema della denatalità «bisogna rimboccarsi le maniche e mettere insieme una “cassetta degli attrezzi”, possibilmente con una strategia di lungo periodo. Prima di tutto sono necessari servizi pubblici dedicati alla famiglia e al mondo del lavoro che incidono sulla spesa dei cittadini», ha detto Renato Brunetta, presidente Cnel, Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro.
«Come sottolinea il Papa dovremmo guardare al futuro con speranza, per poter guardare alla vita con entusiasmo. Purtroppo questa prospettiva viene a mancare a causa dei ritmi di vita frenetica, di mancanza di garanzie lavorative, della ricerca costante del profitto senza curare le relazioni. E tutto ciò porta ad un calo della natalità, considerando come il rapporto tra donna, maternità e lavoro sia ancora molto complesso», ha detto Matteo Maria Zuppi.

Il cardinale, oltre al tema della speranza, ha sottolineato come il tema dell’accoglienza non possa essere accantonato: «Dobbiamo studiare delle scelte operative attraverso il dialogo tra Terzo settore e istituzioni, puntando su una speranza inclusiva e non ideologica. L’accoglienza è decisiva: non c’è futuro senza accoglienza. E riguarda l’integrazione di chi porta speranza. Ne abbiamo un bisogno enorme: il 60% delle aziende in Italia fa fatica a trovare manodopera».

Un’Agenzia per la Natalità

Gigi De Palo, presidente Fondazione per la Natalità, ha avanzato la proposta di «istituire un’Agenzia per la Natalità che abbia a cuore il Paese nel 2050. Serve una realtà terza coordinata dal Governo in carica che mette insieme tutti i “mondi” di questo Paese», la proposta è stata appoggiata dal presidente Luzzi. «Lo scopo è creare uno strumento di misurazione affidabile e concreto dell’impatto delle politiche di welfare aziendale sul tasso di natalità tra le donne dipendenti. È essenziale promuovere un’azione ampia e inclusiva che coinvolga attivamente la società civile e l’idea di creare un’Agenzia per la Natalità, in coordinamento con il Governo, nasce con l’ambizione di esercitare una funzione di coordinamento tra gli enti che erogano servizi per le famiglie, garantendo autonomia e neutralità e, al contempo, rappresentando un passo in avanti verso un futuro più sostenibile e inclusivo».

Seconda causa di povertà: nascita di un figlio dopo la perdita del lavoro di un genitore

«Tra un po’ crolla tutto il sistema. Dovremmo festeggiare quando escono i dati Istat perché in Italia si vive 83,1 anni, solo il Giappone ci supera», ha proseguito De Palo. «Alla luce di questi dati, viviamo cinque anni in più rispetto agli Stati Uniti. Dovremmo cominciare a dire ai nostri figli che moriremo a 78 anni. In Italia la seconda causa di povertà è la nascita di un figlio dopo la perdita del lavoro di un genitore. Facciamo in modo che ci sia una regia sui provvedimenti a favore della natalità, che oggi sono tutti sfilacciati, ognuno fa un pezzetto, il bene comune non è la somma di tutti questi provvedimenti», ha concluso De Palo.

“Fattore famiglia fiscale”

«Il Forum delle associazioni familiari ha individuato nel “fattore famiglia fiscale” e nel modello dello “splitting” alla tedesca uno strumento di effettiva equità fiscale che, oltre a prevedere la mancata tassazione per le spese di mantenimento e accrescimento della famiglia, introduce un livello di reddito non tassabile crescente all’aumentare del numero dei componenti della famiglia secondo una scala di equivalenza», ha spiegato Adriano Bordignon, presidente Forum delle Famiglie. «Riteniamo che questa soluzione possa contribuire a rendere più equa la tassazione per le famiglie più numerose e, al contempo, per quelle mono-genitoriali, caratterizzata da un basso reddito».

Politiche familiari orientate alla felicità

«La spesa assistenziale, in 14 anni, è aumentata da 75 miliardi a oltre 160 miliardi. Se noi la paragoniamo alla spesa previdenziale, nello stesso arco di tempo, abbiamo un aumento del 15%. Il tema è come si usano le risorse, bisogna imparare ad usarle meglio», ha detto Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali.

«Quando parliamo di politiche familiari non possiamo non orientarle alla felicità. Innovando le politiche familiari facciamo un doppio servizio: alla felicità pubblica e a quella delle famiglie», ha detto Sergio Gatti, direttore generale Federcasse. «Noi ci occupiamo di risparmio e di credito, la nostra proposta (a costo zero), è il Family supporting factor, la riduzione dell’assorbimento patrimoniale delle banche quando si eroga un credito, per quanto riguarda: il mutuo della prima casa, la formazione dei figli, le situazioni di disabilità gravi».

Foto di apertura di Drew Hays su Unsplash
Nell’articolo video e foto di Ilaria Dioguardi. Screenshot del video dell’incontro “L’Innovazione sociale per migliorare le politiche familiari. Confronto con le Istituzioni”

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