Non profit
Italia: presente, ingiustificabile
Il Belpaese è presente alla Conferenza sulle bombe a grappolo senza la ratifica promessa 2 anni fa
Si è aperto l’8 novembre nel Laos il primo meeting degli Stati-Parte della Convenzione per la messa al bando delle cluster bombs. L’Italia è presente soltanto come “paese osservatore”, perché non ha ancora effettuato la necessaria ratifica del Trattato.
Un’occasione mancata, in un appuntamento storico a cui partecipano oltre 110 Governi. Tra i Paesi partecipanti al Primo Meeting degli Stati Parte alla Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) se ne contano circa due dozzine che non sono parte della Convenzione, inoltre partecipano diverse agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali ed oltre 400 rappresentanti della società civile a livello mondiale, tra cui sopravvissuti ad incidenti provocati da bombe cluster. Ad oggi la Convenzione sulle Munizioni Cluster è stata firmata da 108 paesi e ratificata da 46.
Il Meeting ha come obiettivo il raggiungimento dell’Action Plan di Vientiane, ma è anche l’occasione per richiamare da parte della Cluster Munition Coalition e degli Stati parte l’attenzione su tutti quei paesi che ancora non hanno ratificato la Convenzione.
Per la ratifica manca ancora il ddl
L’Italia pur avendo promesso una rapida ratifica è ferma alle discussioni preliminari,per questo motivo la delegazione Italiana partecipa al 1° Meeting degli Stati Parte alla Convenzione sulle Munizioni Cluster come semplice Stato osservatore.
Dal 3 dicembre 2008, data in cui il nostro paese ha firmato la Convenzione sulle Munizioni Cluster, l’iter ha fatto solo qualche lento passo in avanti, e ad oggi non è stato ancora presentato un testo di legge di ratifica definitivo né fissata una data certa di discussione .
Inoltre, sul processo di ratifica della Convenzione di Oslo grava una richiesta del Ministero della Difesa inserita in una relazione tecnica del 2007 in cui si quantificano in 8 milioni e 300 mila euro gli oneri di distruzione dello stock italiano e ben 160 milioni di euro per ripristinare la «funzione strategica» delle armi messe al bando. Richiesta che sembra complicarne e rallentarne evidentemente l’iter.
“ Da luglio cerchiamo, inutilmente, di ottenere chiarimenti dal Ministero della Difesa rispetto ad alcune richieste che riteniamo particolarmente intempestive soprattutto tenendo conto che provengono da una relazione stilata dal Ministero nel 2007 e, all’epoca, necessaria per ottenere il parere della Commissione Bilancio su una proposta di legge nazionale per la messa al bando delle bombe cluster – dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana Contro le Mine.“Come associazione impegnata su questo fronte da molti anni – continua Schiavello – percepiamo l’ impegno del nostro Ministero degli Affari Esteri per concludere l’iter, di contro, però, non si può non percepire una miopia di opportunità diplomatica che sembra affliggere il nostro Ministero della Difesa che almeno per ora, nel collegare il suo parere alla disponibilità finanziaria per l’acquisto di armi sostitutive, ci relega, in questo processo, in coda ai Paesi con cui abbiamo condiviso posizioni comuni in tutte le fasi negoziali di questa Convenzione e che per inciso,- vorrei ricordare – riguarda il disarmo umanitario e non la sostituzione di armamenti obsoleti”. “Palesemente indicativo il fatto che in nessun Paese Europeo tra quelli che hanno ratificato la Convenzione, e sottolineo nessuno, si sia discussa né velatamente , né come condizione preliminare la necessità di fondi da dedicare al ripristino della «funzione strategica» delle armi messe al bando, conclude Schiavello.
Per Santina Bianchini Presidente della Campagna Italiana Contro le Mine “Il nostro Paese non ha più scuse e deve, senza ulteriori ritardi, dare un segno tangibile e privo di ambiguità ratificando al più presto la Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) e porre nuova e sincera attenzione alle politiche di cooperazione, mortificate da continui tagli delle risorse dedicate”.
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