Eurostat ha pubblicato oggi il rapporto sulla povertà e sull’esclusione sociale e i risultati sono impressionanti (vedi link sotto), non solo per i numeri (un quarto della popolazione, 124 milioni, di cittadini europei è a rischio), ma anche e soprattutto per la dinamica temporale e cross-sezionale.
Confrontando i dati 2008 e 2012, si nota come la crisi abbia impattato e duramente sull’Europa. La sensazione per cui i nostri figli non avranno prospettive migliori delle nostre trova purtroppo conferma nei numeri. Si badi bene: non stiamo parlando di una riduzione del tasso di miglioramento. No, qui stiamo parlando di una diminuzione del tenore di vita. Un fenomeno che si è visto raramente nei paesi sviluppati in tempo di pace.
A rendere la fotografia più dolorosa (e più pericolosa per il grande disegno europeo) vi è la dinamica opposta tra i diversi paesi membri. Per apprezzare la dinamica cross-sezionale, analizziamo la posizione dell’Italia, in valore assoluto e in relativo.
Nel 2008, prima della crisi, l’Italia aveva un 25% di popolazione a rischio, circa +1,6% sopra la media europea e a +5% sopra la Germania.
Nel 2012, l’Italia è arrivata al 29.9%, circa + 5% rispetto alla media europea e +10% rispetto alla Germania, dove nel frattempo la situazione è migliorata.
Il confronto con la Polonia è disarmante: la popolazione a rischio era il 30% nel 2008 e adesso è poco sopra il 26%.
C’è da meravigliarsi se gli immigrati stanno abbandonando l’Italia?
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/3-05122013-AP/EN/3-05122013-AP-EN.PDF
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