Sostenibilità

Italia, la frattura dello sviluppo sostenibile

Secondo il terzo rapporto di Asvis, «I territori e lo sviluppo sostenibile», presentato oggi al Cnel, aumentano le differenze tra Regioni nel raggiungimento dell'Agenda 2030 in sette campi su 17. L'associazione: «Servono norme nazionali rigorose, che rendano più omogenea la crescita delle diverse aree del Paese»

di Veronica Rossi

L’Italia è un Paese a diverse velocità dove, invece che diminuire, le differenze tra aree forti e aree deboli aumentano. E non solo, come si potrebbe pensare, tra Nord e Sud. È quanto si evince dal rapporto dell’Asvis, “I territori e lo sviluppo sostenibile”, che, attraverso l’uso di indici compositi e obiettivi quantitativi, analizza l’andamento di Regioni, Province e Città metropolitane rispetto ai 15 Obiettivi dell'Agenda Onu 2030 per cui sono disponibili dati comparabili e formula dieci proposte per la salvaguardia e lo sviluppo dei territori. Il documento, alla terza edizione, è stato presentato oggi al Cnel dai presidenti dell’Asvis, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, con il commento di esperti e rappresentanti delle istituzioni, tra cui il presidente del Consiglio Nazionale dell’Anci, Enzo Bianco, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, il presidente del Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, il presidente del Cnel Tiziano Treu.

Dal 2010 al 2021 tra le Regioni sono aumentate le distanze nel raggiungimento di sette dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in tema di Povertà, Salute, Parità di genere, Energia, Lavoro, Città e comunità. Solo due, invece, gli ambiti in cui la differenza è calata: Economia circolare e Giustizia e istituzioni. Per quanto riguarda i restanti cinque Obiettivi – Agricoltura e alimentazione, Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, Infrastrutture e innovazione, Disuguaglianze, Vita sulla Terra –, la situazione è rimasta invariata. “Il ritardo del nostro Paese nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 Onu trova ragione in un errato modello di sviluppo i cui effetti devastanti, in termini di cambiamenti climatici, generano un’automatica accentuazione delle disuguaglianze sociali”, dichiara il presidente del Cnel Treu.Questa situazione, oggi aggravata dalla pandemia e dal complesso contesto geopolitico internazionale affonda, in verità, le proprie radici in problematiche strutturali del nostro sistema economico-produttivo e sociale che possono trovare soluzione solo in serie politiche volte a colmare i divari territoriali, generazionali e di genere. In questo quadro si collocano le cosiddette priorità trasversali previste dal Pnrr e la necessità di nuove competenze, soprattutto digitali, in capo a tutti i cittadini”.

È innegabile che l’epidemia di Covid-19 abbia rallentato la corsa per il raggiungimento degli Obiettivi 2030, soprattutto in alcuni settori, come Povertà, Salute e Istruzione. Per quest’ultimo goal, la battuta d’arresto dettata dalla pandemia è particolarmente evidente: se prima del 2020 tutte le Regioni erano in miglioramento, nei due anni successivi si è registrato un ulteriore peggioramento per quanto riguarda i territori che già erano più in difficoltà su questo tema.

Il rapporto non si ferma all’analisi dei dati: c’è anche un “Decalogo per un’Agenda territoriale per lo sviluppo sostenibile”, che contiene spunti di miglioramento concreti e attuabili. I recenti disastri nelle Marche e a Ischia, per esempio, hanno dimostrato che i cambiamenti climatici e l’urbanizzazione incontrollata sono una terribile combinazione. Da almeno tre legislature, tuttavia, il Parlamento non riesce a legiferare in materia di consumo del suolo e rigenerazione urbana. Asvis, assieme all’associazione degli urbanisti, propone l’attivazione di una sede di confronto interistituzionale con tutti gli stakeholder istituita dalle Commissioni Ambiente e Territorio di Camera e Senato con 6 mesi di tempo per individuare il “nucleo essenziale” delle questioni che necessitano di un aggiornamento normativo indicando anche lo strumento, legislativo o amministrativo. Tra le altre proposte, l’approvazione in via definitiva della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, l’estensione a tutti i Ministeri dell’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile del Mims (oggi Mit), l’attuazione delle raccomandazioni sul dissesto idrogeologico della deliberazione della Corte dei Conti del 18 ottobre 2021 in materia di finanziamenti, di accelerazione dei tempi degli interventi e di governance.

“Il Rapporto è uno strumento a disposizione delle istituzioni centrali e locali e sollecita il Parlamento ad aggiornare la normativa e a realizzare politiche coordinate per il governo dei territori, in considerazione delle relative diversità e fragilità. La disponibilità di risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e di altri fondi europei e nazionali, è un’occasione imperdibile per aiutare i territori nella transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, ridurre le disuguaglianze e prevenire tragedie come quelle causate dalle recenti alluvioni”, affermano i Presidenti dell’Asvis, Mallen e Stefanini. “Servono azioni immediate e concrete per utilizzare al meglio le risorse a disposizione, attuando programmi di lungo periodo sulla base di obiettivi condivisi e misurabili”.

Il rapporto, inoltre, analizza l’andamento delle singole Regioni riguardo al raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030, confrontandolo con il trend nazionale; quest’anno, per la prima volta, il documento contiene anche delle schede sulle Province e le Città metropolitane, i cui dati sono stati confrontati con quanto rilevato per il territorio di appartenenza e per l’intero Paese. “Gli effetti sempre più evidenti delle fragilità del territorio italiano impongono riforme e politiche coordinate, capaci di accelerare il cambiamento verso un modello di sviluppo sostenibile”, concludono Mallen e Stefanini, “Le analisi e le proposte contenute in questo Rapporto, insieme alle nostre attività di supporto agli Enti Locali per la definizione delle Agende Regionali e Urbane e per la formazione degli amministratori pubblici, confermano l’impegno dell’Asvis a contribuire al processo di transizione che garantisca la sicurezza e il benessere economico, sociale e ambientale del Paese, come indicato dall’Agenda 2030”.

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