Non profit

Italia-Francia, binario morto

Tensione alla frontiera, bloccati i treni con i profughi

di Franco Bomprezzi

Il destino dei profughi dalla Tunisia è nelle mani di governi che si rimpallano la responsabilità dell’accoglienza e dei requisiti per circolare liberamente nel vecchio Continente. L’ultima guerra si è svolta al confine tra Italia e Francia, con i treni bloccati dai gendarmi. Un’altra brutta pagina di una vicenda senza fine. Ecco come i giornali del lunedì raccontano i fatti.

“La Francia ferma i treni dall’Italia”, apre così il CORRIERE DELLA SERA, e nel sommario: “No ai convogli con gli immigrati. Frattini: così violano i patti”. I servizi in due pagine, la 10 e la 11. “Polizia al confine, Parigi frena i treni italiani” è il titolo del pezzo di cronaca di Alessandra Coppola. Leggiamo: “Il confine è sospeso, per mezza giornata a Ventimiglia Italia e Francia non si toccano. Non arrivano treni, non partono. La celere (quella d’oltrefrontiera) schiera a San Ludovico, la vecchia dogana sul mare, una dozzina di blindati, i primi due con le reti a fare da barriera. Alla stazione di Mentone un capotreno ammette: «È arrivato l’ordine dal ministero degli Interni» . Bisogna aspettare il Tgv delle 18.08 per tornare Paesi vicini. Non è questione di migranti, permessi e titoli di viaggio. O meglio: non è la ragione principale. A irrigidire le autorità francesi è una manifestazione che porta alla stazione di Ventimiglia duecento italiani, Arci, sindacato, centri sociali, studenti, calati in pullman dall’Emilia e dal Veneto, e soprattutto a bordo del «treno della dignità» da Genova, con l’intenzione di scortare i tunisini fino a Marsiglia e «vigilare su possibili abusi» . Ma da Mentone non arriva il personale per avviare le motrici, che su questi binari cambiano nazionalità prima di varcare il confine. Le Ferrovie italiane possono solo rispondere: «Ci hanno comunicato di aver interrotto la linea, fino a nuovo avviso»”. Ma perché la Francia sceglie questa linea dura, che mette in difficoltà le relazioni diplomatiche fra i due Paesi? Lo spiega un pezzo di Stefano Montefiori a piede di pagina 11: “La strategia di Guéant, arginare gli stranieri e bloccare lady Le Pen”. Scrive il corrispondente da Parigi del CORRIERE: “Quanto contano qualche decina di immigrati tunisini per un Paese che, dopo le iniziali distrazioni, si è posto come l’alfiere della «primavera dei popoli arabi» ? Moltissimo, tanto che le autorità francesi si ostinano a negare che neppure uno è riuscito, con i famigerati permessi provvisori italiani, a varcare la frontiera. Nel momento in cui il ministro dell’Interno Claude Guéant si impegna in televisione a diminuire di 20 mila persone all’anno la quota dei lavoratori stranieri regolari (da 200 a 180 mila), il valico di Ventimiglia diventa un punto cruciale: non tanto della temuta invasione dalla sponda Sud del Mediterraneo, quanto della politica muscolare di Parigi contro l’immigrazione. Non si tratta solo di fermare i tunisini, che Guéant non senza ragioni definisce «immigrati esclusivamente economici, che dovrebbero piuttosto contribuire a costruire la democrazia nel loro Paese finalmente libero dalla dittatura» . Bisogna farlo anche con modi spettacolari — la chiusura dei collegamenti ferroviari — e irrituali — la mancata consultazione con il governo italiano. Guéant, da 10 anni fedelissimo di Sarkozy e potente esecutore della sua politica (all’Eliseo lo chiamavano «Mazarino» ), è oggi il «falco» dell’esecutivo francese, interprete della linea dura contro l’immigrazione voluta da Sarkozy per tentare di fermare alla sua destra l’avanzata del Fronte Nazionale di Marine Le Pen”. E Maurizio Caprara, nel pezzo di spalla che apre pagina 11, completa il quadro: “E’ la concomitanza di due diverse prospettive elettorali a favorire l’attuale surriscaldamento delle relazioni franco-italiane sull’immgrazione. In Francia Nicolas Sarkozy, presidente di destra malmesso nei sondaggi, teme la concorrenza della destra xenofoba di Marine Le Pen nelle presidenziali del 2012, e dunque non vuole apparire uno che apre le porte oltre il dovuto. In Italia Berlusconi, dopo la rottura con Gianfranco Fini, ha bisogno più di prima in Parlamento della Lega, partito che ha preso la rincorsa meglio di altri per le amministrative parziali di questa primavera e che punta sulla diffidenza verso gli immigrati per ottenere più voti”.

“Immigrati, schiaffo francese”: LA REPUBBLICA apre con il blocco di Sarkozy dei treni provenienti da Ventimiglia, blocco motivato da timori per l’ordine pubblico. Uno stop poi risolto in serata, come spiegano i servizi da pagina 2 a pagina 5. Sette ore di blackout, militarizzazione della frontiera a Mentone. Una situazione imbarazzante per tutti, rispetto alla quale il ministro Frattini chiede «chiarimenti» e denuncia «misure che appaiono illegittime, in chiara violazione con i generali principi europei». «Mi rendo conto», ha aggiunto Frattini, «che ogni paese ha le proprie preoccupazioni, anche di politica interna: però l’Unione Europea richiede libertà di confini e se cominciamo a mettere muri non andiamo da nessuna parte». Insomma, la tensione riprende a salire (anche per l’intervento di un gruppo di giovani dei centri sociali che hanno manifestato a favore dei migranti). Nell’intervista rilasciata a Carmelo Lopapa, Frattini precisa il suo pensiero: «Non abbiamo capito perché questo tira e molla dopo la decisione positiva dell’Unione Europea di accettare, come previsto dalle leggi comunitarie, i permessi temporanei… Forse si sono resi conto che l’apertura avrebbe creato una moltiplicazione degli arrivi, perché è vero che la maggior parte dei tunisini vuole andare da loro. O forse i 300 no global che protestano a Ventimiglia avranno destato preoccupazione». Più in generale (e guardando anche alle reazioni degli amministratori italiani), secondo Frattini «l’emergenza immigrati pone le stesse problematiche del nucleare. Tutti vogliono affrontare la questione, ma non nel giardino di casa propria». In un’altra intervista Gaetano Azzariti, esperto di diritto comunitario, spiega che «mancavano i presupposti per chiudere i confini» («anche il governo italiano però ha le sue colpe: ha dimostrato un’incapacità di governo complessivo del fenomeno»). Il 26 aprile l’incontro fra Berlusconi e Sarkozy potrebbe aggiustare i problemi, che si sottolinea nel dossier, sono molti: oltre alla questione migranti, c’è il caso Parmalat, la questione nucleare, le scelte in Libia. In Italia però le ragioni della distanza sono amplificate, sui giornali francesi in pratica sono appena registrate. È un fatto però, annota Anais Ginori, fra i due presidenti «i rapporti sono tesi, e non da oggi. Si assomigliano, ma non si sopportano». Il commento di Bernardo Valli, infine, già nel titolo spiega la sua prospettiva: “Francia e Italia I due populismi”: spiega come le «meschine furbizie a confronto» abbiano origini simili. In Italia «il governo dipende da un partito xenofobo», a Parigi «Sarkozy conosce i peggiori sondaggi» a un anno dalle presidenziali.

“Milano può fare impresa anche con gli immigrati” è il titolo del fondo su IL GIORNALE di Magdi Cristiano Allam che scrive: «Milano è la città più ricca d’Italia, quella imprenditorialmente più vitale e quella che accoglie più immigrati. Milano è la capitale del non profit impegnato soprattutto nel sociale con 11mila istituzioni che sono pari al 10% del dato nazionale. Se da un lato l’Italia è il Paese che  deve affrontare la sfida di questa ondata migratoria, dall’altro Milano è la città  più esposta a diventare la calamita che attrae nuovi clandestini e sia in grado di are una risposta efficace alla domanda vitale e urgente di creare una rete di micro, piccole e medie imprese. Gli imprenditori hanno davanti a loro una rara occasione storica per diventare i pionieri di una vera e propria rivoluzione  economica. Potrebbero essere gli imprenditori a individuare le direttrici di uno sviluppo che valorizzi le specificità di quei Paesi a partire dal turismo, energia solare, agricoltura, artigianato, infrastrutture. Dovrebbero farlo attraverso Fondazioni che erogano microcredito valorizzando gli istituti italiani già presenti in quei Paesi». IL GIORNALE sulla cronaca  dei fatti di confine Ventimiglia-Mentone da un lato sottolinea la presenza di un reparto della Polizia francese «che sigilla la frontiera» e dall’altro la presenza dei no global e della manifestazione di protesta fuori dalla stazione e sui binari».

“La Francia alza le barricate: soppressi i treni”, “Noi prigionieri di Schengen”, “Sarkozy immorale. Non possiamo respingere i tunisini”. Sono i titoli che aprono LA STAMPA oggi. Un reportage da Ventimiglia racconta in presa diretta il blocco del “treno della dignità” che avrebbe dovuto arrivare in Francia. Ad accompagnare i migranti c’erano attivisti dei centri sociali, ma l’iniziativa di sostegno, scrive l’inviato, si è trasformata in un boomerang. LA STAMPA intervista lo storico Pierre Milza, francese ma figlio di un immigrato italiano, che definisce l’azione della Francia «illegale sul piano del diritto internazionale e, a parte questo, moralmente inaccettabile». A pesare nelle decisioni dell’Eliseo, secondo lo storico, è l’imbarazzante impopolarità alla quale è giunto Sarkozy, arrivato al 27% nei sondaggi.

E inoltre sui giornali di oggi:

COOP
IL SOLE 24 ORE – Nell’edizione on line: «L’interesse della cooperativa Granlatte a partecipare attraverso la controllata Granarolo alla cordata nazionale pro-Parmalat ha riportato alla ribalta ruoli, interessi e rappresentanza del mondo delle coop. Un mondo in evoluzione dopo che le centrali “rosse”, “bianche” e laiche del movimento hanno convenuto di dar vita in futuro a un unico sodalizio». L’attacco è del pezzo a firma Valerio Castronovo dal titolo “Le cooperative e le nuove sirene del business”. Un excursus storico in funzione dell’interesse da parte di Granarolo su Parmalat. Castrono conclude: «Insomma, se il seme del “mutuo soccorso” si è rivelato fertile nel corso del tempo, è venuto adesso per le cooperative, entrate nell’ambito del sistema economico italiano non più per la porta di servizio, il momento di prendere il volo lungo nuove traiettorie del business».

FAMIGLIA
ITALIA OGGI –  Il quotidiano dei professionisti dedica una pagina intera alla sentenza n. 8227 della Cassazione sulla riduzione dell’assegno di mantenimento in favore dei figli legittimi per mantenere i figli naturali. Secondo il pezzo “La famiglia di fatto alla riscossa” «si tratta di una vittoria dei bambini nati da relazioni sentimentali e convivenze, che rappresentano un quarto delle nascite totali. E’ stato infatti sancito dagli Ermellini che l’assegno di mantenimento di quelli legittimi va ridotto nel caso in cui incida  a tal punto sul reddito del padre da non permettergli di mantenere con lo stesso tenore di vita i figli naturali». 

ENERGIA
IL SOLE 24 ORE – Secondo uno studio della banca Hsbc, se tutto seguisse il trend attuale, nel 2050 il mondo si ritroverebbe con una situazione energetica insostenibile: una domanda di petrolio balzata a 190 milioni di barili /giorno, frutto essenzialmente degli standard di vita sempre più elevati cui perverranno i Paesi in via di sviluppo, Cina e India in testa. Tutto questo a pagina 9.

UE-LIBIA
LA STAMPA – “Prodi: Allontanarsi dall’Europa è un suicidio per noi”. LA STAMPA pubblica un lungo colloquio con Romano Prodi, raccolto negli Usa dal corrispondente Molinari. A dominare l’Europa, dice l’ex premier, è la paura, e chi cavalca l’euro-scetticismo, nei singoli Paesi, è irresponsabile, per l’Italia sarebbe disastroso. Sulla Libia Prodi dice che l’unica mediazione credibile è quella dell’Unione Africana «perché non partigiana e non ha una veste occidentale».

GREEN ECONOMY
IL SOLE 24 ORE – “Svolta green in Argentina”. Le aziende agricole – rivela il quotidiano – stanno destinando ai biocarburanti buona parte della soia prodotta, ma pesano l’inflazione e il difficile accesso al credito.

ECONOMIA
LA REPUBBLICA – In prima e poi in doppia pagina all’interno, l’allarme di Draghi: il governatore di Bankitalia, intervenuto al Development Committee, è preoccupato per il boom dei prezzi alimentari «che fa soffrire tutti, in special modo il sud del pianeta»: «Negli ultimi mesi 44 milioni di individui sono scivolati nella povertà per colpa dei rincari del cibo.

LA STAMPA – Le pressioni sui prezzi alimentari rischiano di creare tensioni sociali e umane drammatiche, ha detto il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nella sua relazione in veste di coordinatore d’area alla Banca Mondiale e al Fondo monetario internazionale. «Le prospettive economiche stanno migliorando» ha detto Draghi, «in particolare nei Paesi emergenti». Ma i progressi rischiano di essere minati dal nuovo boom dei prezzi alimentari al quale bisogna dare «risposte rapide». Il governatore ha ricordato che «i prezzi dei prodotti e delle materie prime alimentari sono in aumento dalla fine del 2010». Da giugno a oggi sono 44 milioni i nuovi poveri vittime del caro-alimentare che ha spinto i prezzi ai picchi del 2008. Ulteriori aumenti potrebbero avere effetti devastanti.

GIOCO D’AZZARDO
IL SOLE 24 ORE – E’ uscita l’analisi di Maurizio Fiasco svolta nell’ambito della ricerca annuale per la Consulta nazionale antiusura esposta alla Commissione Antimafia. IL quotidiano di Confindustria vi dedica un’intera pagina, la 14: « il ricavato lordo per l’Erario – spiega lo studio addentrandosi nei numeri – è cresciuto nel 2010 di appena il 3% (da 8,8 a 9,1 miliardi di euro), quindi a un ritmo ben inferiore all’aumento delle somme puntate. Ma, quel che colpisce è la costante contrazione del rapporto tra “giocato” ed entrate erariali: se queste rappresentavano il 29% nel 2004 ( 7,3 miliardi su 25) ora si limitano al 14,8% (9,1 su 61,4 miliardi). Questo perché conquistano sempre più spazio i giochi cosiddetti a “bassa soglia” (oltre 31 miliardi assorbiti dalle newslot nel 2010 e 9,4 da Gratta e Vinci e lotterie): richiedono investimenti di pochi euro, garantiscono una maggiore frequenza di piccole vincite (motivi per cui non si ha una cognizione immediata di quanto si sta spendendo e si è invogliati a riprovare) e hanno un prelievo fiscale meno pesante (12,6% per le newslot contro il 50% di Superenalotto o Win for life)».


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