Welfare

Italia, fanalino di coda per la spesa sociale

Lo dice il Rapporto sullo stato sociale 2008 presentato oggi

di Redazione

L’Italia, fanalino di coda nell’Europa che conta per gli investimenti destinati alla spesa sociale. Lo dice il Rapporto sullo stato sociale 2008 presentato oggi all’università di Roma La Sapienza. Secondo la ricerca condotta dal dipartimento di economia pubblica e dal centro di ricerca interuniversitario sullo stato sociale, il nostro Paese destina alle politiche del welfare il 25,5% del Pil, rispetto a una media Ue-15 che negli ultimi tre anni si è stabilizzata intorno al 26,7%. Nei dodici paesi nuovi entranti si registra invece un calo, negli ultimi tre anni, di mezzo punto che fa scendere la loro media al 16,7%, un valore di ben dieci punti inferiore a quello dei primi quindici Paesi fra i quali, peraltro, permangono differenze notevoli: dal 30,9% della Svezia, il 29,6% della Francia, il 29,3% della Danimarca e il 28,4% della Germania, si passa al 26,3% del Regno Unito, al 25,5% dell’Italia, al 20,3% della Spagna e al 17% dell’Irlanda. Le disomogeneità nazionali emergono con più evidenza analizzando i dati della spesa sociale pro capite: fatta pari a 100 la media della UE-15, si oscilla da 179 in Lussemburgo, 148 in Danimarca e 136 in Svezia a 50 in Spagna, 44 in Grecia, 10 in Polonia e 6 in Lettonia; in Italia, il dato attuale è 75. Dal 1997 la riduzione complessiva è di 7 punti. Le statistiche ufficiali mostrano che, nella media della UE-15, la voce più consistente della spesa sociale è quella per le pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti, pari al 14,3% del Pil; al secondo posto c’è la spesa sanitaria pari al 7,7% del Pil; seguono quelle per il sostegno alla famiglia (2,2% del Pil) e quelle per la disoccupazione (1,7% del Pil).

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