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Italia eliminata, tragedia nazionale?

Titoli roboanti, pagine su pagine: la sconfitta sui giornali

di Franco Bomprezzi

Alla fine è successo davvero, Italia fuori dai Mondiali, eliminata dalla poderosa Slovacchia. Una sconfitta calcistica, che diventa sui giornali italiani tragedia nazionale, forse enfatizzata assai più di quanto effettivamente sia il sentire comune degli italiani, già ampiamente scettici alla vigilia dell’ultimo incontro del girone di qualificazione.

“Azzurri, la disfatta e la vergogna” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Il quotidiano diretto da de Bortoli dedica all’eliminazione della nazionale di calcio le pagine da 2 a 13. Tutti gli altri temi del giorno passano in secondo piano di fronte allo psicodramma nazionale. A legare calcio e politica, con un “sottile” riferimento alla vicenda del ministro Brancher ci pensa però la vignetta di Giannelli, con Lippi, valige in mano, che dice: “Ora voglio fare il ministro. Non voglio processi”… Interessante l’analisi di Mario Sconcerti: “Peggio della Corea”. “Da quattro anni a questa parte l’Italia ha perso la Juventus, la sua ricchezza più grande – argomenta Sconcerti – Ne faccio solo un discorso storico ovvio, non una guerra santa. Non ha mai avuto l’Inter, da molto tempo senza italiani. Milan e Roma navigano con il già visto, non aggiungono niente. Questi Mondiali confermano invece la freschezza dei grandi Paesi sudamericani. Negli ultimi 10 anni sono stati più di 5.000 i brasiliani partiti per il mondo del calcio e altrettanti gli argentini. Moltissimi gli uruguaiani. Questo significa che il commissario tecnico brasiliano o argentino può scegliere fra centinaia di giocatori, mentre quello italiano o inglese solo fra tre-quattro decine. Non è un caso che la Germania abbia la metà dei propri giocatori con doppio passaporto. Perché è sfinita dalla difficoltà di trovare giovani tedeschi di qualità fra troppi pochi esempi. Fra quattro anni, fra otto, avremo decine e decine di ragazzi neri e latino-americani che saranno italiani, i Balotelli della situazione. L’Italia dei vecchi campioni del mondo non potrà esserci più. Non basterà. Non sarebbe più giusta. O apriremo le porte a un’idea di Paese diverso, o saremo sempre più in difficoltà”. Un Paese diverso, multietnico, dunque. Esattamente il contrario di ciò che vorrebbe il ministro leghista Calderoli: “La Lega attacca. Via gli stranieri dal campionato” è il titolo di apertura a pagina 10. “Ora dovremmo pensare piuttosto a far giocare nei nostri club solo giocatori italiani…” tuona Calderoli dopo aver individuato nell’Inter di Mourinho la causa di tutti i mali del nostro calcio. Il disincanto e l’ironia del popolo da bar sport sono raccontati da Beppe Severgnini, che si è fatto un giro nei blog e nei social network. Curioso il pezzo di cronaca dal Parlamento, alle prese con l’ostruzionismo dell’Italia dei Valori sul decreto Bondi: “Deputati in fuga per sbirciare le tv. Poi la Bindi annuncia la sconfitta”. Un titolo a una colonna anche per “Radio Padania cambia linea e in extremis tifa per gli azzurri”. Troppo tardi, visti i risultati. Fra i titoli “politici” spicca l’intervista al ministro La Russa: “Ora sto con l’Inghilterra, almeno c’è Capello”…

“Azzurri, vergogna e lacrime”: titolo impietoso su LA REPUBBLICA che nel sommario aggiunge “Mai così male ai Mondiali. Lippi: è colpa mia, erano terrorizzati”. I fatti sono noti e occupano otto pagine interne. Un florilegio dei titoli per spiegare il tono: “Waterloo azzurra il peggior mondiale della nostra vita” scrive Vittorio Zucconi; “Una squadra da rifondare” è il pezzo di Gianni Mura; “Marcello, il ct di niente” scritto da Emanuela Audisio; “I bolliti e gli assenti” da Maurizio Crosetti. In molti insistono sulla condizione psicologica dei giocatori, sul terrore dipinto sui loro volti («gli occhi sbarrati con le pupille dilatate del povero ragazzo spedito tra i pali, il Marchetti», annota Zucconi). Prevalgono toni apocalittici («una generazione di giovanotti che campioni non saranno mai», sempre Zucconi) che non riguardano i soli sportivi. «C’è una responsabilità più larga e riguarda la struttura e la credibilità del calcio italiano. Le società pensano agli affari loro, sono esterofile fino al midollo, parlano di vivai ma all’atto pratico non si fidano del prodotto fatto in casa» sottolinea Mura. Autocritici anche i giocatori. «Quattro anni fa ci nominarono cavalieri del lavoro, oggi ci dovranno fare cavalieri della vergogna» ammette Gattuso. Fra le reazioni, quella della Lega. Che attacca con Calderoli: «che vergogna. Semplicemente ridicoli. Pagati milioni, gambe di gelatina e fiato corto». E con l’ineffabile Salvini: «se contro la Slovacchia avessero giocato il Chievo o il Novara o la mitica nazionale padana, avrebbero certamente vinto e fatto una figura migliore». Interessante l’amaca di Michele Serra: «Piccola riflessione in margine all’eliminazione… La gestione della mediocrità non è tra le cose che agli italiani riescono meglio…. La nazionale ha perso perché era una squadra mediocre, in rappresentanza di uno sport in forte regresso (anche strutturale: stadi fra i peggiori d’Europa, tifoserie fra le più incivili del mondo). Era dunque ragionevole che perdesse»…

IL GIORNALE apre con una vignetta di Forattini, 11 bare sul campo e una bandiera italiana ammainata e il titolo  “Campioni dell’altro mondo” che racchiude gli interventi di ben 10 penne, a pag 1 e poi da pag. 36 a 41  sotto la testatina “Ridicolippi”. Tony Damascelli  si domanda a chi tocca adesso ricevere la nazionale o il capitano della stessa? La questione sorge spontanea dopo che «Sarkozy ha ricevuto il capitano dell’equipe francese all’Eliseo e per i prossimi giorni ha convocato gli Stati Generali del calcio. In Italia sarà Tremonti tanto per tagliare ancora? Sarà Bossi che ammetterà di aver tifato per gli slovacchi? O sarà Fini che per smentirsi, esalterà la vittoria azzurra celebrando Lippi e Cannavaro?». Su Bossi Riccardo Signori che scrive: «Qualcuno lo spieghi al Senatur, non serve comprare le squadre, conta molto di più  comprare gli arbitri. Sono loro ad avere la chiave in mano. È stato dimostrato anche stavolta: un arbitro compiacente  si sarebbe fatto sfuggire il fuorigioco (difficilissimo da individuare) di Quagliarella. E cosa dire del gol fantasma? Un fischietto occhio di lince avrebbe visto il pallone (cosa importa se era solo mezzo?) al di là della linea. Inutile inorridire  e dire così non si fa: Vero, anche se il mondo del pallone non sempre ha seguito il consiglio. Qualche caso è rimasto nascosto, qualche caso si è intuito. Altre volte basterebbe chiedere a vecchi campioni che a fine carriera sono sempre ben informati». Ed è già dopo mondiale con il pezzo “Balotelli e Cassano già pronti per l’Italia di Prandelli. «Per conoscere la nazionale di Cesare Prandelli, non bisognerà aspettare molto: l’11 agosto, un mese esatto dopo la finale del mondiale è in programma una amichevole, sede e avversari ancora sconosciuti».

Cannavaro che consola Quagliarella in lacrime. È questa la foto scelta dal MANIFESTO per la prima pagina e a sfondare il titolo: «Cambiamo squadra». «Mai così brutti: disoccupazione record al 9,1%, boom dell’evasione fiscale, il governo tace su Pomigliano e fa pagare le tasse a L’Aquila. Perfino ai mondiali usciamo al primo turno. Oggi lo sciopero generale Cgil. La vicesegretaria Camusso: la manovra colpisca i privilegi». Sono le parole del sommario che utilizzano il calcio cme metafora della situazione nazionale, non solo nel senso del calcio. Sempre in prima il commento di Alberto Piccinini dal titolo «Il terrore nelle gambe». «Se il calcio è metafora di un Paese, allora non stiamo messi tanto bene, e questo ci vuole poco a capirle», scrive Piccinini «Quando si parla di psicologia nel linguaggio insieme allusivo e cialtrone dei tecnici di football, si parla dei legami che tengono insieme una squadra attraverso il suo allenatore, e consentono a un gruppo di essere più della somma dei suoi singoli (…) Non è colpa di Berlusconi, stavolta. Ma non si stancherà di ricordare l’esordio della cultura politica che oggi ci domina e iniziò con il gesto più incredibile di tutti: appropriarsi del grido della Nazionale, delle sue presunte virtù salvifiche, requisendo il Forza Italia dai cori da stadio (…)». Proseguendo nell’analisi osserva anche che prima che tattico, l’errore di non portare Balotelli «(…) dopo l’anno d’inferno riservatogli dalle curve di stadio – è stato un errore politico». Due le pagine dedicate all’uscita degli Azzurri dal mondiale che si aprono con il titolo «Li chiamavano campioni». Non manca poi un articolo dedicato alle reazioni in internet: «Dai blog a Facebook, è tutto un insulto». 

“Eliminati gli Azzurri peggiori di sempre” è il titolo della fotonotizia centrale della prima pagina del SOLE 24 ORE, con il commento che parte dalla prima e continua a pagina 13 di Gigi Garanzini: “Squadra sbagliata paralizzata dalla paura”: «Non c’erano fenomeni rimasti in patria,  su questo si può anche concordare con il ct. Al massimo c’era un ragazzo di nemmeno vent’anni che ha il talento e insieme la follia di saper cambiare una partita.  Magari nel male, facendosi buttar fuori  per una sciocchezza appena entrato: ma magari anche nel bene, pescando il sette della porta da qualunque distanza con quella stessa aria indolente con cui non rincorre l’avversario». Il SOLE ovviamente lascia spazio al taglio economico “Tre gol che costano 50 milioni di euro”, scrive Flavio Suardi: «Una disfatta, quella azzurra, che costerà alle casse federali dai 5 ai 21 milioni di dollari solo di premi Fifa e una trentina di milioni di minori introiti tra sponsor e fornitori. (…) Una fuga in massa degli sponsor non è ipotizzabile, ma un ridimensionamento è più che prevedibile.  È probabile che le cifre delle sponsorizzazioni che accompagneranno l’Italia al Mondiale brasiliano del 2014 saranno  più vicine a quelle pre 2006 piuttosto  che a quelle che hanno sostenuto gli azzurri in Sudafrica. Un salasso di una cinquantina  di milioni con i quali la Federazione dovrà  fare i conti».

Cos’è mancato agli azzurri per vincere il mondiale? La Nutella! E’ questa la spiegazione che ITALIA OGGI, in modo ironico, dà alla sconfitta della nazionale. Secondo la ricostruzione del pezzo “Mondiali, 50 chili di Nutella non bastano per addolcire il boccone amaro“, ieri mattina i nostri atleti non hanno potuto fare colazione con la Nutella. Infatti, i 50 chili di Nutella che la Federazione italiana giuoco calcio ha inviato l’altro ieri in Sud Africa, sono arrivati solo poche ore prima della partita contro la Slovenia, quando gli azzurri avevano già fatto colazione. Ma perché la Nutella è arrivata solo l’altro ieri? La colpa è degli euroburocrati. «Se un prodotto supera alcune soglie di contenuto di grassi o di altri elementi a rischio, chi lo produce non può fare a pubblicità al suo prodotto esaltandone le qualità e gli aspetti positivi: nel continente africano non c’è nessuna regola di questo tipo, ma alla Figc se ne sono accorti troppo tardi».

AVVENIRE apre con «L’Italia è fuori». Sulla grande foto al centro della prima pagina si legge: «Disastro azzurro. La nuova Corea si chiama Slovacchia». Editoriale di Alberto Caprotti: «Ci restano un po’ di magari e forse una lezione» è il titolo. Viene analizzata la sconfitta della nazionale: «Il Sudafrica aveva i suoi Bafana bafana. Noi i nostri Padana-Padana», crive Caprotti. «Italiani strana gente. E strano pallone azzurro, che trionfa nel 2006 dopo “Calciopoli” e si squaglia come un gianduiotto al sole tra i fuochi d’artificio verbali di “Calderopoli”». Per Avvenire dalla sconfitta si può imparare: «Non è eresia pensare che l’Inter (senza italiani) (ma Balotelli cos’è? Ndr) probabilmente è molto più forte di qualunque nazionale presente in questa coppa del mondo. Che la Germania multietnica sta andando avanti con mezza formazione di origine turca o africana. La razza pura – ammesso e non concesso che ce ne sia mai stata una – non solo non esiste più. Non vince più. L’azzurro si salva accettando Balotelli, e non solo perché è un insopportabile estroso. Mischiare occorre, per resistere. Senza diventare paladini di poche idee e comunque confuse». Alla sconfitta italiana sono dedicate anche le intere pagine 8 e 9, Si va da «L’autocondanna di Lippi: “Ho fallito, mi dispiace”», alle reazioni dei giocatori: «Buffon: “Il nostro calcio è questo. Nessun escluso poteva fare meglio» e dei tifosi: «Il popolo in piazza: fischi, rabbia e gelo finale».

“Il Mondiale della vergogna: l’Italia torna a casa” è il titolo di apertura dedicato da LA STAMPA alla sconfitta della squadra di Lippi illustrata da una eloquente foto di Fabio Quagliarella in lacrime consolato da capitan Cannavaro.  Sono 8 le pagine all’interno dedicate al fattaccio. Si comincia con il mea culpa di un Lippi frastornato e incredulo che si assume tutte le responsabilità. Il ct che quattro anni fa era un eroe, ora è solo e dice «È tutta colpa mia; abbiamo giocato col terrore». Il fallimento di Lippi è definita “la pagina più nera del nostro calcio” e Roberto Beccantini nell’articolo “Campioni o bidoni” scrive: «Fuori a pedate nel sedere, fuori perché il calcio è un’altra cosa, fuori perché noi italiani non cresceremo mai, tutto o niente… il dileggio e i colpi di tosse dell’universo mondo. Nulla più del calcio incarna la relatività del cosmo. Da Lippi a Lippi, da primi a ultimi: spesso, la realtà supera anche quella fantasia che Marcello ha ignorato». Logori, smarriti e senza spiegazioni i calciatori, con Gattuso che sintetizza per tutti: “Ora ci faranno cavalieri della vergogna”. L’eterno Gianni Rivera, chiamato a rievocare le umiliazioni del ’66 e del ’74, spiega perché si tratta di un “disastro annunciato” e mentre si temono contestazioni domani all’alba per il rientro della squadra, c’è già chi pensa a voltare pagina guardando al nuovo ct Cesare Prandelli e alla “rivoluzione che cambierà l’Italia“ con Balotelli emblema di una squadra multietnica che già  settembre dovrà impegnarsi nelle qualificazioni per gli Europei del 2012. Il flop mondiale ha anche un risvolto politico, con la Lega che ora trova alleati ai suoi sfottò e Calderoli che dichiara: “Azzurri bimbi viziati“. Un godibile reportage di Mattia Feltri racconta come la maratona in Aula non abbia fermato il bar sport e descrive espedienti e trucchi dei deputati per vedere la partita nonostante le votazioni. Tra i commenti extra calcistici, un’intervista a Tronchetti Provera che sostiene: «Dalla sconfitta nessuna ripercussione sull’immagine dell’Italia. Il contraccolpo è per gli italiani in giro per il mondo che avrebbero portato il successo della Nazionale come motivo di orgoglio. Il danno, insomma, è solo psicologico». Alla sconfitta dell’Italia, infine, è dedicato il fondo “Un Paese senza futuro” di Massimo Gramellini che scrive: «È da mesi che in tutti i tinelli d’Italia stiamo scrivendo questo articolo. La vita non è quasi mai un romanzo, ma un concatenarsi di eventi prevedibili. Persino in una scienza inesatta come il calcio… Non portare Balotelli in Sudafrica è servito almeno ai giornali per poter titolare speranzosi nei prossimi giorni: l’Italia riparte da Balotelli. In realtà bisognerebbe investire sugli uomini e sulle strutture. Sembra una delle tante prediche inutili intorno all’economia italiana. I problemi sono gli stessi e si riducono a uno: assenza di visione del futuro. In questa Italia alla deriva, dove nessuno ha tempo e voglia di programmare, si prediligono le soluzioni spicce. La Corea fu uno choc profondo in un Paese ancora parzialmente serio e portò all’autarchia calcistica, con l’esclusione di oriundi e stranieri dal campionato. La Slovacchia è uno choc evaporabile e in un mondo senza più frontiere condurrà semmai alla decisione opposta: far passare per italiano anche chi non lo è. Possibile che Messi e Milito non abbiano nemmeno una nonna di Castel Volturno?».  

E inoltre sui giornali di oggi:
 
SCIOPERO
IL MANIFESTO – È dedicato alla sciopero generale della Cgil l’editoriale in prima pagina di Galapagos «Il dovere di sciopero» dove si legge: «Governo e stampa amica hanno definito quello di oggi uno sciopero “politico” o anche “ideologico”; nel migliore dei casi “inutile”. Certo lo sciopero è politico, con l’obiettivo di modificare la politica economica; ideologico, ma contro l’ideologia dominante che affossa i diritti, piegando anche la Costituzione. In ballo c’è anche Pomigliano: i diritti non sono ideologia, condizionano la vita delle persone: è in gioco la civiltà del lavoro (…) Ma l’accusa più falsa è che sia inutile». E continua «In Italia ci sono due questioni nazionali: l’evasione fiscale (dalla quale deriva anche un problema di equità nella distribuzione dei redditi, visto che c’è chi può evadere e chi no, cioè i lavoratori dipendenti) e il Mezzogiorno (…) L’anima della manovra tremontiana è tutta nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio dei fondi ai comuni e alle regioni (…) e nel rinvio del pensionamento, per la chiusura delle finestre che frutterà altri 6,5 miliardi. Ma che manovra è?».

LAVORO
AVVENIRE – Il titolo di prima, «L’Italia è fuori», è riferito anche ai dati diffusi dal Centro Studi di Confindustria: «Prevede due anni di crescita del Pil (1,2% e 1,6%) Ma ai 528mila disoccupati a causa della crisi se ne aggiungeranno 246mila». Nel catenaccio: «La recessione è finita ma non si ferma l’emorragia nel mondo del lavoro». Per gli industriali dunque l’Italia sarebbe fuori dalla crisi ma «il tasso di persone in cerca di occupazione potrebbe salire fino al 9,4% nel 2011».

CARCERI
LA STAMPA – Reportage dal carcere minorile Beccarla di Milano, dove si utilizzano disciplina, lavoro e fantasia per recuperare i nuovi ribelli. Dal 2006 a oggi il numero di minorenni italiani negli istituti di pena è aumentato del 13%.  

ENERGIE RINNOVABILI
IL SOLE 24 ORE – “Gli aiuti al fotovoltaico ridotti del 18% nel 2011”. Si delineano i contorni del nuovo conto energia. «Il nuovo conto energia per le centrali fotovoltaiche rimane fermo nella sospensione delle sedute della conferenza stato regioni  ma le indicazioni sulla bozza concordata sono ormai definite. L’incentivo italiano all’energia prodotta dai raggi del sole – oggi l’aiuto più appetitoso al mondo,  dopo che Germania  e Spagna hanno ridotto il loro  sussidio all’energia fotovoltaica  – scenderà l’anno prossimo  del 6% ogni quattro mesi, per arrivare alla fine del 2011 a una sforbiciata complessiva del 18% rispetto a oggi. Così ridotto,  il conto energia rimarrà stabile  per il 2012 e il 2013 per cambiare,  come ogni tre anni, nel 2014. (…) Inoltre Saglia si prepara a stralciare l’articolo 45 della manovra,  quello che cancella il ritiro  obbligato dei certificati verdi da parte del Gestore dei servizi energetici».  

TV
ITALIA OGGI – Gli accordi di Marsiglia. È un reality show le cui riprese partiranno  a settembre in Francia e sarà diffusa dal canale France 5.  Dodici giovani diciottenni saranno ospitati per tre settimane in una casa sull’ arcipelago delle Frioul, al largo di Marsiglia. Sei di loro saranno israeliani e gli altri 6 palestinesi. Metà saranno ragazze. Come si legge nel pezzo, “Israele-Palestina in un reality tv”, la trasmissione è stata ideata dal regista francese Mohamed Ulad insieme al filosofo franco israeliano Sophie Nordmann.  Secondo Ulad «Approdare a un accordo di pace non è la cosa più importante: ciò che conta è il percorso che faranno i giovani. Un messaggio, tuttavia, che è anche indirizzato alle autorità politiche dei due paesi in perenne conflitto”. 

SCUOLA
LA STAMPA – Dal prossimo anno scolastico il Comune di Brescia – primo in Italia – avvierà un meccanismo di finanziamento degli istituti statali e paritari: se non renderanno, riceveranno meno fondi. L’esperimento di scuole-azienda piace alla Gemini che si dice pronta a copiare il modello. 

RU486
AVVENIRE – «Pillola Ru486 solo col ricovero» è la notizia a pagina 12. Sono «Pronte le linee guida che verranno firmate dal ministro della Salute Ferruccio Fazio». Parla il sottosegretario Roccella: «Evitare che l’uso della pillola possa ridurre le garanzie e l’attenzione al problema dell’aborto». Nel box «Da sapere» si sostiene a proposito della Ru486 che «I rischi sono ancora ignoti».
 
GRECIA
IL MANIFESTO – L’apertura della pagina internazionale del MANIFESTO è dedicata all’attentato al ministero della sicurezza del cittadino ad Atene che ha ucciso un uomo addetto alla sicurezza. «Atene, attentato al ministero. Caos e tensione nel paese. Martedì un nuovo sciopero generale» titola l’articolo che ricorda come il ministro Chrisochoidis sia «uno dei ministri più odiati dai gruppuscoli anarco-insurrezionalisti che, da circa un anno e mezzo, realizzano di tanto in tanto ad Atene, attentati dinamitardi». Si osserva inoltre che l’attentato si «innesta su una situazione sociale esplosiva».

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