Cultura

Italia: cala il reddito medio familiare

Siamo quasi 4mila euro sotto la media annuale della Ue e il divario si sta ampliando. ''In Italia registriamo il più basso tasso di crescita del reddito" dicono gli esperti del Cnel

di Paolo Manzo

L’Italia, insieme a Finlandia, Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Svezia, si situa sotto la media europea come livello di reddito netto familiare: fra il ’94 e il ’97 la distanza dei livelli di reddito familiari nazionali da quelli medi europei e’ aumentata in Italia. In euro, il reddito medio e’ pari a 8.117, quello europeo sfiora i 12.000 (dati ’97). E’ l’elemento piu’ significativo del Sesto rapporto sulla distribuzione e redistribuzione del reddito in Europa, presentato oggi al Cnel e curato insieme al Ceis dell’Universita’ di Roma Tor Vergata. Nel rapporto si segnala anche che la maggior quota di reddito delle famiglie attribuibile ai trasferimenti dello Stato vede l’Italia al quarto posto con il 37%, dopo Svezia (39%), Finlandia (38,7%), Belgio (37,9%); ma nel nostro Paese, a differenza degli altri dove vige una differente strutturazione del Welfare, i trasferimenti dello Stato sono sostanzialmente pensioni e sussidi. I Paesi nei quali le politiche redistributive sono piu’ efficaci risultano essere Finlandia, Danimarca e Svezia, mentre quelle meno efficaci si registrano in Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Nel nostro Paese inoltre si registrano anche le maggiori differenze territoriali nei livelli di reddito: nel 2000, rispetto al livello medio di reddito, si registra al nord un valore superiore di circa il 17%, mentre al sud un valore inferiore del 26%. ”In Italia registriamo il piu’ basso tasso di crescita del reddito -commenta uno dei curatori del rapporto, il preside della facolta’ di economia di Tor Vergata e presidente del Ceis, Luigi Paganetto-, e questo in presenza di una produttivita’ aumentata, di un costo del lavoro sostanzialmente in linea a quello medio europeo. Servono politiche attive del lavoro, come ad esempio hanno fatto in Olanda, dove oltre a incedere sul mercato del lavoro sono riusciti a modificare il sistema del Welfare. In Italia siamo indietro -conclude Paganetto- sulle modifiche alle provvidenze e agli incentivi per le famiglie. Non serve solo una riduzione dell’Irpef, ma una maggiore inclusione nel mercato del lavoro.

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