Formazione
Italia-Africa. Pezzotta: “La democrazia non s’impone”
Il segretario della Csil denuncia i ritardi dell'Europa negli aiuti all'Africa e propone la nascita di una rete, "la logica è del fare, non dell'esibire"
“La democrazia non si può esportare: ogni Paese deve darsi la sua via alla democrazia?: scandisce le parole, il segretario della Cisl Savino Pezzotta, nel suo intervento al convegno di apertura ?Africa-Europa, un destino comune? che si è tenuto questa mattina a Rom, in Campidoglio. ?Come si può imporre il modello americano all?Iraq??- ha ribadito poi dialogando con i giornalisti (mentre sulla vicenda degli ostaggi italiani, si è limitato a dire: ?Si deve fare qualsiasi sforzo per salvare le vite umane?), concetto già espresso nel corso dell?intervento di fine mattinata e applauditissimo.
?I sindacalisti africani ? aveva esordito ? cominciano i loro interventi con un ?cari fratelli e sorelle? che a noi, abituati come siamo a chiamarci ?cari amici? o ?cari compagni?, magari può imbarazzare a che la dice lunga sul valore della fratellanza e il senso dell?impegno presente in quel continente?. ?Ai drammi dell?Africa ? ha proseguito Pezzotta ? troppo spesso l?opinione pubblica reagisce con timore o rassegnazione ma l?importanza di un?iniziativa come Italia-Africa sta tutta nel richiamarci alla consapevolezza di far parte di uno stesso spazio e di uno stesso destino, tra africani ed europei. Non abbiamo chiesto ancora scusa abbastanza all?Africa per i guasti procurati dal colonialismo, ma almeno allora avevamo la consapevolezza di una vicinanza, che oggi abbiamo perso. Oggi l?Europa ha abbandonato l?Africa al suo destino. Al G8 di Genova i governi avevano preso impegni precisi, come aumentare l?aiuto pubblico allo sviluppo, che invece è calato allo 0,16% del Pil. Aspettiamo la prossima Finanziaria, ma dubito che vedremo miglioramenti?. ?Certo ? ha proseguito Pezzotta ? l?abbandono dell?Africa da parte dell?Europa coincide con la fine della guerra fredda, e forse risale anche a prima, agli anni ?70, quando entra in crisi il concetto stesso di sviluppo: l?ideologia del neoliberismo, perché di quello si tratta, di un?ideologia, ha deciso dagli anni ?80 in poi che bisognava smetterla con la politica degli aiuti, che bisognava privilegiare solo il commercio coi Pvs e che gli africani e gli altri Paesi poveri dovevano svilupparsi da soli, in un processo autarchico. Ma se una politica statale non aiuta a costruire infrastrutture (ponti, strade, ospedali, ecc.) a cosa serve? ? si chiede Pezzotta ? rivendicando il ruolo dell?intervento pubblico in economia, in Africa come in Europa, e denunciando i guasti e le contraddizioni del neoliberismo ?che c?impedisce di chiamarci fratelli e sorelle?. ?Dire che l?Africa può fare da sé ? denuncia Pezzotta ? vuol dire imporre la linea del disimpegno perché, in questa logica, l?Africa costa troppo e tende troppo poco. Ma che vuol dire ?interventi redditizi?? Forse aiutare le nostre esportazioni con i sussidi e impedire ai prodotti africani di essere venduti attraverso la pratica del dumping?, denuncia il segretario della Cisl. ?Oggi per l?Unione una mucca europea vale di più di un bambino africano!?, continua e attacca: ?Bisogna allora avere il coraggio di ammettere le proprie contraddizioni e non predicare il liberismo agli altri quando si applica il protezionismo sulle nostre merci!?. Poi ritorna sul concetto di Stato, ?spesso l?unico datoe di lavoro in Africa e l?unico in grado, pur se tra mille difficoltà e contraddizioni, di fornire servizi in un quadro minimo di convivenza civile?. ?D?altra parte ? dice Pezzotta ? l?idea di un mercato non competitivo è nato molto prima della formazione degli Stati moderni, in Africa, e rappresenta una fonte di energia vitale per il progresso di quelle popolazioni. Lasciare tutto alla competizione vuol dire contribuire ad aumentare squilibri, fame, guerre e malattie?. Ma nonostante il disimpegno dei paesi ricchi, l?Africa continua a sfidare la nostra visione culturale, politica, sociale e anche economica del mondo: è un continente vitale e ricco ? conclude Pezzotta ? come dimostra l?impegno e la generosità dei tanti africani che, pur afflitti da mille problemi, si sono impegni sul tema della democratizzazione delle loro società, consapevoli che anche democrazia vuol dire sacrificio e sofferenza, ma che è un principio che non si può imporre e ognuno deve conquistare?. L?Africa, dunque, per Pezzotta è il vero banco di prova della nostra civiltà e identità europea, ma soprattutto ? ricorda ? ?non è lontana, ci si arriva in barca, come fanno tanti immigrati disperati, è il nostro confine, il Sud del nostro mondo. Con l?Africa vogliamo convivere e possiamo imparare?. Infine, nel ringraziare il sindaco di Roma per l?impegno messo a disposizione per la riuscita di questa iniziativa, Pezzotta da un lato ha voluto liquidare le polemiche di una parte di mondo italiano che si occupa di Africa dicendo che ?fare è molto meglio di giudicare? e che ?un?iniziativa del genere ha il grande merito di togliere il velo del silenzio sulle sorti di quel continente. Ecco perché ? ha concluso ? ora bisogna non fermarsi alla pur straordinaria giornata di mobilitazione di sabato (il 17 aprile, giorno conclusivo di Italia-Africa, con corteo e concerto in piazza del Popolo) ma costruire una rete per non disperdere quello che in questi giorni è nato intorno all?Africa in Italia?. Una sfida che Pezzotta e non solo lui, nel comitato Italia-Africa, intendono subito raccogliere, ?nel rispetto delle pluralità e delle diversità?. Perché queste giornate ?sono un fare, non certo un esibire?.
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