Sempre più longevi, un po? più fecondi (ma non abbastanza), sempre più multietnici. È l?Italia del futuro, da qui al 2050, così come la vede l?Istat, nelle sue Previsioni demografiche. La vita media degli uomini cresce da 77,4 anni nel 2005 a 83,6 nel 2050; quella delle donne da 83,3 anni a 88,8. Una specie di record a livello europeo, merito, sottolinea l?Istat «della crescente adozione di stili di vita salutare e nei progressi medico-scientifici con terapie sempre più efficaci». Italia anziana, dunque. Inevitabilmente. Nonostante l?aumento della fecondità, che tuttavia non si schioderà dal ?figlio unico + decimale? di oggi: da 1,3 figli per donna nel 2005 si passerà a 1,6 figli per donna nel 2050. E nonostante il costante apporto di energie giovani, in arrivo grazie ai flussi migratori. La stima dell?Istat (forse eccessivamente prudenziale) è quella di 150mila persone all?anno in arrivo dall?estero. Cifra che non salverà dal declino demografico l?Italia, che dal 2014 comincerà a perdere popolazione: da 59,2 milioni fino a 55,8 milioni nel 2050, a un ritmo del -2,2 per mille l?anno.
Risultato: si modificherà profondamente la struttura per età del Belpaese: entro il 2030 la quota di giovani fino ai 14 anni passa dal 14,2% del totale al 12,2%, recuperando leggermente nel 2050 (12,7%) grazie all?aumento della fecondità di cui dicevamo sopra.
Ad ampliarsi sempre più è la fetta di popolazione sopra i 65 anni: 19,7% nel 2005, 27% nel 2030, 33,6% nel 2050. E gli over 85? Passeranno dal 2% di oggi al 7,8% del 2050. Oggi ci sono 138 anziani ogni 100 giovani, nel 2050 saranno 264 ogni 100.
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