Giornata internazionale contro la tratta di essere umani

Italia: 2.422 vittime di tratta nel 2022, ma il dato è sottostimato

Il numero delle vittime di tratta in Italia, calato durante la pandemia, è poi ricominciato a salire. «L’Italia rimane uno dei principali luoghi di destinazione finale delle vittime della tratta di esseri umani, nonché una tappa di transito per altre mete europee. Proprio per l’estrema mutabilità della situazione, è necessario monitorare il fenomeno, fare rete ed essere presenti alle frontiere», commenta Dina Taddia, consigliera delegata dell’organizzazione umanitaria WeWorld

di Redazione

«Sono arrivata a Ventimiglia dalla Libia, dopo essere partita due anni fa dal Tigrai, una regione contesa tra Etiopia ed Eritrea dove la sicurezza è ancora estremamente precaria. Sono orfana da quando ero bambina, e per questo sono stata fin da giovanissima costretta dai miei zii a sposare un uomo più grande e a subire mutilazioni genitali». Questa è la testimonianza di Dana, una ragazza etiope di 23 anni, incinta al sesto mese, arrivata nel centro di Ventimiglia gestito dall’organizzazione WeWorld che supporta ogni giorno uomini, donne, bambini e bambine migranti, evidenzia bene chi sono le potenziali vittime del traffico di esseri umani.

In occasione della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, che si celebra oggi 30 luglio, WeWorld denuncia i rischi e le terribili conseguenze della tratta un fenomeno di cui si parla poco ma che ha numeri in crescita, in Italia e nel mondo, e vede come principali vittime proprio i più deboli, come donne e bambini.

Dal 2016 WeWorld è presente a Ventimiglia, sul confine italo-francese, uno dei punti di snodo più importanti d’Europa all’interno della Rotta Balcanica. Per diverso tempo, la sospensione unilaterale da parte del governo francese del Trattato di Schengen nel 2015 ha causato il respingimento alla frontiera di migliaia di persone, tra cui donne e minori stranieri non accompagnati, costretti a stazionare a Ventimiglia, rischiando così di cadere vittime di reti criminali che organizzano attraversamenti irregolari e delle frontiere e tratta di esseri umani a fini di sfruttamento.

Solo presso lo spazio di WeWorld a Ventimiglia sono quasi 4mila le persone accolte da Novembre 2020 a Luglio 2024, di cui 1.745 donne 674 uomini 1.558 minori accompagnati. Solo prendendo in considerazione gli arrivi da gennaio a metà luglio 2024, 396 donne (di cui 14 incinte), soprattutto da Eritrea, Etiopia, Costa d’Avorio, Nigeria e Tunisia. In aumento, soprattutto a luglio, gli arrivi dalla rotta libica, di giovani uomini e donne minorenni. Donne e ragazze migranti viaggiano spesso da sole, rischiando più facilmente di essere vittime di tratta, soprattutto per servitù domestica. La maggior parte delle possibili vittime di tratta in Italia è donna (circa l’80%), ma la percentuale di uomini e persone trans è aumentata nel corso degli anni.

A livello globale, sono centinaia di migliaia le persone vittime di tratta ogni anno: questa moderna forma di schiavitù, a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo, colpisce spesso persone in condizioni di fragilità come i migranti, più facili da adescare e mantenere sotto controllo dei trafficanti con false promesse di un futuro migliore. Spesso le vittime vivono in situazioni di povertà e provengono da ambienti socioeconomici marginalizzati, da Paesi a basso reddito o da zone di conflitto. 

Il numero delle vittime di tratta in Italia, calato durante la pandemia, è poi ricominciato a salire raggiungendo le 2.422 persone nel 2022. Questi dati, tuttavia, rileva WeWorld, risulterebbero sottostimati perché una parte del fenomeno rimane sommersa. La scarsità di canali legali per entrare in Italia, unita alla paura di essere detenute nei Centri di Permanenza e Rimpatrio e, successivamente, espulse dall’Italia, può spingere le persone vittime di tratta – il più delle volte senza un regolare permesso di soggiorno – a non denunciare gli abusi subiti.

Per questo motivo, in occasione della Giornata Mondiale contro la Tratta di esseri umani, WeWorld esorta le autorità politiche italiane ed europee a un’attenzione e un impegno maggiore verso questo fenomeno che rende schiavi e schiave migliaia di donne, bambini e bambine, anche nel nostro Paese: «L’Italia rimane uno dei principali luoghi di destinazione finale delle vittime della tratta di esseri umani, nonché una tappa di transito per altre mete europee. Proprio per l’estrema mutabilità della situazione, è necessario monitorare il fenomeno, fare rete ed essere presenti alle frontiere», commenta Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld. «Per sradicare la tratta di esseri umani, bisogna contrapporre alle false promesse dei trafficanti l’impegno concreto per proteggere i diritti delle potenziali vittime, e toglierle così dalla spirale del trafficking: il diritto alla vita, a un lavoro dignitoso, alla salute, la libertà da lavori forzati, torture e trattamenti crudeli, inumani o degradanti»

Credit foto Pixabay

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