Economia
Pnrr, a rischio la qualità degli investimenti sociali
Associazioni poco coinvolte, meno risorse al Sud e pubbliche amministrazioni con competenze non sempre adeguate: è quanto emerge da "Il Pnrr, le politiche sociali e il Terzo settore”, rapporto del Forum nazionale Terzo Settore e Openpolis
di Alessio Nisi
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Pnrr e Terzo settore, un rapporto complesso, non facile certo. Nato sulla spinta solidale dell’Europa nel cuore della pandemia, considerato un’occasione unica per lo sviluppo del nostro Paese, il Pnrr sembra aver perso la tensione per cui è stato messo in campo. Incastrato nei mille rivoli della burocrazia e dei tecnocrati, ma soprattutto depotenziato a livello territoriale da una pubblica amministrazione, quella del nostro paese, disallineata e priva delle competenze necessarie, il Next Generation Ue (questo il suo nome tecnico) ha bisogno di tornare a quella tensione iniziale. Per farlo non può che passare per il terzo settore, vero anello tra pubbliche amministrazioni e territori e sentinella di frontiera delle reali necessità di cittadini e cittadine. È stata un po’ questo l’architrave della discussione che ha fatto da sfondo (e puntello) alla presentazione di Il Pnrr, le politiche sociali e il Terzo settore, rapporto (dati al 2022) realizzato dal Forum nazionale Terzo Settore e Openpolis. Dal report emerge una dolente constatazione: nonostante siano evocati nel testo del piano, gli enti del Terzo settore non sono stati effettivamente coinvolti nella sua concreta attuazione.
Obiettivo dell’analisi. Lo studio vuole porsi come strumento di informazione generale, scattare una fotografia e aprire una finestra di approfondimento sulle misure a maggiore impatto sociale del Pnrr, quelle che riguardano la cosiddetta Missione 5, componente 2, e in particolare anziani vulnerabili, disabili e senza fissa dimora. Fra i temi del rapporto dunque poi la verifica dell’effettivo coinvolgimento degli enti del Terzo settore. «Un coinvolgimento – spiega il Forum – a oggi eventuale e indiretto, con l’auspicio che diventi reale ed efficace». La parola chiave? Coprogrettazione.
Il Terzo settore può dare una mano perché il Pnrr diventi un’opportunità per i paese: perché conosce i bisogni e le opportunità delle nostre comunità e può mettere a disposizione di un grande progetto queste risorse di conoscenza e competenza che ha nel territorio
Maurizio Mumolo, direttore Forum Nazionale Terzo Settore
Coinvolgere Terzo settore è fondamentale
«Più che sulla quantità delle risorse e sulla velocità di spesa, c’è necessità di portare l’attenzione sulla qualità degli investimenti del Pnrr, ricordando che l’obiettivo è quello di tutelare il futuro delle prossime generazioni» dice Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. «Il coinvolgimento dei soggetti territoriali, tra cui il Terzo settore, è fondamentale per generare impatti positivi sulle comunità e riuscire a garantire i diritti, soprattutto dei più fragili. L’amministrazione condivisa, però, rimane in un angolo e alle realtà sociali è riservato un ruolo di mero e potenziale esecutore di progetti: servirebbero invece alleanze sui territori con i vari attori coinvolti sui temi di welfare. Temiamo non si stia comprendendo l’entità della sfida che il Paese ha davanti: investire bene e a lungo termine nel welfare vuol dire migliorare le condizioni di vita delle persone e ridurre le disuguaglianze ma anche costruire economia, sociale e sostenibile».
58 misure di interesse per 40 miliardi di investimenti
Su un totale di oltre 250 obiettivi, sono 58 le misure di interesse per gli enti del Terzo settore. Parliamo di investimenti previsti per oltre 40 miliardi di euro. Tra gli ambiti tematici più finanziati tra i 15 individuati, quelli della rigenerazione urbana (9,3 miliardi di euro), dell’istruzione e povertà educativa (6,3 miliardi di euro, dei quali oltre 4,6 sono destinati al “Piano asili nido e scuole dell’infanzia” per aumentare l’offerta educativa nella fascia 0-6), della salute (6 miliardi di euro, la maggior parte dei quali destinati alle misure “Casa come primo luogo di cura”) e delle politiche del lavoro (4,4 miliardi di euro).
Oltre 25mila progetti selezionati
Delle 58 tra misure di interesse per il Terzo settore, sono 27 quelle che, al primo marzo 2023, hanno già visto l’assegnazione dei fondi previsti o quanto meno di una loro parte. I progetti selezionati su tutto il territorio nazionale sono oltre 25 mila. Se si considera il valore totale dei progetti finanziati per ogni misura, si può osservare che quella per cui sono già stati assegnati i finanziamenti più consistenti riguarda i progetti di rigenerazione urbana (4,5 miliardi circa). Seguono gli interventi per asili nido e scuole dell’infanzia (3,6 miliardi circa) e i piani urbani integrati (i cosiddetti pui, altri interventi legati al tema della rigenerazione urbana che hanno un valore totale di 2,7 miliardi per 613 interventi).
Persone fragili
Sono circa 1,45, invece, i miliardi che il Pnrr destina attraverso tre misure alla categoria di persone fragili (in particolare anziani non autosufficienti, persone con disabilità e senza fissa dimora), mentre sono 1,32 miliardi quelli assegnati ai territori per la realizzazione di progetti. «Difficile individuare un’unica causa per la mancata attribuzione dei circa 133 milioni rimanenti – spiega il Forum – ma sicuramente a incidere molto è la difficoltà dei territori nel presentare un numero di progetti sufficienti. Ancor più difficile, se non impossibile, è sapere quante delle risorse assegnate sono state poi erogate ai territori e, dunque, iniziare a monitorare l’impatto del Pnrr nelle comunità».
Anziani non autosufficienti. In particolare, per azioni che riguardano persone vulnerabili e anziani non auto-sufficienti, sono stati stanziati in totale circa 500 milioni, quasi interamente assegnati. L’investimento iniziale si suddivide in più sotto-misure che vanno dal rafforzamento dell’assistenza domiciliare integrata e dei servizi sociali a domicilio per prevenire il ricovero in ospedale alla riconversione delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi. La riforma della non autosufficienza, che non era stata inserita inzialmente nel Pnrr, è invece a zero risorse, né potrebbe averle perché il Pnrr non finanzia aumenti di spesa corrente (lo stesso vale ad esempio per la riforma della disabilità). Domenico Pantaleo, presidente di Auser, ricorda tuttavia come il cammino del Pnrr sia legato alle riforme. «La legge di riforma sulla non autosufficienza, molto legata al Pnrr – spiega – è monca, manca un presupposto: le risorse». La prevista la riforma delle Rsa si sta rivelando complessa: «Avere una visione generale di cosa si fa è importante ed è importante per come le decliniamo sui territori. Nelle Pa locali non c’è solo il tema del miglioramento delle competenze tecniche, ma c’è un tema di diversità di approccio. Il tema è culturale: la Pa deve rispondere agli interessi generali del paese, non deve muoversi come un corpo a sè».
Il Pnrr è uno strumento fondamentale se ne sappiamo cogliere gli aspetti costruttivi. Nel nostro Paese manca però una macchina amministrativa in grado di portare nei territori quello che viene deliberato. Il Terzo settore è dunque fondamentale perché sappiamo di cosa i nostri cittadine e cittadine hanno bisogno
Vincenzo Falabella, presidente di Fish
Persone con disabilità. Anche per quanto riguarda la misura destinata alle persone con disabilità, gli investimenti del Pnrr ammontano a 500 milioni e puntano, in particolare, all’abbattimento delle barriere architettoniche e a favorire l’inclusione lavorativa. Solo 409,7 milioni, però, sono effettivamente assegnati ai territori per questo scopo. Alle Regioni del Sud più Abruzzo e Molise va il 33.6% delle risorse.
Senza fissa dimora. Per le persone senza fissa dimora sono stati stanziati 450 milioni, con l’obiettivo prioritario di aiutare queste persone (si stima siano oltre 96mila) a trovare una soluzione temporanea attraverso, ad esempio, appartamenti per piccoli gruppi. Di queste risorse risultano non ancora assegnati circa 50 milioni. Alle regioni del Sud Italia più Abruzzo e Molise va il 29,1% delle risorse.
Il Pnrr aveva suscitato tante aspettative, l’impressione è che la tensione su cui è nato sia scemata in luogo di una gestione tecnocratica. Per rilanciarlo ci vuole un grande moto di partecipazione dal basso
Domenico Pantaleo, presidente Auser
Sud, obiettivo 40% disatteso
Dal monitoraggio emerge che in otto regioni sono stati finanziati meno progetti del previsto: in totale 89 in meno rispetto agli iniziali 2.125, nonostante diverse riaperture dei termini dei bandi e scorrimenti di graduatorie per facilitare il raggiungimento degli obiettivi. Rimane disatteso anche l’obiettivo del Pnrr di destinare il 40% delle risorse al Mezzogiorno: alle Regioni del Sud Italia, più Abruzzo e Molise, va infatti il 33.6% dei fondi. A livello regionale, il territorio a cui sono stati assegnati più fondi per le misure che riguardano le persone fragili è la Lombardia (circa 200 milioni di euro). Seguono Lazio (152,5 milioni), Campania (123,5 milioni) ed Emilia-Romagna (circa 107 milioni). Sempre la Lombardia, però, è anche la Regione che più si distanzia dal target degli obiettivi, vedendosi approvati 312 progetti a fronte dei 392 previsti.
La foto in apertura è di Pixabay, le immagini nel testo e il video sono del Forum Terzo Settore
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