Famiglia
Adozione aperta? Sì, ma oggi sarebbe un meteorite sulle adozioni
In vista della decisione della Corte Costituzionale attesa per il 5 luglio, prosegue su VITA il dibattito attorno alla possibilità di prevedere nelle adozioni la continuità di rapporti con la famiglia di origine. Monya Ferritti porta il punto di vista delle famiglie accoglienti: «Il cambiamento della famiglia lascia aperta la porta a rapporti affettivi anche nell’adozione, valutando caso per caso nell’interesse del bambino. Le famiglie però sono impreparate, confuse e lasciate sole. Una decisione di questo tipo sarebbe oggi un meteorite sull'adozione, un cambiamento così importante deve essere preceduto da un dibattito ampio nel Paese»
Il sistema dell’adozione nel nostro Paese è stato progressivamente ma inesorabilmente investito da un processo trasformativo che sta riguardando non tanto le modifiche normative quanto i paradigmi interpretativi giurisprudenziali da parte dei Tribunali per i minorenni, che si allineano sempre di più ai contributi della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella rappresentazione della bussola che orienta il nostro sistema di protezione dei minori. A questo scenario appena descritto si aggiunge ora un ulteriore elemento di complicazione, rappresentato dalla decisione che la Corte Costituzionale pronuncerà il prossimo 5 luglio sull’adozione legittimante (cfr articolo 27 della Legge 184/83) nella parte in cui esplicita la «cessazione dei rapporti tra l'adottato e la famiglia d'origine, estesa ai parenti entro il quarto grado, salvi i divieti matrimoniali». In sostanza la Corte Costituzionale è chiamata dalla Corte di Cassazione (ordinanza interlocutoria 230/2023 del 5 gennaio 2023) a esprimersi sulla valutazione del preminente interesse del minore a non recidere i rapporti con i familiari e se dunque – nei casi in cui i rapporti affettivi con la famiglia genetica siano interrotti, come nel caso dell’adozione legittimante – ciò non si configuri come una lesione dei diritti della personalità del minore e se questo non sviluppi una disparità di trattamento con altri modelli di genitorialità adottiva per i quali non è normativamente prevista la recisione dei legami con il nucleo familiare di origine, come ad esempio le adozioni ex articolo 44 della legge 184/1983.
Si tratta di una decisione che mette in discussione il sistema delle adozioni così come lo conosciamo. Al Coordinamento CARE, raggruppamento di oltre 40 associazioni familiari adottive e affidatarie, in particolare preme far emergere la necessità di un approccio laico al tema “origini”. Le famiglie accoglienti, infatti, conoscono e riconoscono i pericoli delle ideologie quando diventano prevalenti e su questo terreno il rischio di analizzare nuove situazioni con vecchi schemi è elevato. La legge 184 ha quarant’anni e in questo periodo sono state numerose e complesse le trasformazioni sociali nel nostro Paese che hanno riguardato gli assetti familiari.
La legge 184/83, e così l’articolo 27, riflettono un sistema sociale ormai datato, che si è progressivamente trasformato, per cui oggi non si può più parlare di famiglia ma si deve parlare di famiglie. La famiglia adottiva che i legislatori della legge 184/83 avevano in mente nei primi anni ’80 è stata costruita sull’impronta delle famiglie non adottive del tempo, che erano prevalentemente mononucleari: per cui anche il bambino o il ragazzo che sarebbe stato adottato con un’adozione legittimante avrebbe dovuto trovare una famiglia esclusiva in cui crescere serenamente. La coesistenza, oggi, di nuove famiglie e più configurazioni familiari (le famiglie monoparentali, le famiglie ricostituite, le famiglie plurietniche, le famiglie omoaffettive, le famiglie estese, le famiglie transnazionali, le famiglie con figli avuti da tecniche di PMA e donatore aperto, ecc.) lascia aperta la porta delle famiglie prevalenti e dei rapporti affettivi estesi anche nell’adozione, valutando caso per caso nell’interesse del bambino e del ragazzo. Un contributo in questo senso lo porta anche l’esperienza delle famiglie adottive con adozione internazionale, in cui non sono rari (e molto spesso non preventivamente valutati) i rapporti informali con familiari nei paesi di origine.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rapida diffusione di situazioni che contemplano, a fronte di una adozione legittimante, i contatti dei bambini e dei ragazzi che sono adottati con uno o più componenti della loro famiglia di origine. Tuttavia, se la Corte Costituzionale decidesse per l’incostituzionalità dell’articolo 27 – annullando le sfumature di opportunità per i bambini e i ragazzi di cessare i rapporti con i componenti della famiglia di origine – vedremmo le conseguenze di tale decisione abbattersi su un sistema in evoluzione con la forza di un meteorite. Infatti un cambiamento di questa portata, che mette in discussione un tassello fondamentale dell’adozione come la conosciamo oggi, non può avvenire senza il preventivo e necessario dibattito pubblico, sociale e parlamentare che dovrebbe affrontare la revisione più complessiva e organica della legge.
Al di là di quanto sarà deciso il 5 luglio dalla Corte Costituzionale, osserviamo tuttavia che nel sistema delle adozioni sta già avvenendo drammaticamente un cambiamento copernicano che riguarda sia la precarietà dei confini, un tempo netti, tra adozione e affido, sia la trasformazione dei percorsi per la realizzazione delle adozioni nazionali, divenuti ormai imprevedibili, in cui il rischio giuridico è diventato solo una delle tante variabili che compongono l’iter. Per venire incontro alle necessità di chiarezza richiesta dalle famiglie accoglienti, nel dicembre 2022 il Coordinamento CARE ha organizzato un Convegno online (Territori di confine fra Affido e Adozione, la registrazione può essere rivista al link sopra) circa le modifiche in corso a pratiche consolidate. Infatti, la poca chiarezza generale del sistema e la scarsa preparazione delle coppie ai recenti orientamenti delle camere di consiglio dei Tribunali per i minorenni in merito agli abbinamenti (collocamenti, affidamenti eterofamiliari, affidi a lungo termine, adozione aperta, ecc.), lasciano le famiglie accoglienti in un territorio di preoccupazione, smarrimento e solitudine, in cui l’eventuale modifica dell’articolo 27 della 184/83 si aggiungerebbe solo per complicare un quadro già profondamente incerto.
*Monya Ferritti è presidente del Coordinamento CARE. Foto di Guillaume de Germain su Unsplash
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