Formazione

Quattro giorni di sospensione e poi?

Nell'anno scolastico che si è appena chiuso molte scuole hanno messo a tema la difficoltà di trovare strumenti alternativi alla sospensione, da mettere in campo dinanzi ai comportamenti scorretti dei ragazzi. A Pavia per esempio è nata una rete di scuole che propone ai ragazzi sospesi un percorso con la Casa del Giovane, con gli operatori che poi rientrano anche in classe insieme allo studente, per una assunzione di responsabilità davanti a tutta la classe e una condivisione. Qui la testimonianza di un diciannovenne sospeso che vi ha partecipato

di Fydia Blood

Mi trovo al centro d’ascolto a causa di una sospensione scolastica causata da un atto di goliardia durante un viaggio di istruzione a Winchester, in Inghilterra. La domenica non avevamo lezioni e prima di partire con il pullman per andare a visitare Londra io ed un altro ragazzo ci siamo allontanati dal gruppo con una scusa per andare a fumare una canna. Ovviamente una volta saliti sul pullman per recarci a Londra i professori che ci accompagnavano hanno immediatamente sentito e riconosciuto l’odore che avevamo addosso e dopo averci rimproverato ci hanno avvisato che avrebbero dovuto avvertire scuola e genitori e prendere provvedimenti. Così, oltre a quattro giorni di sospensione con obbligo di frequenza e all’impossibilità di partecipare alla gita di classe, mi sono ritrovato al Centro d’Ascolto della Casa del Giovane di Pavia, per fare un percorso di consapevolezza di me stesso, dei miei disagi e dei problemi che la tossicodipendenza comporta.

Questa esperienza mi ha fatto conoscere un posto sicuro in cui potermi esprimere e dire quello che penso senza avere l’ansia delle ripercussioni che questi pensieri potevano avere su di me. Ho avuto modo di riflettere su quali sono le mie paure e i miei disagi, individuandone le cause e cercando un modo per risolvere le situazioni, dalla più micro alla più macro, in un clima sereno in cui non mi trovavo in un posto per fare un piacere a qualcuno o per dover lavorare per gli altri, ma invece dove potevo e posso lavorare su me stesso con l’aiuto di educatori che non impongono la loro superiorità di ruolo, ma che anzi ti vengono incontro e che vogliono la tua opinione come se questo ordine gerarchico non esistesse affatto.

Insieme abbiamo parlato di come mi sento perso nei vari contesti, sempre alla ricerca di un gruppo cui appartenere, senza mai di fatto riuscirci, e di conseguenza dei metodi che utilizzo per estraniarmi dai contesti nella speranza di trovare un istante di pace nella frenesia del mondo. Abbiamo infine stabilito che l’unico strumento di catarsi e di canalizzazione delle mie frustrazioni ed ansie sta nel creare musica, in quanto è l’unico momento in cui mi sento davvero a mio agio e in cui sento di non dover rispondere a nessuno, ma anzi di volermi mettere in gioco in prima persona nel voler comunicare ed esternare i miei pensieri mettendoli in musica.

A questo proposito abbiamo parlato di Marracash, rapper ormai diventato istituzione nella scena non solo rap ma in generale della musica italiana, cresciuto in un contesto di devianza quasi naturale e consigliato (si pensava che era infatti meglio iniziare a fare il mafioso, che la persona per bene) come quello della Sicilia che negli anni 80/90 era in mano alla mafia che rappresentava quasi un’aspirazione per i ragazzi del posto, che non avevano speranze nella società standard che progrediva sempre di più e che ancora oggi nel tutelare quante più persone e minoranze possibili non è ancora in grado di tutelare le persone povere, perché tutto è inclusivo tranne i posti esclusivi, e tutti possiamo essere tutto meno che scomodi. Marracash ha passato una vita nel disagio psicologico, sociale e giudiziario, per il solo bisogno di cambiare un iter sempre fisso in cui le persone vengono sempre più svalutate e rese uguali, in quanto, qualsiasi sia la tua occupazione o titolo di studi, a nessuno interessa che contributo puoi dare al mondo, ma solo che squadra tifi.

Vedo Marra come un’ispirazione, non tanto a livello di musica o di liricismo, che comunque ha un grande impatto su di me, quanto più a livello di mentalità. Penso che le difficoltà ci sono e ci saranno sempre, in forma più o meno grande, ma Marra mi insegna che l’unico modo tramite cui puoi davvero essere pronto a reagire in qualsiasi situazione è avendo spirito critico e di ragionamento, che sono frutto dell’insieme delle esperienze e dei punti di vista che ognuno di noi assorbe nel corso della propria vita e che lo rendono in qualche modo unico.

Testimonianza raccolta dalla Comunità Casa del Giovane di Pavia. Foto di Ali fekri su Unsplash

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