Non profit

Rifugiati, 167 aziende che credono nell’integrazione

L’Unhcr Italia con il progetto "Welcome. Working for refugee integration" favorisce l’integrazione di rifugiati e rifugiate nel mercato del lavoro, promuovendo il più ampio coinvolgimento del settore privato in collaborazione con le istituzioni e con le organizzazioni della società civile, rivolgendosi quindi a tutti gli attori del mondo del lavoro. Dal 2017 a oggi il logo Welcome è stato assegnato a 522 aziende, le quali hanno favorito più di 22.000 percorsi di inclusione lavorativa dimostrando come la contaminazione positiva tra culture alle aziende prospettive nuove.

di Rossana Certini

Quasi 9.300 rifugiati hanno trovato lavoro nel 2022 nelle 167 aziende – di cui 51 sono cooperative, onlus, fondazioni, associazioni di categoria, sindacati, servizi per il lavoro ed enti locali – che, a vario titolo, si sono impegnate per favorire l’inclusione nel mercato del lavoro dei richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale, e per questo, lunedì 26 giugno, sono state premiate con il logo Welcome dell’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati.

Nato come un premio da assegnare alle imprese che assumono rifugiati, Welcome rappresenta oggi un modello vincente che mette insieme una pluralità di attori: dalle imprese, alle associazioni della società civile, dalle associazioni di categoria agli Enti pubblici. Il modello si basa sull’incontro tra le esigenze di recruiting delle imprese e le capacità di individuazione dei profili, di orientamento e di accompagnamento al lavoro delle organizzazioni della società civile.

I numeri raccontano la sua crescita costante e il suo impatto positivo. Infatti, dallo scorso anno a oggi sale da 107 a 167 il totale delle imprese premiate e si allarga la loro presenza sul territorio italiano (17 regioni nel 2022 verso le 13 del 2021), mentre aumenta il numero delle grandi aziende coinvolte (58 quest’anno contro le 35 della scorsa edizione). Passando agli occupati, oltre a una crescita in valore assoluto (da 6.900 nel 2021 a 9.300 quest’anno), va rilevato un incremento significativo della percentuale di donne inserite, che salgono dal 10% al 18%. Per quanto riguarda la tipologia di inquadramento professionale, il 93% delle persone assunte ha ottenuto un contratto a tempo determinato, mentre crescono dal 3% al 5% quelli a tempo indeterminato. Dal punto di vista anagrafico, il 76% delle persone ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Nigeria e Pakistan si confermano i Paesi di provenienza prevalenti, mentre sono circa 400 i rifugiati ucraini inseriti.

Dal 2017 a oggi, grazie al programma Welcome. Working for Refugee Integration, l’Uhcr ha attivato 22 mila percorsi professionali per rifugiati in oltre 520 aziende attive in Italia.

«Alla base del successo di Welcome», spiega Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia,la Santa Sede e San Marino, «ci sono alcuni fatti concreti. Innanzitutto, le imprese italiane hanno costante bisogno di forza lavoro e tantissimi fra i rifugiati che arrivano nel nostro Paese hanno le competenze che il mercato richiede. Al contempo, in piena sintonia con lo spirito del Global compact, il mondo delle aziende è sempre più pronto a svolgere un ruolo attivo nel promuovere i percorsi di integrazione ed è ormai pienamente consapevole che i rifugiati portano con sé talenti e abilità che generano sviluppo economico a beneficio di tutta la comunità. La nostra economia e più in generale la società nel suo complesso hanno bisogno del loro contributo, anche nella prospettiva di una maggiore sostenibilità delle politiche sociali, dei sistemi sanitari e delle pensioni».

Tra i settori produttivi premiati nel 2022 al primo posto troviamo quello dell’alloggio e della ristorazione con il 23% di assunzioni (16% del 2021), davanti all’attività manifatturiere con il 22%, mentre sale al 7% quello delle costruzioni. Tra i fattori che hanno determinato l’assunzione dei rifugiati, al primo posto, per il 25% delle aziende, c’è la scelta di un «maggiore impegno verso la comunità e verso i soggetti svantaggiati». Il 10% delle imprese ha invece scelto di occupare rifugiati per le loro competenze tecniche (4%) e trasversali (6%), mentre il 4% segnala «l’indisponibilità di giovani italiani per le mansioni ricercate».

La Fornace Cotto antico di Acquapendente, in provincia di Viterbo, è tra le attività produttive vincitrici del Welcome 2022. Un’azienda a conduzione familiare che anche con l’aiuto dei suoi dipendenti rifugiati porta avanti il suo impegno nel recupero di un mestiere antico come è quello del cotto fatto a mano.

«Ho cominciato a lavorare con mio padre, direttamente in produzione, proprio nel momento di crisi, quando abbiamo dovuto ridimensionare l’azienda.», racconta Elenonora Chiacchella, 44 anni proprietaria della fornace «Poi il babbo è andato in pensione e ora la gestisco io, producendo pavimenti, tegole e rivestimenti in cotto e smalto. Tutto rigorosamente a mano. Ogni mattone è diverso dall’altro, ha la firma di chi l’ha prodotto. Posso riconoscere se è stato fatto da me o da Ogar, da Abdul o da Lamin. Ognuno ha la propria caratteristica e questo vale, vale tanto!».

Negli anni ha assunto quattro ragazzi stranieri: Baba, Ogar, Lamin e Abdul. Tutti rifugiati. Il primo è stato Baba, un ragazzo nigeriano. «Tramite lui», prosegue Chiacchella «ho conosciuto Ogar, che è con me da tre anni. Anche lui è un rifugiato politico».

La principale ragione che ha spinto le aziende ad attivare percorsi di inclusione di richiedenti e titolari di protezione internazionale e temporanea risulta essere l’obiettivo di impegnarsi verso la comunità di riferimento e verso le persone che si trovano in condizioni di svantaggio. Ciò è seguito dall’intenzione di promuovere un cambiamento nella cultura aziendale, insieme all’adesione ai principi della responsabilità sociale d’impresa. Le imprese hanno inoltre affermato di voler contribuire a un cambiamento culturale anche all’esterno, evidenziando come esse stesse riconoscano di poter giocare una parte cruciale nel costruire una società più inclusiva. Inoltre, le competenze trasversali dei rifugiati, tra cui la motivazione, l’impegno e la capacità di relazionarsi sul posto di lavoro, sono state riconosciute quali ulteriore fattore in favore della loro inclusione in azienda.

I percorsi di inclusione rappresentano una contaminazione positiva tra culture che apre alle aziende prospettive nuove. Per questo, per esempio, nel corso degli anni, la famiglia Clementoni ha fatto da tramite per accogliere lavoratori provenienti da paesi con situazioni sociopolitiche critiche, dando loro occupazione. Riceve il logo per il 2022 avendo contribuito nel corso dell’anno all’inserimento lavorativo temporaneo di tre rifugiati ucraini in fabbrica.

«Sono orgoglioso che questo riconoscimento avvenga nel 60° anniversario della Clementoni», dichiara Emilio Zampetti, Chro del marchio, «in quanto l’integrazione e l’inclusività vengono da lontano e fanno parte della nostra storia e cultura aziendale. Lavorare ogni giorno con colleghi di oltre 20 nazionalità diverse oltre uno stimolo continuo è anche un arricchimento umano e professionale».

Tra i ragazzi inclusi c’è Serhii, che in Ucraina viveva con la sua famiglia a Odessa e lavorava come organizzatoredi eventi. Il 22 febbraio 2022 la sua città è stata svegliata di soprassalto alle 5 del mattino da rumori che suonano come il presagio che qualcosa di terribile stava per accadere. Così Serhii e i suoi cari fanno le valigie e scappano. Prima in Moldavia dove restano per un mese, poi in Italia, a Treia, un piccolo paesino in provincia di Macerata, dove vengono accolti nella parrocchia locale nell’ambito di un progetto per richiedenti asilo. In breve tempo, grazie alla fondazione Human Age di Manpower, Serhii trova lavoro temporaneo come operaio in Clementoni, dove viene accolto positivamente dai nuovi colleghi. Il mondo della produzione manufatturiera è per lui tutto nuovo, ma giorno dopo giorno riceve dei feedback positivi che lo incoraggiano e lo indirizzano verso un nuovo obiettivo. “«Mi trovo bene», racconta Serhii, «all’inizio ho lavorato in linea come operaio e tra un mese inizierò a studiare per diventare un macchinista».

L’88% delle aziende che riceve logo Welcome dell’Unhcr si è avvalso del supporto di enti o organizzazioni esterne per sostenere il percorso di inserimento in azienda delle persone rifugiate. Questo conferma il ruolo cruciale di queste realtà terze in particolare per ciò che riguarda la segnalazione dei profili, il supporto nella selezione e il tutoraggio.

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