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Economia & Impresa sociale 

Sistema cooperativo? Non è figlio di un Dio minore

Tra aumento del fatturato, forte componente femminile di lavoratrici e un ruolo importante nelle politiche europee, le imprese italiane a proprietà collettiva rappresentano un attore importante dell’economia nazionale, con un ruolo significativo nella creazione di valore, redditi, occupazione e coesione sociale. A fotografare lo stato di fatto è la ricerca Euricse

di Rossana Certini

Qual è oggi il valore economico, occupazionale e sociale della cooperazione sia a livello nazionale che nelle sue declinazioni territoriali e settoriali? La risposta arriva dal rapporto Euricse (scaricabile anche a piede): La cooperazione in Italia: tratti distintivi e traiettorie di sviluppo, curato da Chiara Carini ed Eddi Fontanari.

La ricerca, pubblicata martedì 20 giugno, mostra chiaramente come il sistema cooperativo italiano rappresenta un attore importante dell’economia nazionale, con un ruolo significativo nella creazione di valore, redditi, occupazione e coesione sociale.

Alla base dello studio c’è l’osservazione di quanto accaduto negli ultimi anni. «La diffusione del Covid-19, e la crisi economica che ne è seguita», spiegano nell’introduzione Carini e Fontanari, «ha innescato, in molti, una maggiore consapevolezza della necessità di individuare e costruire un diverso modello economico. Anche a livello europeo, con l’approvazione del Social economy action plan e l’inserimento dell’ “economia sociale e di prossimità” tra i 14 ecosistemi industriali alla base della strategia industriale europea dei prossimi anni, la Commissione europea (2021) ha riconosciuto le differenze tra imprese tradizionali e l’economia sociale (ivi incluse le cooperative) e ha sottolineato il potenziale ancora da strutture di quest’ultima per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro di qualità».

Il rapporto inizia con una panoramica delle dimensioni economiche delle cooperative non finanziarie e delle loro controllate nel 2021, con un’analisi delle tendenze dal 2017 al 2021. Per poi passare ad approfondire l’importanza economica delle Banche di credito cooperativo e il loro ruolo nel sostegno a famiglie e imprese. Si concentra sulle posizioni lavorative attivate e analizza la composizione dei consigli d’amministrazione. Infine, negli ultimi due capitoli, esamina il ricorso alle risorse strutturali e il possibile ruolo nell’implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnnr), riflettendo sulle prospettive di sviluppo del settore.

«Già da tempo», si legge, «la cooperazione sta dimostrando il proprio ruolo in alcuni settori chiave per il futuro, come, ad esempio, quello dei sistemi integrati di welfare in un contesto di bisogni crescenti, o la riorganizzazione del sistema socio-sanitario su base territoriale, o ancora la necessità di potenziare e rivedere la struttura del sistema educativo, a partire da nidi e scuola dell’infanzia. Sfide per le quali è difficile poter pensare di affidarsi unicamente all’azione dello Stato o a quella dei soggetti a scopo di lucro, i cui fallimenti sono ben noti»

I dati parlano chiaro. I settori dell’economia italiana che beneficiano maggiormente dell’apporto della cooperazione (cooperative più controllate) sono la sanità e l’assistenza sociale oltre all’agroalimentare con una percentuale d’incidenza sul valore aggiunto rispettivamente del 7,3% e del 7,0%. Segue il trasporto con il 5,9%.
Ad esempio, nella sanità e assistenza, la Provincia autonoma di Trento, l’Emilia-Romagna e il Piemonte registrano rispettivamente il 12,6%, il 12,4% e il 12,1% di contributo al valore aggiunto. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, la Provincia autonoma di Trento (10,3%), l’Emilia-Romagna (10,2%) e la Toscana (9,6%) mostrano una rilevante presenza cooperativa. Per l’agroalimentare un grosso contributo è dato dal Nord-Est, con un'incidenza del 13,6% sul valore aggiunto, soprattutto in Emilia-Romagna (16,6%), nella Provincia autonoma di Trento (12,7%) e in quella di Bolzano (12,3%).

Nel 2021 le cooperative non bancarie hanno registrato un fatturato di 122 miliardi di euro e un valore aggiunto di 29 miliardi di euro. A questi dati vanno aggiunti i risultati delle imprese controllate direttamente dalle cooperative, con ulteriori 15,7 miliardi di euro di fatturato e un valore aggiunto di 2 miliardi di euro. Il contributo maggiore al fatturato complessivo è dato dalle cooperative agricole (32,5%), seguite da quelle di produzione e lavoro (17,9%) e dalle cooperative di dettaglianti (13,3%).

«Partendo dai risultati dei precedenti rapporti Euricse», proseguono Carini e Fontanari, «questo nuovo studio analizza le dimensioni economiche e occupazionali delle cooperative (incluse le Banche di credito cooperativo, Bcc) italiane al 2021, cercando di esplorare, per quanto possibile con i dati disponibili, anche le caratteristiche e il contributo economico delle imprese da loro direttamente controllate (1° livello di controllo) che sono a tutti gli effetti parte integrante dell’organizzazione produttiva della cooperazione italiana».

Il settore ha creato oltre 1,6 milioni di posizioni lavorative, rappresentando il 7,2% delle unità di lavoro a tempo pieno occupate nel totale delle imprese private. Le opportunità di impiego offerte dalle cooperative si concentrano principalmente in quelle di produzione e lavoro, che rappresentano il 39,4% delle posizioni lavorative totali, seguite dalle cooperative sociali con il 39,3%.

Sul fronte della presenza femminile e giovanile nei consigli di amministrazione nel 2022, su un campione di 39 mila realtà, è stato rilevato che l'età media dei loro consiglieri supera i 50 anni, con una presenza limitata di giovani (solo l'11% ha meno di 35 anni) sebbene si osservi un miglioramento nelle cooperative di recente costituzione. Più di un terzo delle realtà esaminate nel 2022 non ha consiglieri di sesso femminile ma dipende dai settori, ad esempio, le cooperative sociali presentano una maggiore presenza femminile all'interno dei cda: oltre il 32% ha una percentuale di donne che supera la metà dei membri del cda, e quasi una impresa su cinque ha addirittura una percentuale di donne superiore al 75%. Anche le cooperative di produzione e lavoro mostrano una presenza femminile marcata, con una significativa "quota rosa".

«Analizzando i dati dell’Inps», scrive Carini,«è possibile delineare un profilo dei lavoratori delle cooperative, sia in termini demografici che in riferimento ad alcune caratteristiche del lavoro e dei rapporti contrattuali. Delle oltre 1,6 milioni di posizioni attivate nel corso d’anno dalle cooperative, il 53,1 percento era occupato da lavoratrici, il 18,1 percento da lavoratori con meno di 30 anni, il 19,2 percento con 55 o più anni e l’84,7 percento da cittadini italiani o di un altro Paese dell’Unione europea. Si conferma, quindi, come già emerso da precedenti studi (Istat, 2019), la forte componente femminile dell’occupazione in cooperativa».

Emerge anche che le attività italiane giocano un ruolo importante nella politica di coesione europea, contribuendo allo sviluppo e ricevendo finanziamenti per progetti chiave.

Interessanti sono i dati che mostrano come le cooperative di comunità svolgono un forte ruolo a supporto dei territori periferici, con quasi due realtà su tre che opera nelle aree interne. Ma solo poco più del 22% ha beneficiato dei finanziamenti dei fondi strutturali, in particolare le cooperative di comunità più strutturate e consolidate, tra queste si contraddistinguono quelle della Toscana sia per il numero sia per capacità di accesso alle risorse stanziate dalla politica di coesione.

Sul fronte Banche di credito cooperativo (Bcc), lo studio conferma il loro radicamento sul territorio, la loro conoscenza diretta e approfondita della clientela e la robusta dotazione patrimoniale. Sono rimaste solide anche nelle fasi più buie della crisi innescata dal Covid-19 e nella delicata fase di ricostruzione.

Sul territorio italiano sono 226 le Banche di credito cooperativo (Bcc-Cr), con una rete di 4.096 filiali registrate nel 2022. Le Bcc sono particolarmente diffuse in aree caratterizzate da elevata fragilità: nell'86% dei comuni con meno di 5 mila abitanti, che in gran parte sono comunità montane. Inoltre, grazie alla presenza delle Bcc, il servizio bancario è garantito in ben 2.532 comuni italiani presidiati, 702 dei quali rappresentano l'unico istituto bancario attivo con un aumento del 10,9% rispetto al 2018.

Un dato significativo riguarda la crescita dei finanziamenti erogati alle famiglie consumatrici nel periodo 2018-2022, che è stata del 23,6%, superando il +9,6% registrato dalle banche commerciali. Nonostante il processo di consolidamento che ha comportato una diminuzione del numero di Bcc nel quadriennio 2018-2022 (-15,7%) e del numero di sportelli (-3,6%), il numero dei soci è invece aumentato dell'8%, raggiungendo più di 1,4 milioni di unità alla fine del 2022.

Infine, volgendo lo sguardo al Next Generation Eu, approvato dal Consiglio europeo il 21 luglio 2020, che vede nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) il principale mezzo attuativo di processi di transizione ecologica e digitale, nonché di sostegno all’inclusione sociale, gli autori della ricerca ritengono che «gli obiettivi posti da questa nuova visione politica si avvicinano alla tradizionale mission delle imprese cooperative».

Le risorse del Pnrr possono essere impiegate per sostenere una politica attiva del lavoro mirata all'inclusione di categorie svantaggiate nel mercato del lavoro. Queste categorie includono persone che per diverse ragioni, come caratteristiche psicofisiche, di genere o età, rischiano di essere escluse dai processi produttivi. L'obiettivo è favorire l'inclusione sociale attraverso l'impiego in attività strategiche, come la manutenzione del territorio, la gestione dei rifiuti e l'educazione ambientale ed ecologica.

Ma le risorse disponibili nel Pnrr possono rappresentare, anche, un'opportunità significativa per promuovere lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e favorire la transizione verso un sistema energetico sostenibile, ricordando che l’obiettivo delle Cer è superare il modello individuale di produzione e utilizzo energetico, privilegiando benefici collettivi anziché profitti per i proprietari.

La foto in apertura è relativa alla Cooperativa sociale Giotto di Padova, che impiega carcerati ed ex-detenuti.


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