Politica

Cosa mette un freno ai giovani? Parma sperimenta lo Youth Check

Quanti anni servono a un ragazzo per diventare autonomo? Nel 2030 ce ne vorranno 28: un ventenne diventerà adulto a 48 anni. «Una follia che non può lasciarci indifferenti», dice Beatrice Aimi, dirigente scolastica e assessora ai giovani del Comune di Parma. La città si candida a Capitale Europea della Gioventù e sarà il primo comune in Europa a sperimentare la valutazione d'impatto delle proprie politiche sul divario generazionale. «Servono politiche giovanili diverse da quelle degli anni 90»

di Sara De Carli

Parma sarà il primo Comune d’Europa a valutare l’impatto delle proprie politiche sul divario generazionale. Significa che tutte le sue politiche locali passeranno al vaglio dello Youth Check, uno strumento sistemico e strutturale che misurerà previsionalmente l’effetto delle politiche rispetto alla riduzione – o al contrario all’allargamento – del divario generazionale ossia “il muro” che i giovani hanno dinanzi a sé per raggiungere obiettivi di indipendenza, quindi essenzialmente per entrare nel mondo del lavoro, avere una casa, metter su famiglia. Secondo la Fondazione Bruno Visentini – che ci lavora dal 2015 e che nel 2017 ha pubblicato il primo rapporto sul Divario Generazionale – l’altezza del muro nel 2030 sarà triplicata rispetto al 2004: se nel 2004 un giovane di vent’anni per raggiungere l’indipendenza, doveva scavalcare un muro alto 1 metro, nel 2030 quel muro sarà alto 3 metri e dunque invalicabile. Lo stesso ventenne che nel 2004 avrebbe impiegato 10 anni per costruirsi una vita autonoma, arrivandoci a 30 anni, nel 2020 ne ha impiegati 18 e nel 2030 ne impiegherà addirittura 28: in sostanza diventerebbe “grande” a 48 anni. Dinanzi a questa situazione, occorre cambiare strada. Interrogarsi su come fare a ridurre questo divario generazionale e “pesare” l’effetto su di esso di tutte le politiche.

«Lo Youth Check nasce su indicazione del Consiglio d'Europa ed è stato fatto proprio dall’European Youth Forum. Austria e Germania hanno introdotto da diversi anni una valutazione dell'impatto generazionale e anche in Italia con la ministra Fabiana Dadone nel 2021 il Comitato per la valutazione dell’impatto generazionale delle politiche pubbliche (COVIGE) ha redatto delle Linee guida per realizzarla, in riferimento alle politiche centrali. Le linee guida sono state pubblicate nel luglio 2022 e da quanto mi risulta anche il Governo Meloni è intenzionato a proseguire su questa strada, visto che l’introduzione in Italia della valutazione dell’impatto generazionale era prevista nel programma elettorale del centrodestra», racconta Beatrice Aimi, dirigente scolastica chiamata proprio nel luglio 2022 come assessore tecnico alla Comunità Giovanile e alle Politiche Giovanili della città di Parma. Appena nominata così si mette a studiare per capire se questo strumento potesse essere applicato anche al contesto della politica locale, scoprendo che non esistono comuni in Italia né in Europa che lo abbiano già fatto. Parma sarà pioniera.

«Si tratta di fare una valutazione ex ante, in termini previsionali, sui documenti programmatici di tutti gli assessorati e vedere se in base ai documenti le politiche che il Comune intende mettere in atto guardano o meno alla riduzione del divario generazionale. Non può lasciarci indifferenti l’idea che un giovane nato nel 2010, che avrà vent’anni nel 2030, sarà autonomo a 48 anni: è una follia. Tutti noi amministratori dobbiamo interrogarci su cosa fare per cercare di migliorare questo divario e capire quali sono gli strumenti utili», afferma Aimi. «Stiamo individuando l’ente che farà la valutazione. Mi aspetto che questa scelta – che nasce in maniera molto condivisa, dalla Giunta al Consiglio ai tecnici – produca innanzitutto una consapevolezza diffusa. È qualcosa che ti costringe a pensare, ex ante e ex post, a quello che farai: spero anche in un cambio di passo rispetto al come oggi si concepiscono le politiche giovanili».

Una frase coraggiosa, quella dell’assessora, che giudica «ormai superate» le politiche giovanili degli anni ‘90: «Quelle politiche rispondevano alle esigenze di quegli anni, adesso è necessario innovare. C’è bisogno di un ripensamento che veda i giovani al centro della vita del Paese e della vita amministrativa dei Comuni, ma senza false retoriche. Il fatto di essere uno dei pochi assessori d’Italia con questa unica delega, quella ai giovani, dice la scelta politica forte che abbiamo fatto a Parma, la volontà di fare un cambio di passo rispetto al passato nella direzione di creare contesti e opportunità per i gaioni attraverso strumenti nuovi. Io penso che per risolvere questo nodo occorra fare delle politiche giovanili, finalmente. Perché è vero che contano anche gli eventi, ma bisogna cominciare a dare risposte a temi come la casa e il lavoro… Sono temi di competenza nazionale, ma nella dimensione locale non possiamo proporre solo l’Informagiovani. Intanto mi sembra importante cominciare a capire se abbiamo programmato o no le nostre politiche avendo un occhio di riguardo alla riduzione del divario generazionale».

La voglia di cimentarsi con sfide e strumenti nuovi a Parma non manca. La città si candida a Capitale Europea della Gioventù per il 2027 e il dossier di presentazione, spiega l’assessora, sarà costruito insieme ai giovani. Perché la partecipazione «è la chiave, anche se è molto molto difficile da praticare, lo vedevo anche a scuola», ammette Aimi, «quando ci sono i ragazzi sono formidabili, ma è difficile che si mettano in gioco, hanno perso la fiducia nel fatto che le cose possano cambiare davvero». Così si sono inventati una call per scuole, università, ragazzi in servizio civile per comporre una Commissione di 27 giovani, come gli Stati membri dell’Ue, per organizzare un grande evento giovanile a ottobre per la costruzione del dossier. «Una chiamata alla cieca, un gesto di fiducia nei giovani. Proviamo», dice Aimi. «Ottenere la candidatura sarebbe fantastico, ma la cosa più importante è il percorso che ci porterà a capire ciò di cui la città ha voglia e bisogno, allargando la nostra visuale e andando a prendere anche quella dei giovani». Intanto nel 2024 ospiterà la seconda edizione dei Campionati Nazionali dell'Imprenditorialità, organizzati da Junior Achievement Italia e dal Ministero dell'Istruzione de del Merito.

Foto di Gabriella Clare Marino/Unsplash

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.