Economia

La scintilla dell’impatto sociale

Antonella Cultrera di Montesano è segretario generale di Fondazione Vodafone Italia e sustainability manager di Vodafone Italia. Nella settima puntata della nuova rubrica di VITA ci guida nella complessità di un gruppo internazionale indicato come un modello nell'esercizio della responsabilità sociale d’impresa. Come spesso accade, tutto per lei è cominciato con una semplice opportunità

di Nicola Varcasia

Ha iniziato la carriera in Vodafone occupandosi di comunicazione. Un’opportunità le ha permesso di collaborare con il ramo italiano della fondazione che, per il Gruppo, si occupa di progetti sociali. Oggi Antonella Cultrera di Montesano è Segretario Generale di Fondazione Vodafone Italia e sustainability manager di Vodafone Italia. Nella settima puntata della rubrica di VITA dedicata ai Volti della sostenibilità ci confrontiamo con la figura professionale chiamata ad attuare l’articolata strategia di sostenibilità di un’azienda internazionale. Vodafone, infatti, ha una fondazione a livello di Gruppo, con 26 fondazioni distribuite nei Paesi in cui opera. Tutte sono dotate di un’autonomia strutturale e gestionale rispetto alla casa madre ma, al tempo stesso, sono pienamente integrate nel purpose dell’azienda a cui appartengono.

Ripartiamo da quell’opportunità professionale imprevista.

Ci era stato chiesto di comunicare un importante progetto di volontariato di Fondazione Vodafone e io mi sono offerta di farlo direttamente. Posso dire che da lì sia scoccata la scintilla. Ho apprezzato da subito il confronto con un contesto in cui non ci si occupava solo di dinamiche commerciali.

Poi cosa è successo?

Nel 2017, l’azienda mi ha proposto di andare a lavorare direttamente in questo team e io ho accettato molto volentieri. È iniziato così il percorso che, un anno e mezzo fa, mi ha portato a ricoprire il ruolo di oggi.

Che cosa significa occuparsi di sostenibilità?

Vodafone è sempre stata un’azienda molto attenta a questo ambito. È stata una delle prime in Italia, già nel 2001, a comunicare il bilancio di sostenibilità per i temi ambientali. Allo stesso modo, la Fondazione, costituita nel 2002, si interessa e porta avanti i temi sociali.

Qual è l’elemento chiave per essere credibili?

È necessario che l’attenzione al sociale, alla collettività e all’ambiente siano allineati al purpose aziendale. Sostenibilità e inclusione sono elementi che devono permeare tutta l’azienda. Fanno leva sui contributi dei singoli, che restano determinanti, ma inseriti in una strategia condivisa e riconosciuta a tutti i livelli.

Come avete attuato questo approccio nelle attività della Fondazione?

Con la scelta di focalizzarci sul digitale, o meglio, sull’obiettivo di realizzare una società digitale inclusiva attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Per una società di telecomunicazioni, si tratta di un tema perfettamente in linea con il business che, al tempo stesso, ha aperto uno spazio enorme all’ascolto delle necessità principali del territorio.

Quali sono le vostre aree di interesse?

La prima riguarda l’educazione digitale dei giovani, principalmente neet, dai 16 ai 30 anni che, in Italia, sono più del 17% della popolazione in quella fascia d’età. Lo scopo è quello di aiutarli ad acquisire le competenze digitali di base e ridurre la dispersione scolastica.

In che modo?

Lo strumento è l’app LV8 disponibile gratuitamente su tutti gli store. Funziona come un gioco, sotto forma di sfida a raggiungere otto livelli di difficoltà crescente. Man mano che li superano, i ragazzi acquisiscono alcune competenze digitali di base certificate che possono essere utilizzate anche nel cv

Quali sono le competenze?

Ad esempio, conoscere i criteri per utilizzare al meglio i motori di ricerca, creare una casella di posta elettronica e gestirla in modo professionale, scegliendo quale tono usare a seconda dei destinatari delle email, acquisire le basi del Seo, di programmi come Canva, i fogli di calcolo e della comunicazione sui social.

Sta funzionando?

Nato come singola app, ormai è diventato un vero e proprio ecosistema integrato che permette ai giovani di acquisire anche corsi formativi e stage, presso di noi o altre aziende del territorio. Dal lancio nel 2021, circa 16mila ragazzi, neet ma non solo, hanno giocato e sono oltre 10mila i certificati digitali scaricati e acquisiti dai ragazzi. Lo consideriamo un grande successo

Qual è la seconda macroarea di azione della vostra fondazione?

Quella che si rivolge alle donne che hanno subito o sono a rischio di subire violenza. Anche in questo caso il punto di partenza è una app, chiamata Bright Sky. Già 46mila donne l’hanno scaricata sul cellulare beneficiando di alcune funzionalità.

Per esempio?

Un diario quotidiano nel quale tenere traccia di quello che succede e la mappatura di tutti i centri antiviolenza in Italia, con la possibilità di geolocalizzarsi scegliendo quello più vicino a cui a rivolgersi in caso di necessità. Da poco è stata lanciata un’area dedicata alla violenza economica, per sensibilizzare le donne che, schiacciate dalle circostanze, a volte faticano a rendersi pienamente conto di essere oggetto di questa forma di sopruso.

Mentre il progetto Mobile Angel?

È un accordo siglato con Soroptimist International l’Arma dei Carabinieri attivo al momento in tre città. Alle donne che sono parte lesa in un procedimento in corso – per aver denunciato una violenza o per trovarsi in situazioni di forte rischio – viene donato uno smartwatch collegato alla centrale operativa dei Carabinieri che, in una eventuale situazione critica, possono attivare mandando un segnale per un pronto intervento.

Parliamo di governance.

Sapere di poter contribuire con le proprie progettualità direttamente al benessere della collettività penso che sia qualcosa di impagabile. Ma proprio per questo la governance dev’essere molto chiara e definita. Noi la consideriamo un aspetto fondamentale che ci porta a seguire passo dopo passo tutti i progetti che sosteniamo, dal confronto iniziale con le associazioni e al controllo dei risultati. Riteniamo in proposito che sia molto importante non disperdere troppo gli interventi: più si è focalizzati più si riesce a ottenere degli impatti più forti.

Come misurate il vostro impatto sociale?

Grazie alla tecnologia, abbiamo la fortuna di poter monitorare esattamente le persone che entrano in contatto con le nostre app e il percorso che seguono, chiaramente nel rispetto della privacy. Allo stesso tempo, lavorando sul territorio con associazioni molto importanti e riconosciute, ci affidiamo anche a loro per la rendicontazione dei risultati e la descrizione dell’impatto quantitativo e qualitativo dei progetti che sosteniamo insieme.

Non c’è dunque competizione tra una fondazione d’impresa come la vostra, che non solo eroga fondi a realtà del Terzo settore ma anche realizza progetti in prima persona?

Essere una fondazione operativa e non solo erogativa non significa lavorare in solitaria. Tutti i nostri progetti nascono in collaborazione con il territorio e con il tessuto sociale. Nel caso di LV8, ad esempio, abbiamo lavorato direttamente con i neet e con associazioni che operano sul territorio, in particolare a Torino, che ci hanno aiutato a strutturarli e testarli.

Quali sono le due parole che meglio descrivono ciò che fate?

Due parole collegate, partnership e impatto. Per commentarle, oso un paragone con il film Mission, di Roland Joffé. È il capolavoro che tutti conosciamo anche perché è stato il frutto di una co-creazione tra il regista ed Ennio Morricone che ha composto una indimenticabile colonna sonora. Noi sentiamo molto forte il compito di metterci in relazione con altre fondazioni o associazioni sul territorio, per confrontarsi, collaborare e far nascere nuove opportunità.


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