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Accordo sul patto migrazione e asilo, Miraglia (Arci): «Agevola i trafficanti di esseri umani»
Nel corso del Consiglio Affari Interni è stato trovato l'accordo tra i 27 per approvare i due pacchetti legislativi sulle procedure di frontiera e sulla gestione dell’asilo. «Ancora una volta», spiega Miraglia, responsabile area immigrazione di Arci, «si punta sull’esternalizzazione delle frontiere e non si registra nessun impegno serio per costruire canali sicuri e legali per arrivare in Europa. Siamo davanti a uno dei punti più bassi delle politiche europee in campo di immigrazione e solidarietà»
di Anna Spena
Riformare il diritto d’asilo e l’accoglienza dei migranti. L’accordo è arrivato ieri durante il Consiglio Affari Interni dopo 12 ore di confronto. Contrari Ungheria e Polonia. Slovacchia, Lituania, Malta e Bulgaria si sono astenuti. Il resto dei Paesi, compresa l’Italia, si è espressa in maniera favorevole.
Il testo approvato costituisce ora la posizione comune del Consiglio, che ora su questa base dovrà negoziare con il Parlamento europeo, per arrivare al testo definitivo dei due regolamenti, che riguardano le procedure d'asilo e la gestione dell'asilo e dell'immigrazione. Il nodo finale era trovare un testo soddisfacente sulla definizione dei Paesi terzi sicuri dove sarà possibile inviare i migranti che non ricevono asilo.
I temi principali dell’accordo: fissare una procedura comune in tutta l’Unione Europea per concedere o revocare la protezione internazionale e per stabilire rapidamente alle frontiere chi può avere l'asilo e chi no; domande di asilo esaminate entro le 12 settimane; ci sarà un numero minimo annuale di ricollocazioni dagli Stati membri in cui la maggior parte delle persone entra nell'Ue verso Stati membri meno esposti a tali arrivi. Questo numero è fissato a 30mila, mentre il numero minimo annuale di contributi finanziari sarà fissato a 20mila euro per ricollocazione, queste cifre possono essere aumentate se necessario e saranno prese in considerazione anche le situazioni in cui non è prevista alcuna necessità di solidarietà in un determinato anno. Sono previsti poi accordi e infrastrutture per la gestione dei migranti e dei richiedenti asilo nei Paesi di origine o transito, per lo più in Africa e Asia, anziché sul territorio dei paesi europei.
«La soluzione adottata dal consiglio europeo, con voto contrario di Polonia e Ungheria», spiega Filippo Miraglia, responsabile area immigrazione di Arci, «è invece il linea con le loro posizioni». Perché? «L’intesa raggiunta, di fatto, è tutta concentrata sull’impedire alle persone di chiedere asilo in Europa. In sostanza stiamo esternalizzando le frontiere e ci saranno, presumo, accordi economici con Paesi come Egitto, Libia, Tunisia per lasciare i migranti in quei territori. La premier Meloni e il ministro dell’interno Piantedosi stanno festeggiando l’accordo, ma sono più che certo che, insieme a loro, stiano festeggiando anche i trafficanti di essere umani».
Secondo Miraglia siamo davanti: «sempre alle stesse formule viste e riviste. E senza nessun impegno serio per costruire canali sicuri e legali per arrivare in Europa». Un nodo cruciale rimane quello della definizione dei Paesi terzi sicuri dove sarà possibile inviare i migranti che non ricevono asilo: «Di fatto», spiega Miraglia, «si sta cancellando il divieto di respingimento. Credo che siamo davanti a uno dei punti più bassi delle politiche europee in campo di immigrazione e solidarietà».
Ma guardiamo ai numeri: «In Italia», aggiunge Miraglia, «la richiesta di domande d’asilo è sempre al di sotto della media europea. Si continua a discutere su un tema facendo finta che la realtà non esista. La ripartizione solidaristica ci vedrà nella posizione in cui dovremmo accettare le persone, non trasferirle. Lo scorso anni, ad esemopio, in Italia ci sono state 77mila domande, in Germania 220mila…».
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