Volontariato

I volontari diminuiscono? Iniziamo a valorizzarne le competenze

Il Terzo settore deve avere la capacità di evolvere, partendo dalle nuove esigenze e motivazioni di partecipazione che stanno nascendo. Bisogna considerare sempre di più il volontariato non “solo” per la gratuità dell’impegno a beneficio della collettività che lo contraddistingue, ma anche per il bacino di competenze che è capace di produrre e sviluppare

di Vanessa Pallucchi

Nei giorni scorsi, l’Istat ha pubblicato i primi risultati della rilevazione campionaria sul non profit e in particolare il dato dei volontari in diminuzione rispetto al 2015 ha stimolato su questa rivista interessanti riflessioni.

A ben vedere, questo calo non stupisce più di tanto, purtroppo. Il Paese esce dalla pandemia con un tessuto sociale profondamente ferito: tra i giovani esplode il sentimento di solitudine e smarrimento, la paura del futuro e il senso di precarietà sono percepiti da sempre più persone, le relazioni sociali sono indebolite, la ricerca di senso della propria esistenza è avvertita come necessaria forse anche più di prima, ma non trova una direzione chiara.

Sul piano economico, strettamente collegato a quello sociale, la crisi si sovrappone a una condizione precedente del nostro Paese già complicata, dunque aumentano ancora povertà e disuguaglianze, mentre il mercato del lavoro e il sistema economico diventano più aggressivi ed escludenti. Sullo sfondo, osserviamo gli stili di vita che si trasformano, ritmi più frenetici, una qualità di vita che si abbassa e sempre meno tempo libero.

Questo processo, senza dubbio molto negativo, non può essere ignorato se si vuole capire l’origine di un minore slancio nella partecipazione sociale e, soprattutto, se si vogliono trovare soluzioni per contenerne o contrastarne le conseguenze. Non deve essere un tabù il fatto che più gli individui si sentiranno costretti a faticare per ricavare per se stessi uno spazio di sostentamento e “successo”, meno avranno volontà e possibilità di dedicarsi all’altro e alla comunità in generale.

Partendo da un’analisi, per quanto parziale, delle cause della diminuzione dei volontari negli ultimi anni, la riflessione deve però concentrarsi su come è necessario che il Terzo settore e il mondo del volontariato reagiscano e su quali strumenti si debbano mettere in campo.

Da una parte, è importante sottolineare che la rilevazione Istat contiene dei dati molto positivi sulla tenuta generale del comparto: seppure a un ritmo più contenuto, il numero degli enti e dei dipendenti continua a crescere. Questo è il segnale che il modello di sviluppo portato avanti dal Terzo settore è in grado, più di altri, di reggere l’urto di fenomeni gravi come la pandemia, di continuare ad attrarre energie producendo occupazione e innovazione, di rappresentare un’alternativa valida a un modello economico incentrato solo sul profitto. Dall’altra parte, tutte le organizzazioni, tutte le reti associative devono interrogarsi su come riuscire a offrire nuove e maggiori opportunità di partecipazione soprattutto ai giovani, alla luce dei mutamenti sociali ed economici.

L’adeguamento degli strumenti di promozione e rafforzamento del volontariato è sicuramente un importante aspetto su cui riflettere. Ma il Terzo settore deve avere la capacità di evolvere, partendo dalle nuove esigenze e motivazioni di partecipazione che stanno nascendo.

Da questo punto di vista, una chiave importante (certo non l’unica) è quella di considerare sempre di più il volontariato non “solo” per la gratuità dell’impegno a beneficio della collettività che lo contraddistingue, ma anche per il bacino di competenze che è capace di produrre e sviluppare.

Non è un caso che il Forum Terzo Settore stia promuovendo un processo che punta a far riconoscere, anche a livello formale, le competenze dei volontari. Il primo passo è una ricerca in questo ambito a cui stiamo lavorando insieme a Caritas Italiana e all’Università di Roma Tre, coinvolgendo diverse migliaia di volontari attraverso la campagna NOI+. Siamo convinti che le competenze, sia specifiche che trasversali, che emergono durante le esperienze di volontariato possano e debbano essere valorizzate in contesti come quello lavorativo e della formazione. Questo aiuterebbe i volontari ad acquisire maggiore consapevolezza del proprio valore, rappresenterebbe un fattore di attrazione verso le organizzazioni e uno stimolo alla prosecuzione delle attività. Rafforzerebbe inoltre tutta la dimensione del volontariato attraverso un importante passo avanti di tipo culturale.

Non basta più dire che i volontari sono risorse preziose per la società: è arrivato il momento di vedere e valorizzare in loro la capacità di declinare in azione il principio di solidarietà, imprimendo un concreto cambiamento positivo.

*portavoce del Forum Terzo Settore

Foto da Ufficio Stampa Forum

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