Economia

Pnrr, non tutto va male ma ora occorre un cambio di passo

Nel Rapporto dell'Asvis, l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, luci e ombre ma anche proposte concrete per rispettare gli obiettivi previsti per l'Italia dall’Agenda 2030 dell’Onu. Un'analisi molto dettagliata, che arriva proprio nel momento in cui il Governo sta discutendo gli eventuali interventi migliorativi

di Redazione

Tra il 2006 e il 2021 si è registrata una sostanziale stabilità del numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale in Italia: la riduzione di 157mila unità non è sufficiente, se sviluppata nell’ottica del lungo periodo, al raggiungimento dell’obiettivo previsto per il nostro Paese dall’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. La valutazione diventa positiva se si estrapola il periodo 2016-2021, a causa della riduzione pari a 3,15 milioni di persone. Tuttavia, per effetto della crisi pandemica, tra il 2019 e il 2021 la riduzione ha perso d’intensità (-404mila persone) al punto che, se sarà confermata nei prossimi anni, comprometterà il raggiungimento dell’obiettivo. Sono alcuni dei dati emersi dal Rapporto Asvis “Il Pnrr, la Legge di Bilancio 2023 e lo sviluppo sostenibile”, presentato questa mattina con modalità online. Sono intervenuti il presidente dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile – Asvis, Pierluigi Stefanini, e i curatori del rapporto Manlio Calzaroni e Walter Vitali.

L’imponente lavoro (234 pagine), redatto sulla base dei contributi degli esperti di oltre 300 organizzazioni aderenti all'Alleanza al 31 dicembre 2022, analizza in dettaglio lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Pnrr e il contenuto della Legge di Bilancio per il 2023. Come negli anni precedenti, l’analisi di questa legge è stata condotta sui singoli commi del testo relativi ai diversi interventi, valutando questi ultimi sia in termini di capacità di far avanzare il Paese verso il raggiungimento del 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e dei 169 Target in cui essi sono articolati, sia di appropriatezza finanziaria, anche alla luce della distanza esistente tra la condizione rilevata sulla base degli indicatori statistici disponibili e i valori-obiettivo che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2030. Il monitoraggio dello stato di attuazione del Pnrr è stato svolto in maniera capillare utilizzando le informazioni disponibili, in assenza di un quadro ufficiale fornito dal Governo (è atteso entro il corrente mese di aprile).

Non solo analisi: il Rapporto contiene pure una serie di proposte dell’Asvis sulle singole tematiche, proprio nel momento in cui il Governo sta definendo le eventuali modifiche da apportare al Pnrr anche nella prospettiva del Programma RePower Eu, finalizzato ad aumentare la resilienza, la sicurezza e la sostenibilità del sistema energetico europeo.

“Per ciò che concerne il Pnrr, rispetto all’analogo documento del 2022, sono stati rilevati numerosi e incoraggianti avanzamenti”, si legge nell’introduzione del corposo testo. “Tuttavia, in termini generali, emerge l’assoluta necessità di un più accurato e trasparente monitoraggio delle modalità e delle tempistiche con cui investimenti e riforme vengono realizzate. Al di là dei problemi organizzativi che il cambio di governance può provocare, andrebbe assicurato il coinvolgimento della società civile, evidente dalla soppressione del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale. Tale confronto appare ancor più importante e necessario proprio alla luce della proposta di gestione unitaria del Pnrr e degli interventi a valere sui fondi europei. Analoghi tavoli di confronto dovrebbero essere creati anche a livello territoriale, specialmente a livello regionale e di area vasta, anche per assicurare l’allineamento dei vari interventi alle agende regionali e urbane di sviluppo sostenibile di cui si sono dotate varie regioni e città metropolitane”.

“In vista di possibili modifiche al Pnrr, previste dal regolamento europeo in materia ma da definire tenendo conto dei principi chiave su cui si basa il NextGenerationEu e delle priorità trasversali del Piano italiano (giovani, donne e Sud), anche alla luce dell’analisi della Legge di Bilancio per il 2023 l’Asvis suggerisce di operare in diverse direzioni per accelerare l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Con riferimento alla dimensione prevalentemente economica, appare necessario: operare nel senso di una profonda revisione delle politiche del lavoro, finalizzata al rafforzamento del collocamento delle persone inattive, specialmente di quelle neodiplomate e neolaureate, anche attraverso la realizzazione di un sistema informativo unico delle politiche attive, il potenziamento dei Centri per l’impiego e la riduzione del cuneo fiscale; il rafforzamento delle politiche volte a stimolare la ricerca e lo sviluppo, puntando su sistemi di “innovazione aperta” per permettere alle imprese di ridurre i rischi in fase di progettazione dell’innovazione e i relativi costi, e identificare nuove opportunità di business, rivedendo il sistema di incentivi; potenziare gli strumenti di politica industriale per orientare i processi produttivi verso tecnologie green, favorendo il risparmio energetico e l’uso di energie rinnovabili e di materiali riciclati, e inserendo nei bandi di gara riguardanti il settore delle costruzioni premialità per l’utilizzo di rifiuti provenienti dalle attività di demolizione e per le imprese che adottano criteri di sostenibilità e tecnologie rispettose dell’ambiente; accelerare l’attuazione delle politiche per l’economia circolare, coinvolgendo maggiormente e responsabilizzando i produttori e i distributori, così da valorizzare il contributo che la gestione dei rifiuti può fornire al risparmio di materie prime, alla decarbonizzazione e alla transizione energetica; stimolare l’uso delle tecnologie digitali per aumentare la connettività e innovare processi e prodotti”.

Con riferimento agli Obiettivi di natura economica, sono stati individuati 26 casi sui 64 analizzati (40,6%) in cui gli interventi sono giudicati in questo modo, mentre sono 17 (26,6%) quelli indicati come controproducenti o insufficienti.

Per quanto riguarda le tematiche a prevalente dimensione sociale, l’Asvis propone di “procedere con attenzione alla riforma del reddito di cittadinanza, evitando di esporre ai rischi di povertà fasce significative della popolazione”. Occorre infatti “rafforzare i vari strumenti e renderli capaci di intercettare le diverse povertà, promuovendo un giusto equilibrio tra le dimensioni lavorative e di protezione degli individui, specialmente dei minori; potenziare e sviluppare le reti informative territoriali nel campo della salute per rafforzare le capacità di “preparazione e risposta” nazionali. Vanno poi potenziate le figure dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e rafforzate le modalità di interconnessione e di definizione delle regole di funzionamento delle nuove strutture che verranno create con il Pnrr; sviluppare interventi sistematici nel recupero delle perdite educative dovute alla pandemia e ad altri fenomeni, investendo massicciamente nella lotta alla dispersione scolastica. Vanno inoltre potenziate le misure volte all’uso di una didattica aperta e integrata, alla messa in sicurezza e alla riqualificazione delle scuole, a garantire l’accesso per tutti all’istruzione di qualità. Vanno finanziate adeguatamente scuole e università come motori indispensabili per il futuro del Paese, aumentando gli investimenti ordinari sull’istruzione pubblica con l’obiettivo di passare dal 3,9% attuale del Pil al 5% medio europeo; per ridurre le disuguaglianze di genere, monitorare l’applicazione alle piccole e medie imprese della certificazione di genere, promuovere la contrattazione collettiva per eliminare la segregazione orizzontale e verticale, e migliorare la qualità del lavoro. È indispensabile ridurre i differenziali retributivi di genere, valorizzando il lavoro di cura, favorendo la “desegregazione” delle competenze maschili e femminili; prevedere la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, facendone una responsabilità pubblica, con il corrispondente incremento delle risorse dedicate; prevedere una valutazione multidimensionale della disabilità per garantire politiche di assistenza favorevoli alla famiglia, migliorare la raccolta dei dati sui minorenni con disabilità, sviluppare un sistema efficiente per la diagnosi delle disabilità e investire nella formazione di insegnanti e professionisti specializzati”.

In questo ambito, sono 31 i casi (su 64 analizzati), pari al 48,4%, che sono considerati come significativi o sufficienti, mentre risultano controproducenti o insoddisfacenti 18 interventi (il 28,1%). Appartengono alla prima tipologia la modifica dei requisiti di accesso ai bonus sociali nel settore elettrico e in quello del gas, l’avvio di un programma pluriennale di screening nella popolazione pediatrica per il diabete di tipo 1 e la celiachia, l’aumento all’80% dell’indennità per congedo parentale, l’incremento della quota premiale sulle risorse per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale, le misure volte a promuovere e potenziare le competenze e le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (Stem), l’esonero contributivo per promuovere l’occupazione di lavoratrici svantaggiate e le misure di sostegno ai nuclei familiari con figli minorenni e figli maggiorenni con disabilità. Positiva è anche l’istituzione di una struttura di supporto alla Cabina di regia per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni – Lep.

“Tra gli interventi considerati a rischio di andare nella direzione sbagliata si segnalano la riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva, e in particolare l’atteso riordino del Reddito di cittadinanza. Insufficienti appaiono anche le misure e i relativi stanziamenti per il contrasto alla povertà alimentare, gli investimenti nel Sistema sanitario e nella sua rete territoriale, così come per l’estensione al 2027 dei contributi ai Policlinici universitari, che riguarda solo le strutture private, e per la stabilizzazione del personale sanitario e sociosanitario, che esclude il personale assunto con contratti alternativi. Problematici appaiono l’estensione dell’accesso al trattamento pensionistico anticipato denominato Opzione donna, che corrisponde nei fatti a un inasprimento dei requisiti, e gli interventi normativi sulla cura familiare, sulla maternità e sulla conciliazione tempi di vita e di lavoro, che penalizzano le donne sul fronte dei requisiti pensionistici”.

Nel campo delle misure relative alla dimensione ambientale, invece, l’Asvis suggerisce di “approvare rapidamente e finanziare adeguatamente il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, definire il Piano nazionale integrato energia-clima, allineando gli investimenti pubblici e privati agli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 e approvare entro il 2023 la Legge italiana per il clima; disegnare gli investimenti del RePowerEu per raggiungere gli obiettivi del pacchetto “Fit for 55”, incentivando la creazione delle comunità energetiche, accelerando l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile e stimolando l’autonomia tecnologica e industriale nei settori energetici in linea con il piano industriale del Green Deal; definire una strategia a medio termine per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio e la rigenerazione urbana, da sostenere con un sistema equilibrato di incentivi; potenziare gli investimenti nel settore idrico e approvare i piani industriali che portino a regime l’efficientamento dei sistemi di depurazione delle reti idriche civili”.

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