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Delega non autosufficienza, sì del Senato

Approvato in Senato il disegno di legge delega sugli anziani e sulla non autosufficienza. Sono stati 92 i voti favorevoli, nessun contrario e 48 le astensioni. Visti i tempi stretti dettati dal Pnrr, il passaggio alla Camera non dovrebbe modificare il testo. La riforma della non autosufficienza però al momento resta a zero risorse aggiuntive: il banco di prova sarà la legge di bilancio. Il commento di Cristiano Gori (Patto per la Non Autosufficienza) e Giuseppe Milanese (Confcooperative Sanità)

di Sara De Carli

Un giorno, tanto è rimasto in Aula, al Senato, il ddl n. 506 sulle deleghe al Governo in materia di politiche per le persone anziane. L'Assemblea lo ha votato oggi, mercoledì 8 marzo, con 92 voti favorevoli, nessun contrario e 48 astensioni. La discussione era stata avviata nella stessa giornata, nel testo proposto dalla Commissione Sanità e Lavoro. Il provvedimento passa ora all'esame della Camera. Una riforma attesa da 2,9 milioni di anziani non autosufficienti, che diventeranno 5 milioni entro il 2030: un'urgenza che VITA ha raccontato nel numero di dicembre/gennaio, dal titolo "Anziani, tutta un'altra vita".

La prima cosa che appare evidente, ad un occhio poco esperto, è che la Commissione – rispetto al testo presentato dal Governo – ha disseminato in più punti il riferimento al Terzo settore e ai giovani in servizio civile universale per attuare alcune delle azioni previste, come la promozione dell'inclusione sociale e della partecipazione attiva alla comunità delle persone anziane, anche con disabilitò pregressa; la continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio; il diritto di accesso ai servizi di cure palliative.

Agli obiettivi della delega è stato aggiunto quello della «riqualificazione dei servizi di semiresidenzialità, di residenzialità temporanea o di sollievo e promozione dei servizi di vita comunitaria e di coabitazione domiciliare (co-housing), nei limiti delle compatibilità finanziarie di cui alla presente legge». Per quanto riguarda gli assistenti familiari, la delega definisce degli standard formativi per gli assistenti familiari impegnati nel supporto e nell'assistenza delle persone anziane nel loro domicilio.

Il disegno di legge intero continua ad essere "a risorse invariate": nessuna risorsa aggiuntiva, per sfide enormi come quella dell'attuazione concreta della domiciliarità.

Secondo il cronoprogramma legato al Pnrr, il disegno di legge delega è da approvare in via definitiva entro il primo trimestre 2023. Il passaggio alla Camera quindi sarà piuttosto rapido e senza possibilità di modifiche che riporterebbero il ddl in Senato per la terza lettura. Di fatto quindi questo è il testo definitivo della legge delega, di cui entro il 31 gennaio 2024 bisognerà scrivere i decreti legislativi.

Cristiano Gori, coordinatore del Patto per la Non Autosufficienza – un soggetto che raggruppa 57 organizzazioni, la gran parte di quelle della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese – sottolinea la «positiva capacità di ascolto da parte del nuovo governo, a partire dal responsabile viceministro Bellucci». Due i punti di miglioramento importanti. Il primo è «l’aver inserito una definizione chiara e completa del Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente-Snaa e delle sue funzioni. Tutta la riforma si basa sul nuovo concetto dello Snaa e oggettivamente nella prima stesura la sua definizione era debole, perché non si capiva bene come potesse avvenire, nei territori, l’integrazione fra servizi sociali e servizi sociosanitari, il fatto di svolgere insieme tutte le funzioni pur mantenendo separate le titolarità». Il secondo punto importante è «l’aver introdotto la previsione di definire standard formativi per gli assistenti familiari impegnati nel supporto e nell'assistenza delle persone anziane nel loro domicilio, delle linee guida nazionali per i corsi di formazione per la qualificazione delle badanti». Le regioni continueranno come oggi ad avere la competenza su questo, ma a livello nazionale ci saranno delle linee guida orientative.

Quanto al tema delle risorse, che chiaramente servono, Gori sottolinea come fosse implicito nella scelta di agganciare la riforma della non autosufficienza al Pnrr il fatto che sulla riforma non ci fossere inizialmente risorse dedicate. «Due anni fa, quando come Patto per la Non Autosufficienza chiedemmo di inserire la riforma della non autosufficienza, abbiamo valutato che per la materia di cui stiamo parlando, politicamente debole, fosse prioritario avere un aggancio ai tempi certi dettati dal Pnrr. Ora è chiaro che il banco di prova della credibilità dell’intera riforma sarà la prossima legge di bilancio, perché è evidente che le risorse sono necessarie», spiega Gori. Non solo quelle, però, precisa: «Servono risorse, coerenza e un progetto. Risorse perché ovviamente questa legge prevede nuovi interventi, progetto perché in realtà si possono anche mettere molte risorse e non cambiare le cose, mentre la partita dei decreti attuativi sarà delicatissima, in quando bisognerà costruire una politica nazionale di assistenza agli anziani non autosufficienti che sia realistica ed efficace, una cosa che in Italia non c’è mai stata finora», spiega il professore. E poi coerenza: proprio ieri c’è stato il riparto dei fondi del Pnrr destinati all’Adi, ma – ricorda Gori – mentre l’Adi disegnata dalla delega è una nuova domiciliarietà, pensata per la prima volta per la non autosufficienza, di durata necessaria, con un mix di prestazioni e multiprofessionale, l’Adi finanziata dal Pnrr è quella oggi esistente, quindi prestazionale, di breve periodo, monoprofessionale. È complicato indicare ai territori una direzione nuova e poi continuare a mettere risorse in un’altra direzione… Anche l’Adi attuale – fatta soprattutto di prestazione sanitarie estemporanee – serve, ma da sola non basta. Chiederemo di nuovo un riorientamento di una parte delle risorse destinate all’Adi da Pnrr, nella direzione della domiciliarietà disegnata dalla riforma».

Due anni fa, quando come Patto per la Non Autosufficienza chiedemmo di inserire la riforma della non autosufficienza, abbiamo valutato che per la materia di cui stiamo parlando, politicamente debole, fosse prioritario avere un aggancio ai tempi certi dettati dal Pnrr. Ora è chiaro che il banco di prova della credibilità dell’intera riforma sarà la prossima legge di bilancio, perché è evidente che le risorse sono necessarie

Cristiano Gori

Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità, commenta così l’approvazione da parte del Senato del “ddl Anziani”: «Siamo molto soddisfatti per questo risultato che rappresenta una riforma storica nei servizi di cura e assistenza. Integra in modo organico interventi sanitari, sociosanitari e sociali nella logica dell’assistenza primaria a favore della popolazione anziana e in particolare di quella in stato di fragilità sociosanitaria». L’attuazione della riforma «darà una decisa boccata di ossigeno al nostro Ssn in affanno a causa della congestione dei pronto soccorsi e delle tante ospedalizzazioni improprie che impegnano risorse professionali sempre più esigue e sotto pressione. Darà vita, inoltre – aggiunge Milanese – a un sistema di riconoscimento del valore sussidiario del privato accreditato anche non profit, di cui è espressione principale e naturale la cooperazione sanitaria. Una riforma che finalmente centra la necessità di modernizzare e civilizzare le regole su autorizzazione e ac­creditamento degli erogatori impegnati nel continuum assistenziale sociosanitario. Soprattutto potrà essere assicurata a migliaia di anziani una qualità di vita migliore, grazie con un’assistenza qualificata a casa propria. Importante infine la previsione, a cui andrà data concreta attuazione nei decreti delegati, relativamente all’individuazione di percorsi formativi idonei allo svolgimento di attività professionali nell’ambito della cura e dell’assistenza alle persone anziane non autosufficienti nei diversi setting. Come Confcooperative Sanità – conclude Milanese – lavoreremo affinché sia finalmente riconosciuta e implementa, a livello nazionale, la figura dell’Operatore Sociosanitario Specializzato, con importanti ricadute occupazionali e il superamento delle disuguaglianze territoriali».

Foto Unsplash

Articolo modificato alle ore 14:37 del 9 marzo 2023

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