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Strage Crotone, Ignazio, volontario Croce Rossa: «Era un tappeto di morti»
Si stima che a bordo ci fossero tra le 150 e le 200 persone. I dati registrati parlano di 81 superstiti, 63 morti accertati, tra loro 14 bambini. «Erano a poche centinaia di metri dalla costa», racconta Ignazio Mangione, volontario della Croce Rossa e direttore del Cara di Crotone. «Una scena drammatica come quella di ieri non l’avevo mai vista prima. I sopravvissuti sono in uno stato di profondo shock. Sulla spiaggia c’era una mamma con la faccia insanguinata: cercava i figli e non li trovava»
di Anna Spena
Afghani, pakistani, ma anche iracheni, iraniani, siriani. Soprattutto famiglie. Famiglie con neonati, bimbi piccoli, figli adolescenti. Sono partiti dalle coste turche. Dalle prime testimonianze raccolte sembrerebbe che questo viaggio della morte sia iniziato quattro giorni fa, da Smirne. «Vedevano già la costa», racconta Ignazio Mangione, volontario della Croce Rossa e direttore del Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Crotone.
«Dopo giorni in mare aperto», dice Mangione, «i telefoni cellulari si erano agganciati a qualche cellula, avevano il segnale». Ce l’avevano quasi fatta. «Fino ad ora», continua, «sono 81 i superstiti, 63 le vittime accertate, tra loro 14 bambini, anche un neonato di pochi mesi e due gemellini di pochi anni». Si stima che a bordo ci fossero complessivamente tra le 150 e le 200 persone.
La costa era vicina poche centinaia di metri. Ma stando alle prime informazioni raccolte l’imbarcazione si è infranta contro una secca, il mare era molto agitato, le persone sono precipitate in acqua. Il barcone si è spezzato. «Ieri mattina, alle cinque, la questura ci ha allertati. Noi volontari della Cri pensavo che fosse un altro sbarco spontaneo. Una volta lì ci siamo resi conto che la situazione era diversa, siamo intervenuti con 4 ambulanze e 20 volontari. Davanti a noi, da un lato, i sopravvissuti in condizione citriche, dall’altro la spiaggia che era diventata un tappeto di morte. Proprio brulicava di cadaveri».
La Croce Rossa ha spostato una parte dei migranti in ospedale e un’altra al Cara per le attività di accoglienza. «Tutti i sopravvissuti», spiega Mangione, «sono in uno stato di profondo shock. Sulla spiaggia c’era una mamma con la faccia insanguinata, si era rotta il naso nell’impatto. Cercava i figli e non li trovava. Qualcuno ha raccontato che chi si trovava sul ponte superiore è saltato in acqua e ha avuto più possibilità di sopravvivere nuotando fino alla riva. Chi si trovava nella stiva è rimasto intrappolato. Qualcuno è morto mentre provava a raggiungere la spiaggia».
«Io sono anni che mi occupo di immigrazione e sbarchi, imbarcazioni che partono dalla Turchia e interessano tutta la costa Ionica della Calabria, ma una scena così drammatica come quella di ieri non l’avevo mai vista». La Croce Rossa, che gestisce il Cara di Crotone, ha attivato il servizio di Restoring family links: «Raccogliamo le richieste, incrociamo i dati e cerchiamo di mettere in relazione i sopravvissuti».
Credit foto Croce Rossa
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