Mondo

Ucraina, Halyna e le altre fuggite a Milano

Esce a un anno dall'inizio dell'invasione “Ucraina: grammatica dell’inferno” volume realizzato da Filippo Poletti in collaborazione con la Fondazione Progetto Arca e in particolare con le donne ucraine rifugiate e accolte nelle strutture milanesi con i loro figli. Accanto al testo dell’autore, infatti, ogni capitolo è commentato dai pensieri e dalle riflessioni delle donne

di Antonietta Nembri

Come si racconta una guerra? Filippo Poletti, giornalista e scrittore, ha scelto una modalità originale: scrivere una grammatica, mettere in fila dalla A alla Z le parole che dicono di come il mondo, il nostro mondo, sia cambiato dal 24 febbraio 2022.
Ma non ha scritto solo una cronaca, battaglie, analisi geopolitiche, ha scelto di farlo dando voce alle donne ucraine. E, così ogni capitolo raccoglie un pensiero, una riflessione scritta da una profuga. In occasione della presentazione pubblica del libro “Ucraina: grammatica dell’inferno” (Lupetti editore, pp. 240, euro 24,90) Poletti ha raccontato la genesi del volume. Tre eventi lo hanno come guidato, ricorda: l’impatto con una bandiera ucraina, esposta fuori da un palazzo con un centinaio di persone in silenzio ai primi di marzo dello scorso anno; poi il volantino distribuito a San Donato Milanese da una bambina italo-ucraina, «se una bimba di nove anni scende in piazza io che cosa posso fare? Devo scrive un libro» si era detto. L’ultimo episodio a Rho dove Poletti si imbatte in una fila di camion con il logo di Progetto Arca.

I Tir erano quelli che fin dalle prime settimane grazie alla sinergia tra Fondazione Progetto Arca e Fondazione Fiera Milano (alla presentazione del libro era presente Enrica Baccini, responsabile Area Studi della fondazione) hanno iniziato a portare aiuti umanitari alle popolazioni ucraine in fuga.
«Grazie ai nostri donatori abbiamo un fondo di emergenza che si ha permesso di partire subito per portare aiuto», racconta Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca. «Nella prima fase abbiamo assistito i profughi in Romania e in pochi giorni in un Palasport che ci avevano messo a disposizione abbiamo accolto 10mila persone. Quando siamo entrati in Ucraina abbiamo realizzato un punto mensa a Černivci…».
Ma l’azione di Progetto Arca si è sviluppata anche in Italia con un primo hub nel sottopasso Sammartini (nei pressi della Stazione centrale di Milano) da cui sono passati 10mila profughi soprattutto donne e bambini; ora l’accoglienza delle donne e dei bambini prosegue all’Hub126 (qui la news) e nelle strutture della Fondazione come racconta Costantina Regazzo nell’intervista.

Nel libro a colpire sono le testimonianze come quella di Halyna

Ho 36 anni:
la notizia dell’attacco all’ospedale di Mariupol
è ciò che mi ha spinto
a lasciare l’Ucraina.
Ho pensato
che se non c’era pietà per i bambini,
che sono il futuro,
mai più ci sarebbe stata
per una donna come me.
Ho preso l’essenziale,
chiuso la porta
e sono scappata.

O come il grido di dolore di Angela, fuggita a Milano

Sono arrivata a Milano
il 4 aprile 2022.
È proprio vero:
non si può fare niente,
solo pregare e sperare,
sperare e pregare.

Nella sua prefazione Poletti scrive: “Il libro che presentiamo non ha la pretesa di dire l’ultima parola su questa guerra, perché al momento di andare in stampa il conflitto, pur avendo un capo irresponsabile, ossia il presidente russo Vladimir Putin, non ha ancora visto una coda o la fine. Vuole essere – lo scriviamo tra virgolette – una “Guernica” dei nostri giorni ossia una testimonianza in bianco e nero (ad eccezione della copertina) di quanto accaduto nel 2022 fino all’inizio del 2023. Un “olio su carta”, dunque, con protagonista una matrioska: è l’orrore nell’orrore della guerra che lascia dentro di noi il vuoto della desolazione”.

Nell'immagine in apertura da sx Stanislàv Plakhòtnyi, console d’Ucraina a Milano; Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca; Enrica Baccini, responsabile Area Studi di Fondazione Fiera Milano e Filippo Poletti, foto di Marco Passaro – Fotogramma

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