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A bordo della Sea Eye: «Il mal di mare e il senso di colpa di sentirsi inutile»

La giornalista e fotografa Martina Morini si è unita all'equipaggio della nave umanitaria in rotta verso il Mediterraneo centrale: «Non è solo il fisico a soffrire. All'interno della nave tutti noi abbiamo un ruolo ed un turno di lavoro. Uno solo di noi che sta male significa il doppio del lavoro per qualcun altro e quando a stare male è meta dell'equipaggio significa che gli altri non si fermeranno un attimo. Questo pensiero si insinua nella mia mente come un tarlo»

di Martina Morini

C'è solo una cosa peggiore di avere la nausea e vomitare: avere la nausea e non vomitare. La Sea Eye 4 ha lasciato il porto spagnolo di Burriana alle 10.05, siamo partiti da meno di un'ora e la costa sè ancora visibile che già uno dei miei incubi peggiori si realizza. Il mal di mare.

É una giornata troppo bella per passarla a vomitare ma in meno di mezzora siamo in quattro affacciati dal ponte, con una colorito verdastro e lo sguardo lontano. Cerco di mettere in pratica tutto quello che mi hanno insegnato ai corsi pre partenza: guardo l'orizzonte respiro profondamente, provo a mangiare cose secche, provo a dire al mio corpo che va tutto bene ma niente sembra darmi sollievo. Il mare ti inganna, non sembra per niente agitato ma le onde sono lunghe, alte, la nave sembra un bicchiere di plastica vuoto in un torrente, galleggia si muove da una parte all'altra non ha pace. E noi con lei.

La sensazione e quella di avere una marea acida dentro di te che sale, tocca tutti i tuoi sensi e poi si ritira per tornare qualche istante dopo ancora piu forte. C'è l'odore del carburante, che emerge dalla sala macchine, caldo e avvolgente, si mescola a quello del grasso degli ingranaggi e mi prende all gola ogni volta che provo ad entrare. La marea ce l'hai dentro e sai che non potrà passare finche non riuscirai ad espellerla.

Non è solo il fisico a soffrire. All'interno della nave tutti noi abbiamo un ruolo ed un turno di lavoro. Uno solo di noi che sta male significa il doppio del lavoro per qualcun altro e quando a stare male è meta dell'equipaggio significa che gli altri non si fermeranno un attimo. Questo pensiero si insinua nella mia mente come un tarlo , il senso di colpa di non essere utile, di non riuscire a fare abbastanza mentre il tuo corpo sembra lottare contro di te. Il mio compito, dal lunedì al venerdì , è assistere la cucina per lavare le pentole della cena, riporle, fare le lavastoviglie, assicurarmi che tutto sia pronto quando alle sei tutto l'equipaggio arriva per la cena. Stasera non riesco neanche a varcare la soglia che porta all'interno, guardo il sole sparire mentre l'aria si raffredda e la mia marea sale ancora una volta e finalmente emerge.


Le puntate precedenti:

Giorno zero. Pronti a ripartire per salvare vite nel Mediterraneo: il diario a bordo della Sea Eye

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