Politica

Fontana: passare dai beni pubblici ai beni comuni

Dialogo a tutto campo sui maggiori nodi del welfare e del sociale con il presidente uscente di Regione Lombardia e candidato in corsa con il centrodestra per il secondo mandato: «Coprogettazione e coprogrammazione sono null’altro che la giusta attuazione del principio di sussidiarietà e del riconoscimento delle formazioni sociali come momento fondante della capacità di lettura quanto di risposta delle comunità locali ai bisogni del territorio. La sanità territoriale? È la sfida del secondo mandato»

di Redazione

Classe 1952, presidente della Regione Lombardia dal 26 marzo 2018, l'avvocato varesino Attilio Fontana corre con la casacca del centrodesrra in quota Lega per un secondo mandato alla guida del Pirellone. Se la dovrà vedere con il candidato del centrosinistra e Movimento 5 Stelle Pierfrancesco Majorino (Leggi qui l'intervista) e con la sua ex vice Letizia Moratti in campo per il Terzo Polo di Renzi e Calenda (domani on line la sua intervista). A tutti e tre i candidati VITA ha sottoposto cinque questioni cruciali. Ecco le risposte di Fontana.

Gli operatori sociali sono ancora troppo spesso considerati dalla pubblica amministrazione come fornitori di servizi di welfare. La Corte Costituzionale con la sentenza 131/2020 disciplina e incentiva l'utilizzo delle formule della coprogettazione e coprogrammazione in una logica paritaria fra ente amministrativo e soggetto di Terzo settore Pensa di valorizzare questo approccio? Come farlo concretamente?

Coprogettazione e coprogrammazione sono null’altro che la giusta attuazione del principio di sussidiarietà e del riconoscimento delle formazioni sociali come momento fondante della capacità di lettura quanto di risposta delle comunità locali ai bisogni del territorio. È fondamentale rendere elementi costitutivi dei percorsi di attuazione e di creazione dei piani di zona per le politiche sociali e dei partenariati per i servizi di interesse collettivo questi due strumenti. La politica locale deve passare da una visione del bene pubblico al riconoscimento dei beni comuni. Solo così il territorio potrà riconoscere negli enti senza scopo di lucro e nella volontà delle persone di aderirvi, l’effettivo esercizio della vita pubblica.

Nelle grandi città lombarde, Milano in particolare, comprare casa sta diventando proibitivo, soprattutto per i giovani e per i precari. Come pensa di intervenire?

Una grandissima possibilità di sviluppo è data dal prossimo percorso di attuazione della riforma del Terzo settore. Ossia dal vivere l'housing sociale non solo come strumento nei confronti della fragilità, ma come percorso di inclusione nel tessuto urbano delle giovani coppie, degli anziani, dei lavoratori e di tutte quelle persone che formano un tessuto sociale dove non è il valore economico, ma il valore di qualità della vita, che porta a garantire defiscalizzazione ai percorsi di edificazione e dà facoltà alle amministrazioni locali di diminuire l'impatto di costi di oneri di urbanizzazione. Le città debbono riacquisire una dimensione territoriale di vita comunitaria dove il produrre si accompagni al vivere sociale per chi non deve essere eradicato dal proprio territorio.

Baby gang, aumento del consumo di sostanze, fenomeni di autolesionismo. Dopo i due anni del Covid è esplosa una nuova modalità di disagio di minori e adolescenti che spesso non trova risposta nei servizi. Come pensa di rafforzare la rete di supporto formale e informale?

Abbiamo già posto in essere numerosi interventi in collaborazione con le rappresentanze del Terzo settore, per aumentare in termini quantitativi e migliorare in termini qualitativi i servizi di neuropsichiatria infantile e di dipendenze, laddove il disagio sociale si integra in maniera inscindibile con la malattia mentale e la dipendenza stessa. Poi abbiamo fatto un provvedimento recente per evitare la perdita di figure educative nei servizi sociali e sociosanitari valorizzando la dimensione esperienziale e promuovendo percorsi di formazione professionale per tali operatori. Credo che le baby gang non siano un “problema” ma un sintomo di una offerta insufficiente di luoghi di crescita ed educazione. Per questo nei piani di zona dei servizi sociali abbiano previsto sempre più attenzione a percorsi di prevenzione e di supporto alle famiglie in crisi con percorsi alternativi alla sola dimensione scolastica.

In seguito all'invasione russa in Ucraina non sono state poche le amministrazioni locali, spesso di piccoli municipi, che hanno attivato gemellaggi con l'Ucraina. Sul fronte pace che tipo di impegno si sente di prendere se sarà rieletto Presidente della Lombardia?

La pace è un valore in sé oltre l’identificazione del singolo conflitto e fa parte innanzitutto di una offerta culturale ancor prima che di servizi. Per quel che concerne il fenomeno migratorio ucraino abbiamo voluto come Regione valorizzare con i vari partner del Terzo settore la possibilità dell’accoglienza diffusa e una azione di inserimento sociale e lavorativo e con gli uffici del Garante dell’infanzia ed in collaborazione con l’autorità giudiziaria, abbiamo dato supporto ai minori non accompagnati presenti sul territorio in numero significativo. Siamo la regione italiana che ha accolto il maggior numero di ucraini, su questa strada continuerò ad agire.

L'attivazione delle case e degli ospedali di comunità promosse dal Pnrr spingono verso una revisione/ricostruzione del modello di sanità territoriale che dovrà necessariamente integrare i servizi sanitari propriamente detti e la filiera del socio-assistenziale. In questa cornice quali saranno le caratteristiche principali del nuovo modello targato Fontana?

La sanità territoriale è la sfida del secondo mandato. Il tema non sono solo i luoghi della sanità, ma le professioni ed i percorsi di cura. Si deve agire a partire da una lettura del mutamento dei bisogni di una popolazione più anziana e più cronica rispetto alla quale attivare percorsi di continuità di cura. Avevamo iniziato un percorso di presa in carico delle persone croniche, che rappresentano il 30% della popolazione che consuma il 70% delle risorse del fondo sanitario, che si è dovuto interrompere in epoca Covid. Ora si deve ripartire dalle risorse a disposizione. Ad esempio riconoscendo come il continuum domicilio/ambulatorio/strutture di ricovero non sia una situazione di scelte alternative ma un percorso di appropriatezza. Valorizzeremo e ricercheremo le professionalità adeguate per i punti unici di accesso ai servizi all'interno delle Case di Comunità. Investiremo sulla formazione di tutti gli operatori, ma lavoreremo anche all’attivazione di strumenti di collaborazione tra terzo settore, sanità privata ed hub ospedalieri pubblici che facciano in modo che con il telemonitoraggio e la telemedicina la popolazione abbia nuovi modelli di presa in carico.


foto: Ag. Sintesi

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