Cultura
«Vorrei stare con una down»: l’insostenibile pesantezza delle parole di Sdrumox
Cinquantamila visualizzazioni per un video in cui Daniele Simonetti, in arte Sdrumox, parlando di sesso usa parole inaccettabili sulle donne con disabilità, che rischiano di condizionare negativamente i comportamenti dei giovanissimi. Falabella, presidente della Fish: «Già chiesta la rimozione immediata dei video»
«Io vorrei stare con una down. Non so cosa mi intrighi», ha detto Sdrumox nel dialogo con altri due youtuber, le cui battute vanno tutte sul registro del «Farebbe tutto quello che vuoi», «Non la tratterei male», «Ma tanto lei non lo capirebbe neanche». Quasi 50mila visualizzazioni, per un’ora e quaranta di volgarità che invece nei commenti vengono definite una «puntatona incredibile», «finalmente qualcosa senza censura, senza politicamente corretto». Daniele Simonetti, in arte Sdrumox – già bannato permanentemente da Twitch per un video che la piattaforma ha giudicato zeppo di hate speech – una decina di giorni fa tra bella bro e porca di qua si è esibito in una chiacchierata (se così si può dire) sul sesso con donne «storpie e handicappate».
Una volta, ha raccontato Sdrumox, «ho provato a contattare un centro di volontariato per i down, perché ho questo feticismo di fare amicizia con i down e con i trans», definiti entrambi «anomali». Al video, a seguito delle critiche, ha fatto seguito una seconda pseudo-intervista fiume, tre ore con lo stesso tono, in cui si menzionano per esempio i commenti critici di qualche persona che «lavora nei centri di riformazione per disabili».
«Parole dure e inaccettabili, come pure diversi commenti a quei video», denuncia Vincenzo Falabella, presidente della Fish. Fish ha già contattato YouTube, chiedendo la rimozione immediata dei video (che al momento sono ancora online) e chiederà alla Polizia Postale di procedere nei modi più opportuni, perché non è accettabile che il web diventi sempre più un ricettacolo di incitamento alla violenza, di ignoranza e di offese gratuite. «Frasi a dir poco dure, che provengono da giovani, in una sede diffusissima tra i giovani stessi: questo la dice lunga su quanto lavoro vi sia ancora da fare, sul piano culturale, per combattere l’intolleranza e le parole di odio a tutti i livelli. In tal senso non posso che condividere la richiesta proveniente dal nostro Gruppo Donne di coinvolgere tutte le organizzazioni rappresentative di persone con disabilità nel promuovere, sviluppare e monitorare iniziative dedicate a combattere il linguaggio e le azioni d’odio, prevedendo anche specifici servizi di supporto alle vittime», sottolinea Falabella.
Il gruppo Donne della Federazione ritiene infatti che «le parole sessiste e maschiliste utilizzate in questo video, oltre ad offendere le donne con disabilità, generano violenza ed essendo prodotte e ascoltate da giovani, di cui molti sono adolescenti, vista la diffusione tra di loro dei social media, possono di certo condizionarne negativamente i comportamenti». Sullo sfondo il problema generale, ovvero «che in Italia, purtroppo, l’incitamento all’odio nei confronti delle persone con disabilità, basato su pregiudizi e stereotipi, non è considerato reato penalmente perseguibile, mentre invece andrebbe esteso l’elenco dei reati, per includerlo quale forma di discriminazione basata sulla disabilità».
Una vicenda analoga si era verificata nemmeno due mesi fa durante una puntata di Muschio Selvaggio con Fedez, Luis Sal e Emanuel Cosmin Stoica. Anche qui era stato sdoganato, propugnandolo per ironia, un messaggio che sottintende l’idea di una donna oggetto, in una posizione subordinata all’uomo, cosa che non fa altro che alimentare la cultura che porta alla violenza di genere e alla violenza sessuale, rispetto a cui le donne con disabilità sono ancora più esposte.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.