Economia
Le imprese sociali, uno strumento di innovazione
Tendenze e prospettive dopo la Riforma sono state al centro dell’incontro organizzato a Roma da Terzjus e Unioncamere, occasione per presentare anche il 3° Quaderno di Terzjus realizzato dall’osservatorio giuridico del Terzo settore che analizza i dati emergenti dalla sezione apposita del Registro delle imprese
La novità rappresentata dalle imprese sociali è una parte della Riforma del Terzo settore che è particolarmente apprezzata. A dirlo, i dati snocciolati oggi nel corso del seminario promosso da Terzjus, Osservatorio giuridico del Terzo settore e da Unioncamere. Nel suo intervento Luigi Bobba, presidente di Terzjus, ha espresso un auspicio e cioè che possa accadere con la nuova impresa sociale come disegnata dalla Riforma quanto già avvenuto con le cooperative: esportare la formula anche a livello europeo.
Come ricordato più volte nel corso degli interventi pur non essendo ancora efficaci le norme fiscali, la fisionomia delle imprese sociali sta significativamente mutando. Dall’analisi dei dati della sezione ad hoc del Registro delle imprese, emerge un’impresa sociale sempre più plurale nelle sue forme giuridiche. In particolare, la componente delle società di capitali è in costante aumento rispetto a quella delle cooperative sociali, che comunque rimangono la forma giuridica nel complesso più utilizzata. Gli effetti della Riforma si fanno sentire, e non solo sul numero di “nuove” imprese sociali, che cresce ad un ritmo elevato, ma anche sulla composizione interna di questa categoria di soggetti. La prospettiva è un intensificarsi di questa tendenza nel momento in cui le misure fiscali otterranno il nulla-osta della Commissione europea.
Scavando nei dati della sezione del registro delle imprese Claudio Gagliardi, vicesegretario Unioncamere ha osservato come pur rappresentando l’1% delle imprese attive le 20mila imprese sociali sono tutt’altro che marginale sul fronte dell’occupazione pesando il 3,7% sul totale. Un peso che è «maggiore nelle aree più marginali», ma soprattutto ha sottolineato ancora Gagliardi «nel flusso delle assunzioni ci sono più laureati e persone con higth skills». Nella distribuzione territoriale c’è una prevalenza di Sud, Centro e Nord Ovest. Da parte sua Antonio Fici, direttore scientifico di Terzjus ha presentato il nuovo quadro giuridico sottolineando che la principale novità del sistema è che la disciplina che regola le imprese sociali «non è più isolata». Le imprese sociali sono anche iscritte al Runts «favorendo una mobilità interna». Fici ha anche osservato che molte delle nuove srl nascono da grandi cooperative sociali che creano un’impresa sociale come ente strumentale per attività diverse.
Un approfondimento tra registro imprese e Runts è stato fatto da Pierluigi Sodini, responsabile servizio Registro Imprese e Anagrafi camerali Unioncamere che in un grafico ha mostrato come tra gli iscritti al Runts il 30% è rappresentato da imprese sociali.
Per Paolo Venturi, direttore di Aiccon, la complessità ed eterogeneità delle imprese sociali è un valore «Quando uscì la legge ci si chiedeva “che ne sarà delle cooperative sociali?” oggi vediamo che le cooperative sociali si dotano di imprese sociali per poter allungare la filiera». Si tratta in pratica di uno strumento per fare innovazione orientando verso l’impatto sociale.
Sulla nuova fiscalità e le altre misure di promozione è intervenuto Gabriele Sepio, segretario generale Terzjus sottolineando i diversi temi sul tappeto quali la defiscalizzazione degli utili investiti, gli incentivi alla capitalizzazione e le premialità previste dal decreto 117. Per Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà è fondamentale l’esistenza di un ecosistema pur dicendosi stupito della crescita delle imprese sociale «malgrado la riforma fiscale non sia arrivata ancora la traguardo. Ma è evidente che nel nostra Paese è presente un sentiment che favorisce questa forma soprattutto tra i giovani».
La dimensione europea è stata affrontata da Gianluca Salvatori, Segretario Generale Euricse e in videoconferenza da Alessia Di Gregorio, vicecapo unità “Prossimità, Economia sociale & Industrie creative” Dg Grow della Commissione europea. A concludere l’incontro Giuseppe Tripoli, segretario generale Unioncamere che nel sottolineare come «le imprese che investono in relazioni sono quelle più performanti e che assumono persone più qualificate» ha parlato di un’ibridazione tra Terzo settore ed economia «ci sono realtà economico sociali che si prefiggono di crescere. La dimensione sociale dell’economia e la dimensione economica del sociale: per questo le imprese sociali sono una componente importante della forza della nostra economia».
In apertura photo by Patrick Perkins on Unsplash
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