Mondo

Al via la COP15 sulla biodiversità, l’ultima chiamata per salvare chi popola il pianeta

Sono 190 i Paesi sono riuniti a Montreal in Canada per trovare un accordo sulla tutela di ambiente, animali e vegetali

di Redazione

“L’umanità è diventata un’arma di estinzione di massa” a causa del “nostro appetito senza limiti per una crescita economica incontrollata e diseguale”. Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha inaugurato la COP15 di Montreal, in Canada, l’evento Onu che si occupa di tutelare la biodiversità delle specie animali e degli ambienti naturali del pianeta. Alla conferenza, presieduta dalla Cina, che avrebbe dovuto ospitare l’evento nel 2020 e che è già stato rimandato quattro volte, partecipano 190 Paesi che fino al 19 dicembre cercheranno di raggiungere un accordo definito da Guterres come “l’ultima possibilità” per salvare la natura e le specie che la popolano da una “distruzione irreversibile”. Sono infatti più di un milione le varietà di animali e vegetali minacciate dall’estinzione e che stanno sparendo mille volte più velocemente rispetto al normale.

L’obiettivo è di raggiungere un obiettivo ambizioso, ma che cerchi di impegnare concretamente gli Stati, come quello stabilito dalla Conferenza di Parigi sul clima dl 2015 di contenere il cambiamento climatico entro il grado e mezzo limitando le emissioni inquinanti. Lo slogan che circola a Montreal è quello di raggiungere “30-by-30”, cioè che ogni Paese si impegni a tutelare almeno il 30% del suo territorio, compreso quello marittimo entro il 2030. Già 110 Paesi hanno annunciato il loro sostegno all’iniziativa, anche se il precedente accordo, scaduto nel 2020 e che prevedeva la protezione del 17% del suolo e il 10% delle aree marine, è rimasto in gran parte lettera morta.

Una spesa da 700 miliardi di dollari

Altri dei 23 obiettivi proposti, come il ripristino delle aree naturali, la riduzione dei pesticidi, la lotta conto le specie invasive e per un’agricoltura e una pesca sostenibile, dovranno essere misurati e monitorati regolarmente. Il tema fondamentale sarà quello del finanziamento, perché si stima siano necessari oltre 700 miliardi di dollari l’anno per questi scopi. Una cifra ingente, ma molto inferiore ai 3000 miliardi di dollari che, secondo l’Onu, sono persi ogni anno a causa del degrado ambientale.

Una tema la cui convenienza va ben oltre la questione economica. ”La cura degli ecosistemi richiede uno sguardo che vada aldilà dell’immediato, perché quando si cerca solo un profitto economico rapido e facile, a nessuno interessa veramente la loro preservazione”, scriveva Papa Francesco nell’enciclica Laudato Sì , che dedica un’intera sezione ai rischi della biodiversità, “ma il costo dei danni provocati dall’incuria egoistica è di gran lunga più elevato del beneficio economico che si può ottenere. Nel caso della perdita o del serio danneggiamento di alcune specie, stiamo parlando di valori che eccedono qualunque calcolo. Per questo, possiamo essere testimoni muti di gravissime inequità quando si pretende di ottenere importanti benefici facendo pagare al resto dell’umanità, presente e futura, gli altissimi costi del degrado ambientale”.

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