Welfare

Dove sta bene un bambino autistico, stanno bene tutti

La Fondazione Fracta Limina, in collaborazione con la cooperativa sociale Fabula Onlus, ha realizzato il libriccino "Io sento vedo percepisco in modo diverso", con l'obiettivo di comunicare ai più piccoli le specificità sensoriali dei compagni autistici, perché tutti possano stare meglio in classe.

di Veronica Rossi

Iosed è un bambino, che – come tutti i suoi amici – ha voglia di giocare, divertirsi e, soprattutto, di andare a scuola e imparare. I suoi sensi, però, funzionano in maniera differente rispetto a quelli della maggior parte dei suoi compagni; per questo motivo, in classe, può capitare che abbia delle difficoltà a seguire e a sentirsi a suo agio. Gli insegnanti e gli altri studenti non sempre si accorgono di quello che lo fa stare male, perché sentono in modo diverso rispetto a lui. C’è bisogno di dialogo e di comprensione reciproca, perché la scuola possa diventare un luogo davvero accogliente. E, così, maestri e alunni scoprono che in un ambiente attento alle esigenze di tutti si sta meglio. “Io così sto bene e sono più felice”, dice Iosed, “ma siamo tutti più felici e comprendiamo meglio”.

Questa è la storia raccontata nel libro Io sento vedo percepisco in modo diverso – il nome Iosed è proprio un acronimo derivato dal titolo –, realizzato dalla Fodazione Fracta Limina, nata nel 2018 da un gruppo di genitori di bambini e ragazzi autistici ad alto carico assistenziale, insieme alla cooperativa sociale Fabula Onlus. “Lo spettro è ampio e le persone al suo interno sono molto differenti tra loro, ma circa il 90% di esse ha in comune una iper o ipo sensibilità sensoriale”, afferma Mario Ciummei, presidente della Fondazione. “A noi non interessa quale sia il livello cognitivo di Iosed: la scuola è una parte importantissima della vita di un bimbo con autismo – come di quella dei coetanei – e renderla più accogliente è qualcosa che può far stare bene tutti”.


L’elaborazione delle informazioni che arrivano dai sensi, infatti, non sono le stesse tra chi è neurotipico e chi invece non lo è. Questo può generare dei fraintendimenti e sfociare, a volte, in vera e propria sofferenza. “Le persone con autismo percepiscono il mondo con un grado di intensità diverso”, dice Marilena Zacchini, educatrice professionale e analista del comportamento con una lunghissima esperienza nel campo della neurodivergenza, che ha collaborato insieme a Dafne Rigoldi alla realizzazione del libro, “per loro anche la cucitura di un calzino può essere insopportabile. Figuriamoci cosa succede nelle scuole, dove ci sono moltissimi stimoli di tutti i tipi. Conosco una ragazza, che ora è laureata, che non è riuscita a dare un esame perché sentiva i rumori delle penne di tutti i compagni che scrivevano; ha superato il test alla sessione successiva, quando le è stato permesso di indossare delle cuffie”. Una classe, per un bambino nello spettro, può comportare un sovraccarico davvero importante: tra l’insegnante che parla, i compagni che si muovono e i cartelloni attaccati alle pareti – solo per fare qualche esempio – seguire la lezione diventa difficilissimo per chi fatica a selezionare gli stimoli. “Mi è capitato che un’adolescente mi scrivesse una lettera per raccontarmi la sua disperazione nel non riuscire a rimanere in classe”, ricorda l’esperta, “e anche di parlare con un ragazzino che, facendo un lavoro sulla sensorialità, mi ha detto che si sentiva come l’acqua: aveva bisogno del contatto con una superficie per percepire il proprio corpo. È un tema sicuramente complesso, che tuttavia va approfondito, soprattutto da chi si occupa di educazione – ma non solo – perché, quando poi ci sono comportamenti bizzarri, quando scatta l’urlo o i saltelli, magari abbiamo paura o siamo infastiditi, senza pensare che queste reazioni sono suscitate da qualcosa”.

Rispettare la fisiologica diversità individuale nel modo di percepire il mondo, quindi, fa davvero la differenza nell’ambiente scolastico. Ma, perché questo succeda, tutti – insegnanti e allievi – devono essere consapevoli del fatto che la sensorialità può essere differente per alcune persone. Ed è proprio per supportare questo percorso di scoperta che è nato Iosed. “Abbiamo pensato di creare uno strumento per dare spunti di riflessione, soprattutto ai più piccoli, su cosa possa dare fastidio in una classe”, dice Ciummei. “Per esempio, il tono di voce che si usa nell’aula o la confusione a ricreazione”. Nel libriccino, sono proposte anche delle soluzioni, come il gioco in piccolo gruppo o l’ingresso in aula leggermente posticipato, per evitare la calca che accompagna il suono della campanella. Dal testo e dalle bellissime illustrazioni realizzate da Giuditta Bertoni è stata ricavata anche una breve animazione, che può essere utilizzata nei percorsi con gli studenti. “Siamo andati a parlare di sensorialità all’interno delle scuole primarie”, conclude Ciummei, “e distribuiamo il pdf del libro a chi ci contatta via mail o attraverso i social: è un’operazione che non ha alcun fine di lucro, è indirizzata solo ad aiutare nella comprensione del modo di sentire di chi si trova nella condizione dei nostri figli. Quando abbiamo presentato il libro a Milano, nel corso di Bookcity, hanno partecipato circa 130 persone, in gran parte insegnanti ed educatori: ne siamo felici, perché significa che su questo tema c’è voglia di informarsi e di capire come adattare meglio l’istruzione alle esigenze di tutti”.

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