Famiglia

Lo strabismo degli adulti su bambini e adolescenti

Italiani preoccupati per l'aumento della dispersione scolastica ma contemporaneamente favorevoli alle bocciature. Adulti spaventati dalle baby gang, ma convinti che la stretta legalitaria conti più dell'aumentare le attività ricreative, sportive o ludiche. Ecco i dati dell'annuale indagine di Demopolis per Con i Bambini sugli italiani e la povertà educativa minorile

di Sara De Carli

Nell’ultimo anno scolastico, oltre 80mila studenti non hanno maturato una frequenza a scuola sufficiente per poter essere scrutinati, cioè sono stati bocciati per troppe assenze: una città di studenti fantasma grande quasi come Brindisi o Como, che va ad aggravare l’annoso problema dell’abbandono scolastico. Si tratta, per il 67% degli italiani, di un fenomeno “allarmante” e da affrontare con “urgenza”: lo scarso apprendimento scolastico preoccupa il 62% degli italiani, quasi il 10% in più rispetto alla rilevazione del 2019. Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine promossa dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, realizzata dall’Istituto Demopolis in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che si celebra il 20 novembre. L’indagine è stata realizzata su un campione nazionale di 3.540 intervistati, dal 3 al 10 novembre 2022.

«Attraverso questa indagine sono emerse le criticità del sistema scolastico, ma anche le potenzialità che una comunità può esprimere», commenta Marco Rossi Doria, presidente di Con i Bambini. «Cresce tantissimo la consapevolezza del ruolo delle comunità educanti, ovvero di una responsabilità diffusa e condivisa della crescita dei nostri bambini e bambine, ragazzi e ragazze e che non possiamo lasciare indietro i ragazzi e i bambini delle troppe aree povere d’Italia». Oggi infatti l’85% degli italiani pensa che la responsabilità della crescita dei minori sia di tutta la comunità: erano il 46% nel novembre 2019.

La scuola

Per gli italiani, oggi i problemi della scuola riguardano soprattutto le strutture troppo vecchie (64%) ma subito dopo (per il 58%) vengono i problemi sono relativi alla carenza di attività di recupero per i ragazzi in difficoltà e quindi c’è un 56% di italiani che pensa che i problemi della scuola dipendono dalla motivazione degli insegnanti. Abbandono e dispersione scolastica e motivazione degli studenti “fanno problema” rispettovamente per il 53% e il 52% degli italiani.

Circa 6 italiani su 10 rintengono che abbandono e dispersione scolastica siano peggiorati nell’ultimo biennio, con una lieve differenza di percezione tra genitori (55%) e insegnanti (67%). I ragazzi, secondo gli italiani, purtroppo perdono la via di scuola soprattutto per la fragilità del contesto familiare di origine (74%) e per l’inadeguatezza della scuola rispetto a serie strategie di recupero (63%) e delle istituzioni locali nel prevenire o trattare il fenomeno (58%), ma anche per la vacuità del sistema di relazioni famiglia-scuola-istituzioni (57%). Solo per il 38% del campione l’abbandono scolastico è dovuto alla carenza di risorse specifiche e per il 26% per il contesto migratorio della famiglia di origine. Per il 61% degli italiani è stato comunque giusto bocciare per troppe assenze anche in un anno fortemente segnato dal Covid.

Senza mai citarlo esplicitamente, quest’anno l’indagine ha toccato anche la questione del merito: per la maggioranza degli italiani vanno supportate équipe stabili di docenti capaci di favorire didattiche innovative specialmente nelle aree più fragili, mentre meno del 30% degli italiani pensa che vadano premiati i singoli docenti capaci di favorire didattiche vincenti, indipendentemente dai diversi contesti. «Una tendenza a puntare sulla scuola che riduce i divari, che emerge chiaramente anche nella indicazione data dagli italiani per sostenere con maggiori risorse le scuole che riducono le disuguaglianze tra studenti (72%) rispetto alla scelta di sostenere con più risorse le scuole con un alto tasso di risultati buoni o ottimi degli studenti per trainare il sistema di istruzione (20%)», ribadisce Rossi-Doria.

Spaventati dagli adolescenti

L’indagine individua alcuni indici che parlando di un’Italia adulta che all’indomani dell’emergenza pandemica si scopre “spaventata” da alcuni fenomeni che riguardano una minoranza dei minori, spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento: «Non a caso, la principale preoccupazione individuata dai cittadini, pensando ai bambini e agli adolescenti nel nostro Paese, è la diffusione della violenza giovanile e delle baby gang (76%), ma anche la dipendenza da smartphone e tablet (73%), gli episodi di bullismo o cyberbullismo (69%) ed il consumo di alcol e droga (63%)».

La riduzione della socialità e di stimoli esterni alla scuola dopo il biennio del Covid preoccupa solo un italiano su tre (31%). Un Paese quindi che stenta a fare autocritica, ma appare molto critico sulle derive più estreme del disagio fra i ragazzi, sebbene si tratti di situazioni circoscritte e marginali, per quanto gravi.

L’indagine entrando nel fenomeno delle baby gang, rileva un’opinione pubblica che chiede innanzitutto un migliore controllo e una conoscenza maggiore dei genitori sulle vite dei figli (75%). Oltre la metà del campione sollecita anche una stretta legalitaria: un più efficace presidio delle forze dell’ordine (53%) e maggiore sorveglianza delle comunicazioni sui social e sulle chat da parte della Polizia Postale (52%). Poco meno di 6 su 10, per contrastare derive violente, suggeriscono la necessità che i minori possano avere accesso più esteso ad attività ricreative, sportive o ludiche fuori dalla scuola.

Le disuguaglianze

Per il 74% degli intervistati le disuguaglianze tra i minori in Italia sono aumentate nell’ultimo biennio. Le opportunità valgono spesso per pochi: poco più di 4 italiani su 10 ritengono adeguato il contesto in cui vivono in termini di strutture sportive, scuole, spazi verdi attrezzati. Solo un terzo può dichiarare di vivere in città dove cinema, teatri, librerie, asili nido e strutture per l’infanzia possano essere definiti adeguati. Non è – ed una maggioranza di cittadini ne è consapevole – un’Italia a misura di bambini e ragazzi.

Come dicevamo, la convinzione che non spetti solo alla scuola presidiare la crescita dei ragazzi è oggi diffusissima fra i cittadini e analogamente si è affermata nell’opinione pubblica la chiara distinzione tra povertà educativa e povertà economica. I benefici delle attività extrascolastiche sono ampiamente testimoniate dai genitori di ragazzi che possono sperimentarle: i bambini e gli adolescenti socializzano e maturano senso di comunità (63%), spirito di gruppo (62%), sicurezza personale ed autostima (58%). Imparano a rispettare le regole (56%), acquisiscono interesse per le cose (51%) e responsabilità personale (50%). Ma sono ancora troppo pochi, in Italia, i minori che possono sperimentare i preziosi benefici di una comunità che educa.

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