Sostenibilità

Caro governo, cosa aspetti a “liberare” le comunità energetiche?

Il recepimento della normativa europea è finita su un binario morto. Mancano ancora i decreti attuativi al provvedimento che consentirebbe di attivare un numero importate di comunità energetiche rinnovabili di "seconda generazione" e che contribuirebbero a rendere meno onerosa la bolletta in particolare per le fasce di popolazione più fragili. Cosa aspetta l'esecutivo ? Anticipazione dell'inchiesta che trovare sul numero di VITA mensile di novembre

di Luca Cereda

Manca l'ultimo miglio per chiudere il cerchio che darebbe il "la" anche in Italia alla stagione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer). Queste realtà sono un aiuto concreto alle fasce più deboli della popolazione contro il caro bollette, ma anche il primo passo verso una reale transizione energetica in chiave sostenibile per contrastare la crisi climatica in corso. Le Cer però vengono ostacolate da ritardi e burocrazia: per questo oggi Legambiente Kyoto Club e Next, nuova energia per tutti, hanno manifestato stamattina davanti al Ministero dell’Ambiente con lo slogan "Sbloccate le comunità energetiche".

Sono le Cer infatti a costituire un vero e proprio soggetto giuridico che si fonda sulla partecipazione democratica e volontaria dei propri membri. Oggi in Italia sono solo un centinaio quelle attive, ma soltanto 16 sono riuscite ad arrivare a completare l’intero iter di attivazione presso il Gse (Gestore servizi energetici)e di queste solo tre hanno ricevuto i primi incentivi statali.

Questo succede quando sono ormai quasi 5 anni che l’Ue si è dotata di una normativa che vuole agevolare la nascita delle comunità attraverso due direttive introdotte nel 2018 e nel 2019 e prontamente recepite da molti Paesi, soprattutto nel Nord del Continente. Il problema, come spesso succede in Italia, è il loro accoglimento nel nostro ordinamento. Il decreto legge 162/2019, ha permesso la nascita di piccole Comunità energetiche, riconosciute come soggetti giuridici, quello 199/2021 recepisce in via definitiva la direttiva continentale modificando il limite di potenza dei singoli impianti, che passa da 200 kilowatt a un megawatt ed elimina il limite del collegamento alla cabina secondaria, che può gestire un ridotto numero di utenze: le comunità si potranno così allacciare direttamente alle cabine primarie. Queste trasformano l’alta tensione in media tensione e gestiscono migliaia di utenze, capaci di fornire energia fino a quattro Comuni di medie dimensioni o tre quartieri di una grande città.

Tutto risolto e Cer in rampa di lancio? No, perché affinché tutto questo diventi realtà occorrono i provvedimenti attuativi del decreto 199 ancora al vaglio dell’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente).

Questa situazione si sta verificando anche perché manca lo strumento fondamentale per promuovere le comunità energetiche: la mappa che dirà a ciascun cittadino, in base all’indirizzo dell’abitazione, dove e insieme a chi si potrà costituire una Comunità energetica rinnovabile che spetta, come detto, ad Arera. Tale mappa dovrà fornire le informazioni necessarie alle società che distribuiscono l’elettricità nel nostro Paese. Questo strumento sarebbe dovuto arrivare a marzo, ora si spera in una pubblicazione entro la fine del 2022.

«Oltre alle decine di nascenti comunità energetiche in attesa di approvazione, sono migliaia i nuovi impianti green che risultano bloccati a causa di quanto è diventato difficile trovare installatori mentre per via dell’altissima richiesta si è allungata notevolmente l’attesa per pannelli e componenti essenziali come i contatori elettronici. Ma soprattutto ci sono molti ritardi burocratici per l’allacciamento vero e proprio alla rete elettrica», spiega Tiziana Toto, responsabile delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva.


Dal governo Meloni mancano quindi risposte. Emblmetiche però sonole iniziative che gliitaliani,comunque, stanno portando avanti anche loro assenza: sono comunque molti coloro i quali hanno iniziato a mettere pannelli solari sui tetti di case e aziende. Nei primi sei mesi dell’anno sono stati allacciati alla rete elettrica 71.951 impianti fotovoltaici, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2021.

«Dallo scorso marzo, con un decreto approvato dal governo Draghi, se la casa non si trova in una zona in cui c’è un vincolo ambientale, storico, artistico o paesaggistico, non servono più autorizzazioni: l’impianto si può installare con una richiesta chiamata “modello unico”, che impone di inviare una comunicazione al Gse prima dell’inizio dei lavori e quando l’impianto è installato. Nelle intenzioni del governo, la semplificazione dovrebbe incentivare famiglie e aziende a investire nell’energia solare favorendo così la transizione energetica», spiega Sara Capuzzo, presidente di ènostra, il principale fornitore cooperativo nazionale di energia elettrica rinnovabile. Rispetto all’Europa però il confronto oggi è impietoso: in totale nell’Unione sono attive oltre 7mila comunità energetiche che raggiungono 7 milioni di abitanti.

Nel numero di novembre della rivista di VITA andiamo al cuore di questi problemi e raccontiamo di una strada che poteva essere ben avviata, come altrove in Europa, e invece è appena iniziata: in Italia sono oggi solo 100 le comunità energetiche, contro le 7mila in Europa che associano 7 milioni di persone. VITA ne racconta nel dettaglio otto, da Nord a Sud:

  • Magliano Alpi (Cuneo), dove si risparmia facendo comunità;
  • Gubbio (Pg), dove sono le turbine eoliche a dare energia alle famiglie;
  • Bologna, un capoluogo regionale che usa le Cer per alimentare il welfare;
  • Biccari (Fg), che ha tagliatole bollette del 35%;
  • Grezzana (Vr), paese che propone forme di energia di comunità già dal 1923;
  • Berchidda (Ss) che punta sul futuro con la "smart grid";
  • Napoli, nel quartiere periferico di San Giovanni a Teduccio (Na) che dà con la Cer un "calcio" alla polvertà energetica, ma non solo;
  • Ferla (Sr), che con la sua comunità energetica rinnovabile è un modello per la Sicilia;

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Nella foto di apertura il presidio di oggi a Roma promosso dagli attivisti pro comunità energetiche

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