Sardegna, nel “pacco per i poveri” entra la bombola del gas
Il caro energia e la dirompente crisi economica sta allargando a dismisura la fascia delle popolazione che chiede aiuti: famiglie ma anche singoli individui che non riescono più a far fronte alle spese essenziali per vivere. Gli interventi di tre importanti realtà del Terzo settore isolano
La crisi incalza e alimenta nuove povertà. È un fatto ormai assodato da mesi, e lo confermano le richieste in aumento di aiuti in termini di beni di prima necessità. Non solo viveri, non solo indumenti: anche la bombola del gas è molto appetita, visti i rincari degli ultimi tempi. «Uno dei nostri compiti è quello di aiutare le famiglie indigenti. Ma è quasi inutile dare loro da mangiare se non possono cucinare la pasta, il riso o una fettina di carne», va ripetendo da tempo Aldo Meloni, presidente dell’associazione “Casa della Fraterna solidarietà” di Sassari. «Spendiamo duemila euro al mese nell'acquisto di bombole. Non potendo permetterci di soddisfare tutte le richieste, siamo costretti a richiedere l'Isee e accontentare almeno i più indigenti». Chi volesse aiutare questa organizzazione di volontariato, che ha sede negli ex locali della questura del Corso Margherita di Savoia 6, può chiamare al numero 333-5920602.
Da un capo all’altro della Sardegna, il ragionamento è ovviamente identico. La Fondazione “Domus de Luna” di Cagliari ha lanciato il progetto “TiAbbraccio”: generi alimentari e vestiario, ma non solo. Giochi e libri, soprattutto per i più piccoli, ma anche passeggini, culle, seggiolini, fasciatoi. «Durante i momenti di distribuzione della spesa che si svolge all'interno del centro Exmè – spiega Daniela Sechi, coordinatrice del progetto – negli ultimi mesi sono emerse, ogni giorno in maniera sempre più imponente, le difficoltà delle famiglie nell’affrontare le spese relative all’acquisto delle bombole del gas, per cucinare gli alimenti da noi donati. A tal proposito, Domus de Luna ha deciso di aprire una raccolta fondi che ci permette di aiutare i nuclei familiari che non riescono, in questo periodo di estrema difficoltà economica, ad acquistare le bombole».
«Durante i mesi dell’emergenza – prosegue Sechi –siamo stati costretti a concentrare tutti gli sforzi su cibo e beni primari. Era quello di cui c’era e c’è purtroppo più bisogno. Oggi però siamo di nuovo in grado di fare entrambe le cose, cibo e vestiti. E meglio. Il “non negozio” di TiAbbraccio ora ha aperto anche a Quartu Sant’Elena, in un nuovo locale in via Beccaria numero 14. Chi desidera donare abbigliamento in ottimo stato e articoli per bambini può contattarci sempre agli stessi numeri, chiamando o inviando un messaggio WhatsApp al 348-6821703 oppure al 370-1571899».
Analogo servizio nel capoluogo è svolto da alcune parrocchie. Nel mondo del volontariato risulta particolarmente attivo il Centro di ascolto di Nostra Signora di Bonaria, che ha la sede in un locale dell’omonima basilica. Questa associazione, che fa parte della Consulta della Caritas diocesana di Cagliari, per far fronte agli aumenti del costo delle bollette di energia elettrica e del gas, partecipa ai bandi a sostegno delle Odv da parte di enti e Fondazioni bancarie che operano nel territorio, oltre alle usuali fonti di finanziamento.
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