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Il pediatra di base va garantito anche ai figli degli irregolari
In Italia i minorenni stranieri extracomunitari non in regola dovrebbero essere iscritti al SSN e usufruire dell’assistenza sanitaria in condizioni di parità con i cittadini italiani. «Molti di questi bambini ad oggi non sono iscritti al Pediatra di Libera Scelta, anche se affetti da gravi patologie, e in caso di urgenza fanno riferimento ai Pronto Soccorso», racconta Rosalia Maria Da Riol, pediatra della Società Italiana Medicina delle Migrazioni
In Italia i minorenni stranieri extracomunitari non in regola dovrebbero essere iscritti al SSN e usufruire dell’assistenza sanitaria in condizioni di parità con i cittadini italiani”, compresa l’iscrizione al Pediatra di Libera Scelta. Eppure questo servizi non sempre è attivato: «Molti di questi bambini ad oggi non sono iscritti al Pediatra di Libera Scelta, anche se affetti da gravi patologie, e in caso di urgenza fanno riferimento ai Pronto Soccorso», racconta Rosalia Maria Da Riol, pediatra del Centro Coordinamento Regionale Malattie Rare FVG –ASUFC, membro della Società Italiana Medicina delle Migrazioni.
Il quadro normativo nazionale tutela la salute dei minori stranieri, tenendo conto sia delle politiche attive di inclusione sociale, sia dell’accessibilità dei servizi sanitari ma è sostanzialmente applicato in modo incompleto ed eterogeneo a livello delle varie Regioni.
«Nel DPCM 12/01/17- Livelli Essenziali di Assistenza (art. 63) viene ribadito che in Italia i minorenni stranieri extracomunitari non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno “sono iscritti al SSN e usufruiscono dell’assistenza sanitaria in condizioni di parità con i cittadini italiani”, compresa l’iscrizione al Pediatra di Libera Scelta (PLS)», chiarisce la pediatra. «Ma come sempre, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
«La mancata iscrizione -chiarisce- dipende soprattutto da alcuni ostacoli di tipo burocratico amministrativo, tra cui la mancata assegnazione del codice fiscale al bambino e il mancato codice di esenzione, benché entrambe queste possibilità siano stati superati da due recenti Circolari emanate nell’estate di quest’anno dall’Agenzia delle Entrate e dal Ministero della Salute».
La mancata iscrizione dipende soprattutto da alcuni ostacoli di tipo burocratico amministrativo, tra cui la mancata assegnazione del codice fiscale al bambino e il mancato codice di esenzione.
Rosalia Maria Da Riol, Pediatra
La storia di Amir
Al riguardo Da Riol ricorda il caso di Amir, bambino pakistano, che è arrivato in Italia all’età di 4 anni con i genitori e altri due fratelli piu grandi. «Amir era un bambino esile, piccolo di statura con un modesto ritardo dello sviluppo neuro-cognitivo; nei pochi documenti portati dalla madre dal paese di origine non risultava nulla di patologico. Il padre, privo di permesso di soggiorno, portava il piccolo al P.S. solo in caso di effettivo bisogno e comunque nessuno operatore sanitario gli aveva detto che poteva avere le cure di un Pediatra come tutti gli altri bambini italiani. In uno dei rari ingressi al Pronto Soccorso. per “dermatite”, dopo più di due anni, ha avuto la fortuna di incontrare un pediatra più sensibile, o forse semplicemente meno oberato di lavoro, che gli ha fatto fare alcuni semplici accertamenti che hanno evidenziato che è affetto da celiachia. Ebbene ora Amir è seguito da un Pediatra di Libera Scelta, ha una dieta adeguata e sta riprendendo a crescere. Purtroppo, per quanto riguarda lo sviluppo neuro-cognitivo, gli anni persi non si sono potuti recuperare. Se Amir e la sua famiglia avessero avuto le cure continuative di un Pediatra di Libera Scelta appena arrivati, il suo sviluppo sarebbe stato migliore e, paradossalmente, in futuro il costo per la sua assistenza socio-sanitaria sarebbe stato inferiore a quello che probabilmente sarà».
Le condizioni dei bambini migranti
Sono circa 1.054.315 i minorenni stranieri in Italia (al 31.12.21) secondo il Rapporto annuale sulle Migrazioni – Fondazione ISMU; Di questi circa il 50% è nato in Italia, i rimanenti sono minori arrivati con i familiari oppure da soli, in fuga da Paesi colpiti da guerre e persecuzioni. Sin dagli anni ’90, con l’aumento dei flussi immigratori in Italia, i pediatri si sono occupati di questa popolazione minorile estremamente eterogenea e in continua evoluzione, nella consapevolezza che la salute di questi bambini era ed è condizionata da numerosi fattori. «Nel percorso di accoglienza sanitaria è importante infatti tener conto del loro Paese di origine, delle eventuali specifiche patologie endemiche (malaria, parassitosi ecc.), dei differenti livelli di copertura vaccinale, di eventuali traumi e violenze subiti durante il percorso migratorio».
Successivamente, però, «è sempre più evidente che il loro profilo di salute dipende, oltre che dalle specifiche caratteristiche culturali, religiose, linguistiche delle comunità di appartenenza, anche e soprattutto dalle condizioni socio-economiche, dal livello di integrazione sociale delle loro famiglie e, nello specifico, dallo stato giuridico dei loro genitori (con/senza regolare permesso di soggiorno, richiedente asilo, rifugiato, diniegato). Tutti questi aspetti determinano un diverso approccio di questi bambini e dei loro familiari ai servizi sanitari, in termini di accesso e fruibilità, a partire dal periodo della gravidanza».
Rischio di mortalità neonatale più elevato
«Le donne gravide straniere – chiarisce Da Riol- hanno un maggior rischio di aver un figlio nato-morto o pretermine, di peso molto basso o macrosomico, rispetto alle italiane. Il rischio di mortalità neonatale dei loro figli è più elevato rispetto ai nati da italiane. La marginalità sociale e la scarsa conoscenza dei percorsi sanitari da parte delle donne straniere sembrano infatti tradursi in difficoltà di accesso alle strutture dedicate e, di conseguenza, in ritardata e/o ridotta sorveglianza prenatale, con maggior rischio di esiti negativi per la salute della donna e del neonato. Questo soprattutto alla luce della riduzione in molte Regioni del numero di Consultori a cui le donne migranti fanno maggior riferimento». I dati riguardanti i ricoveri ospedalieri dei bambini stranieri, rispetto a quelli italiani, confermano malattie simili e in gran parte associate a situazioni di svantaggio sociale (povertà, carenze igienico-abitative, ecc.) presentando comunque una maggiore prevalenza di malattia tubercolare, malaria, ipovitaminosi D e una più precoce insorgenza di diabete di tipo 1.
Sintomi più gravi
«Inoltre, i ricoveri dei bambini stranieri con genitori irregolari risultano per patologie analoghe ma di gravità maggiore rispetto a quelli presentati dai minori sia italiani sia stranieri regolari. Si evidenzia da questi dati la necessità, anche per i figli di genitori senza permesso di soggiorno, di una presa in carico da parte del Pediatra di Famiglia per evitare che arrivino in ospedale in stadi avanzati di malattia, con conseguenze sulla salute e sui costi». Come conferma l’esperta della Società Italiana Medicina delle Migrazioni, «la figura del Pediatra di Famiglia è importante non solo per la diagnosi e cura precoce delle patologie, ma anche per l’attività di screening e prevenzione nonché di educazione sanitaria dei genitori, che altrimenti non avrebbero le risorse e le competenze per provvedere alla tutela e alla promozione della salute propria e dei figli». L’auspicio, conclude, «è che la normativa che tutela la salute dei minori stranieri in Italia sia in futuro applicata in modo omogeneo in tutte le Regioni italiane, in modo che ogni bambino nel nostro Paese sia trattato e tutelato prima di tutto e soprattutto come un bambino, non come uno “straniero”».
In apertura, la foto di un soccorso operato da Mediterranea
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