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Ucraina: documentate 235 azioni di resistenza nonviolenta
La ricerca effettuata da ICIP e Novact, due organizzazioni pacifiste catalane, ha raccolto attraverso interviste ben 235 esperienze di resistenza civile sul campo tra febbraio e giugno 2022. I risultati sono promettenti: le azioni nonviolente hanno ritardato gli obiettivi militari russi e hanno rafforzato la coesione e la resilienza della popolazione ucraina
di Redazione
Sin dall’inizio dell’invasione russa, la società civile ucraina si è spontaneamente e coraggiosamente organizzata per contrastare l’occupazione militare. In che modo? Attraverso centinaia di azioni nonviolente, tra cui la disobbedienza civile, le manifestazioni, i blocchi stradali, l’evacuazione dei civili o le campagne di comunicazione. Azioni che si sono via via spente perchè i russi hanno cominciato a sparare ad altezza d'uomo come a Kerson.
Il rapporto “Ukrainian Nonviolent Civil Resistance in the Face of War”, redatto dal prof. Felip Daza nell’ambito di un progetto congiunto di ICIP e Novact, esamina la resistenza civile nonviolenta ucraina tra il febbraio e il giugno 2022 per identificare le dinamiche organizzative e le caratteristiche delle diverse azioni, la loro evoluzione e gli impatti e i supporti che hanno ottenuto.
Il documento analizza 235 azioni di resistenza civile nonviolenta, raccolte su una mappa interattiva. Il lavoro conferma che alcune azioni di resistenza hanno contribuito a fermare l’invasione nel nord del Paese, ostacolando l’occupazione militare nelle sue prime fasi. Allo stesso modo, la nonviolenza ha creato condizioni e strategie per mantenere alta la coesione sociale e la resilienza delle comunità di fronte alla paura e all’incertezza causate dall’invasione.
La società civile organizzata ha costruito un sistema di evacuazione, trasporto e ricollocazione per le persone colpite dalla violenza. Il lavoro di monitoraggio dei crimini di guerra portato avanti da organizzazioni per la difesa dei diritti umani ha invece innalzato la voce della popolazione colpita, dando la possibilità di denunciare gli abusi.
Secondo l’autore del rapporto Felip Daza, “la risposta civile nonviolenta del popolo ucraino è un’esperienza unica che può servire da ispirazione per altri conflitti armati, ma soprattutto è il seme per ricostruire il Paese e tessere alleanze regionali per fermare la barbarie della guerra“.
Metodologia e tipi di azioni
La ricerca si è basata sul lavoro sul campo dell’autore Felip Daza e della fotografa Lorena Sopena.
Durante il loro soggiorno in Ucraina sono stati raccolti dati e testimonianze attraverso interviste a 55 attori politici e sociali del Paese, tra cui rappresentanti di istituzioni pubbliche, ONG, attivisti, accademici e istituzioni religiose.
La raccolta di informazioni ha permesso di realizzare una mappa interattiva con 235 azioni nonviolente verificate e sistematizzate dal 24 febbraio al 30 giugno 2022.
Le azioni registrate sono suddivise in tre tipologie:
– atti di protesta e dissuasione (148),
– movimenti di risposta nonviolenta (51)
– misure di non collaborazione con l’occupante (36)
Le azioni più numerose sono state le proteste, comprese manifestazioni e sit-in pubblici, registrate soprattutto nelle aree sottoposte ad occupazione russa nel sud del Paese, durante le prime settimane dell’invasione.
A partire da aprile, le manifestazioni sono state drasticamente ridotte a causa della repressione, con arresti arbitrari e sequestri di attivisti/e. La resistenza civile ha così adottato una strategia basata su azioni segrete, disobbedienza e non collaborazione con gli occupanti. Per esempio, sono state diverse le lettere di dimissioni dei direttori e delle direttrici nelle scuole di Melitopol, o il rifiuto di alcuni/e insegnanti di prestare la propria professionalità all’insegnamento dei nuovi programmi scolastici introdotti dai russi.
Le azioni di intervento nonviolento sono state molto popolari all’inizio dell’invasione, come il blocco dei carri armati russi da parte di cittadini e cittadine, o la costruzione di barricate.
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