Salute

Ricerca, cure e qualità di vita del paziente insieme vincenti

Undicesima edizione del concorso promosso dalla società biofarmaceutica che in questi anni ha premiato oltre 550 progetti proposti sia da ricercatori e ricercatrici sia dalle organizzazioni non profit di tutta Italia, finanziati per oltre 14 milioni di euro. Per il senior vice president Public Affairs di Gilead Sciences Alex Kalomparis contro la disuguaglianza sanitaria occorre, accanto alla ricerca sulle cure, affrontare «tutti i fattori che causano disuguaglianze e che impediscono alle persone di sfruttare appieno il loro potenziale in termini di salute»

di Antonietta Nembri

Le illustrazioni in live art di Elisa Macellari e la voce guida di Massimo Temporelli hanno accompagnato la cerimonia di premiazione dell’XI edizione dei Bandi Gilead in un evento dal titolo “Dall’idea alla realtà. Ridefiniamo insieme gli orizzonti del possibile”. Dal 2011 la società biofarmaceutica lancia due bandi: il Fellowship Programma dedicato ai ricercatori nei campi delle malattie infettive come l’Hiv, delle patologie del fegato, dell’oncologia e dell’oncoematologia e il Community Award Program che si rivolge invece alle associazioni di pazienti che operano negli stessi campi medici. Un’iniziativa che nel corso degli anni nel nostro Paese ha premiato complessivamente oltre 550 progetti (su oltre 1440 presentati) che sono stati finanziati con oltre 14 milioni di euro e che guarda al futuro, come ha sottolineato l’ad di Gilead Sciences Italia Frederico da SIlva affermando che quella del 2022 «non è solo l’undicesima edizione, ma la prima della prossima decade».

Nel suo saluto Cristina le Grazie, direttore medico Gilead Sciences Italia che usando una metafora ha definito i progetti premiati come dei giardinieri che contribuiscono a creare le condizioni positive affinché i fiori e i frutti possano crescere con gli scienziati che lavorano insieme a chi vive nel contesto sociale con i pazienti.

Diversi gli interventi che hanno costellato la cerimonia di premiazione sia dal punto di vista delle ricerca con gli interventi di Stefano Giustincich dell’Itt di Genova e Isabella Castiglioni dell’Università degli studi di Milano-Bicocca con un affondo sull’immagine che i giovani (18-30 anni) hanno dei ricercatori presentata da Cosimo Finzi di Astra Ricerca.


Da sx Temporelli, Vania Giacometti, Daniele Calzavara, Luca Battinelli, Simona Cremascoli e Antonella Sebino

La parola è poi passata alla testimonianza e al racconto dei protagonisti del Community Award Program in cui si sono potute ascoltare le testimonianze di Simona Cremascoli e Antonella Sebino dell’associazione Libellule onlus di Milano che hanno raccontato come il progetto Tornare a volare aiuta le donne dopo le cure per il tumore a «mantenere uno stato visivo», cioè aiutarle per esempio con parrucche, trucco, yoga e nutrizione a tornare a volare/vivere. ma anche il racconto di Luca Battinelli, operatore della Fondazione Villa Mariani di Roma ex tossicodipendente che a Villa Maraini ci arrivò alcuni anni fa come utente affetto da Epatite C «le cure ricevute per questa malattia mi hanno aiutato anche nel percorso di uscita dalle dipendenze», ha raccontato.
Un’attrice ha invece interpretato la storia di una utente di Milano CheckPoint, progetto per lo screening a misura di persona. «Centri community based» li ha definiti Daniele Calzavara che ha ricordato come per contrastare le diagnosi tardive dell’Hiv «facciamo test anche in luoghi non convenzionali».
Infine Vania Giacometti, pediatra infettivologa dell’Asst Fabenefratelli Sacco Università di Milano che ha raccontato il progetto di aiuto alle donne che temono di trasmettere l’Hiv ai figli alla nascita “U=U, Mamma nonostante l’Hiv”.

Alla premiazione dei 31 progetti del Fellowship Program, con il bando che ha assegnato 930mila euro sostenendo la ricerca italiana d’eccellenza e delle 32 associazioni di pazienti (sia di livello nazionale sia locale) del Community Award Program che per il 2022 ha messo a disposizione 768mila euro ha partecipato anche il senior vice president Public Affairs di Gilead Sciences Alex Kalomparis (nella foto) che – a margine della cerimonia – ha risposto alle domande di VITA sulla disuguaglianza sanitaria e sui Gilead Grants.

«Noi ci rendiamo conto che se vogliamo aiutare sul fronte dell'equità sanitaria, non possiamo intervenire solo nell’ambito dell’accesso ai test e ai trattamenti: dobbiamo affrontare tutti i fattori che causano le disuguaglianze, come, ad esempio, l'istruzione o le questioni razziali» ha risposto Kalomparis. Che ha aggiunto: «Negli Stati Uniti, dove risiedo, per esempio c’è un'enorme disuguaglianza tra la popolazione afroamericana. Complessivamente negli Stati Uniti gli afroamericani rappresentano il 12% della popolazione, ma fra gli afroamericani si registra il 45% delle nuove infezioni da Hiv. Un dato che sta ad indicare un sistema che non funziona. Per questo stiamo lavorando molto sugli aspetti di giustizia sociale razziale. Ritengo che, come rappresentanti del settore, dobbiamo pensare a tutti questi fattori, ovvero dove mettiamo le nostre risorse, i nostri investimenti, con chi collaboriamo, e non solo a effettuare test e a curare».

Anche la guerra è un fattore di disuguaglianze: «Ora in Ucraina è in corso una grave crisi sanitaria; basta pensare a tutte quelle persone che interrompono le loro cure contro il cancro o per l'Hiv quando lasciano il Paese e si rifugiano in Polonia: come fanno ad accedere nuovamente all’assistenza sanitaria? Noi di Gilead stiamo lavorando proprio in questa direzione, con le istituzioni che aiutano le popolazioni migranti a ricollegarsi all'assistenza sanitaria», osserva Kalomparis. «Non possiamo quindi affrontare solo l'elemento sanitario: dobbiamo affrontare anche la giustizia sociale, la politica, gli aspetti finanziari, l'istruzione, tutti i fattori che causano disuguaglianze e che impediscono alle persone di sfruttare appieno il loro potenziale in termini di salute».

Infine, abbiamo chiesto al Senior vice president Public Affairs di Gilead Sciences di parlarci dell’importanza per la ricerca scientifica e le comunità dei Gilead Grants. «Si devono fare entrambe le cose. I nostri colleghi del Medical Affairs gestiscono la ricerca e le borse scientifiche e noi del Public Affairs gestiamo la parte comunitaria. Ma collaboriamo internamente perché sappiamo che non ci può essere l'uno senza l'altro. Come ho anche detto sul palco, puoi avere la pillola perfetta, la terapia perfetta, persino una cura, ma se non riesci a fornirla alle popolazioni che ne hanno bisogno che a volte sono la parte più vulnerabile della società – allora, qual è lo scopo di questa cura?» ha aggiunto Kalomparis citando una statistica. «Nei paesi a più alto reddito, l'Hiv, ad esempio, rappresenta solo il 6% di tutti i casi di Hiv, quindi il 94% si trova nei Paesi a basso reddito, in Africa, Asia e America Latina. Noi non possiamo rivolgerci solo al 6% dei pazienti affetti da Hiv, dobbiamo pensare a tutti. Ecco perché si ha sì bisogno di cure e terapie che cambino la vita delle persone, ma anche di avere la certezza di poterle portare in Africa e dove serve. Sappiamo di non avere tutte le soluzioni, ma è per questo che dobbiamo collaborare con governi, organizzazioni e Ong. Per esempio, in Europa orientale abbiamo collaborato con la Elton John Aids Foundation, molto ben radicata in questa regione, che grazie ai nostri Grants gestisce le sovvenzioni e gli aiuti economici. Per noi è importante trovare i partner giusti per avere il giusto impatto e accesso, non solo in termini di terapie ma anche di sovvenzioni. Diamo molto, ma vogliamo assicurarci che il nostro sostegno abbia il giusto impatto sulle persone che ne hanno bisogno».

Nelle immagini alcuni momenti della cerimonia che si è tenuta a Milano – foto da Ufficio stampa

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