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La denuncia delle Ong: “Così Malta ha respinto 23 migranti e li ha portati in Egitto”

A bordo c'erano anche bambini che sono stati per quattro giorni in mare in attesa di essere soccorsi. Dalle registrazioni audio le autorità marittime maltesi rispondono alle continue richieste di soccorso da parte delle Ong: "Non possiamo condividere con voi queste informazioni", mentre le persone rimangono in pericolo di vita e i mercantili non intervengono

di Alessandro Puglia

Erano in mare da quattro giorni con una quantità di cibo e acqua che non gli avrebbe più permesso di sopravvivere e nonostante le ripetute richieste d’aiuto l’indicazione data ai mercantili da parte del centro di coordinamento dei soccorsi maltesi è stata quella di “continuare la navigazione” o “rimanere in attesa”. Fino al momento in cui sono stati portati in Egitto dalla nave battente bandiera panamense Shimanami Queen.

È quanto denunciato in un comunicato congiunto da Medici Senza Frontiere, Alarm Phone, Mediterranean Saving Humans e Sea Watch in merito al caso di 23 naufraghi siriani ed egiziani lasciati in mare per giorni il 26 settembre in zona Sar maltese.

Le persone scrivono le Ong “sono state portate forzatamente in Egitto su istruzione del Centro di coordinamento dei soccorsi (RCC) di Malta in violazione delle convenzioni marittime”.

Una pratica ormai diffusa da parte delle autorità maltesi documentata più volte aggiungono le Ong: “La mancanza di indicazioni chiare e gli inutili ritardi nel coordinamento delle operazioni di soccorso hanno messo deliberatamente a rischio la vita delle 23 persone a bordo. Così Malta evita di impegnarsi in operazioni di soccorso e impedire gli arrivi nel proprio paese”.

Dagli audio diffusi da parte delle Ong si assiste più volte alla mancanza di collaborazione da parte di Malta con le navi Ong che più volte ripetono: “non possiamo darvi queste informazioni, siete delle Ong”, ritardando così i soccorsi.

“Le 23 persone non sono state fatte sbarcare né a Malta né in Italia, nonostante questi fossero i luoghi sicuri più vicini al momento del soccorso, rispettivamente a 144 e 159 miglia nautiche. Le persone sono state portate con la forza in Egitto, distante 760 miglia nautiche dalla zona di soccorso”, aggiunge la flotta della società civile.

Alarm Phone, Medici Senza Frontiere e Sea-Watch chiedono “che ci siano conseguenze per le palesi violazioni del diritto marittimo e internazionale da parte di Malta. Queste gravi violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo centrale e lungo le frontiere esterne dell'UE, commesse direttamente dalle autorità europee attraverso privati devono finire. I centri europei di coordinamento dei soccorsi devono adempiere alle proprie responsabilità legali e garantire soccorsi immediati alle persone in pericolo in mare, con successivo sbarco in un luogo sicuro in Europa”.

Un caso oggi documentabile solo grazie all’impegno delle navi delle Ong in mare non solo per soccorrere, ma anche per denunciare quello che è accade nel Mediterraneo centrale, sempre più un buco nero.

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