Comitato editoriale
A San Benedetto del Tronto Arché accoglie sei famiglie ucraine
Arrivati nella cittadina marchigiana dall’Ucraina bombardata, mamme e bambini sono ospitati presso gli appartamenti messi a disposizione dalla comunità dei Padri Sacramentini in città in collaborazione con la parrocchia S. Giuseppe e la Caritas diocesana
di Redazione
Sono sei le famiglie ucraine che hanno trovato rifugio a San Benedetto del Tronto grazie a Fondazione Arché, alla parrocchia S. Giuseppe, alla comunità dei Padri Sacramentini e alla Caritas diocesana. Le prime due sono arrivate nella città marchigiana nella notte di due settimane fa e hanno trovato ad accoglierle un rappresentante della comunità ucraina in città e Ilaria Quondamatteo, operatrice di Fondazione Arché. È stata lei a condurre le due famiglie in fuga dalla guerra negli appartamenti messi a disposizione nella sede dalla comunità dei Padri Sacramentini dove nei giorni successivi sono arrivati anche gli altri quattro nuclei.
«Mi ero preoccupata di far trovare loro nei due appartamenti preparati della cioccolata per i bambini e del cibo, ma al loro arrivo, alle 5.15 del mattino, il desiderio più forte era solo quello di una doccia calda», racconta Ilaria Quondamatteo, impegnata nella gestione dell’accoglienza dei profughi, che ha aspettato l’alba prima di vedere il pullman con le prime due famiglie ucraine finalmente in arrivo. «Un’attesa che non ha nulla di comparabile con quella che loro hanno vissuto. Erano dodici giorni che stavano viaggiando, dodici giorni senza potersi fare neppure una doccia calda».
Dopo le prime due famiglie, a San Benedetto del Tronto ne sono arrivate altre quattro: grazie all’accoglienza gestita da Arché, sono state subito inserite in un programma di insegnamento della lingua italiana che ha visto volontari e volontarie della Caritas diocesana e dell’Utes darsi il cambio al fianco di adulti e bambini. Le lezioni di italiano sono solo una delle tappe della gara di solidarietà che ha visto coinvolta nelle ultime settimane tutta la cittadinanza di San Benedetto del Tronto. «Il telefono non smette mai di squillare. C'è sempre qualcuno che vuole portare qualcosa per loro. La solidarietà esiste e va alimentata», dice ancora Ilaria Quondamatteo che ripensa ai tanti esempi di sostegno nei confronti dei profughi ucraini che stanno caratterizzando le giornate a San Benedetto del Tronto. «Da quando abbiamo chiesto aiuto c’è chi ci consegna uova fresche, chi ci ha regalato prosciutti e lonze, verdure e insalate, patate a grosse quantità. Dolci e pane fresco quasi tutti i giorni. Anche di intimo e vestiario ne abbiamo ricevuto davvero parecchio».
L’accoglienza e la rete di solidarietà messa in moto a San Benedetto del Tronto da Arché, in collaborazione con la parrocchia S. Giuseppe, la comunità dei Padri Sacramentini in città e la Caritas Diocesana, è una delle tante iniziative che la Fondazione ha promosso per stare a fianco delle vittime della guerra sin dallo scoppio delle ostilità.
Dopo un primo convoglio umanitario con a bordo anche il presidente p. Giuseppe Bettoni, il secondo, insieme a due pulmini dell’associazione bresciana “Amici in cordata nel mondo”, carico di beni alimentari, è partito venerdì 8 per portare cibo e sostegno ai tanti bambini con le loro mamme in fuga dalla guerra, rifugiati presso il seminario e l’hospice neonatale di Leopoli. Oltre all’aiuto in loco e a San Benedetto del Tronto, Arché ha messo a disposizione sia a Milano che a Roma appartamenti per l’accoglienza dei profughi e delle profughe. Parallelamente la Fondazione ha anche promosso una serie di incontri online dal titolo #trattiamo con lo scopo di conoscere più da vicino la realtà del conflitto, le modalità più adatte attraverso cui parlarne coi più piccoli e il punto di vista della società civile russa critica verso Putin.
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