Caffo (Telefono azzurro): “Le mie paure per i bimbi ucraini in fuga”

Intervista al fondatore e presidente dell'associazione che tutela l'infanzia. È in Polonia, dove sta incontrando le autorità per coordinare lo spostamento in Italia dei bambini più fragili, come quelli che sono ammalati di tumore e che devono trovare una destinazione che garantisca le terapie. E nel grande e quotidiano flusso di persone che fuggono, avverte, stanno saltando i controlli e rischiamo casi di sottrazione. Ascolta il nuovo episodio di VitaPodcast

di Giampaolo Cerri

Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile, fondatore della storica associazione di tutela dei bambini, Telefono Azzurro, che ancora guida, si trova in Polonia.

Si è precipitato a Varsavia, perché verso quel Paese si sta dirigendo il flusso più importante di profughi ucraini. Si tratta di migliaia e migliaia di persone che attraversano i confini, in fuga dalla guerra: madri coi figli e gli anziani al seguito perché, dalla Ucraina, gli uomini in età da combattimento – dai 18 ai 60 anni – non possono uscire, a meno che non abbiano almeno tre figli da accudire.

Nell'intervista che abbiamo realizzato per VitaPodcast, Caffo racconta la situazione che sta vedendo e condivide la sue preoccupazioni soprattutto per i tantissimi bambini presenti negli orfanotrofi o nei reparti pediatrici ucraini, che vengono spostati in fretta ma spesso in condizioni precarie.

La conversazione si interrompe per due volte, quando arrivano dall'Italia telefonate per recuperare una sistemazione a 400 bambini ammalati di tumore: "Sono cure che non si possono fermare", dice, "dobbiamo trasferirli direttamente in contesti che gli possano assicurare la continuità delle terapie di cui hanno bisogno".

Caffo non nasconde la sua preoccupazione anche per una mancanza di coordinamento nell'aiuto, soprattutto a livello europeo: per adesso sono la Polonia e, in misura minore, la Romania a farsi carico della grande ondata ma presto, osserva, occorrerà che tutti i Paesi si mobilitino. Un coordinamento, dice, è importante anche per il Terzo settore, perché l'aiuto estemporaneo è meno efficace.

Grande, infine, è il timore per il fatto che, nella grande confusione dell'afflusso, non siano effettuati rilevamenti biometrici dei bambini che passano il confine: Caffo paventa un rischio sottrazione di minori e l'infiltrazione di quanti, già in passato, hanno alimentato la tratta dei più piccoli "con adozioni fittizie", dice.

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Nella foto di apertura, realizzata da Anna Spena, una famiglia di profughi a Przemysl.

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