Welfare

Dopo di noi, dati alla mano una proposta per migliorarlo

A che punto siamo con l'attuazione della legge sul Dopo di Noi? I nuovi progetti di co-abitazione delle persone con disabilità sono la vera cartina tornasole del suo successo. L'analisi dei primi dati lombardi mostra 91 coabitazioni realizzate, che coinvolgono 330 persone, per il 96% dei casi integrando finanziamenti pubblici, privati, sociali e sanitari. La proposta? Aprire un doppio canale di finanziamento della 112/2016, con risorse anche per la continuità delle co-abitazioni avviate

di Marco Bollani

Trascorsi cinque anni dall’entrata in vigore della Legge 112/2016 sul “Dopo di noi” appare oggi necessario avviare una prima analisi dei risultati prodotti da questa norma rispetto all’obiettivo di servizio che più di tutti ne concretizza la finalità: l’emancipazione dei figli dai genitori, attraverso innovativi percorsi di co-abitazione. Per valutare se la Legge 112/2016 ha o non ha funzionato e quindi ragionare di suoi miglioramenti, è imprescindibile rispondere ad alle seguenti domande concrete: Quanti sono i progetti di co-abitazione sostenuti dalle risorse del Fondo 'Dopo di noi'? Quante sono le persone che attualmente vivono all’interno di tali coabitazioni? Quanti sono i percorsi di vita avviati attraverso la redazione di progetti individuali ex art 14 della Legge 328/2000? Qual è mediamente l’entità del budget personale che sostiene i progetti personali di co-abitazione? Come sono stati costruiti questi budget personali?

Il Forum TS Lombardo, nell’ambito del monitoraggio dell’applicazione della Legge 112, ha collaborato con Regione Lombardia ad effettuare una prima analisi di questi dati, che derivano dal flusso informatico e da rilevazioni periodiche richieste alle Agenzie di tutela della salute Ats lombarde ed ha potuto effettuare una prima sommaria fotografia dei percorsi di co-abitazione sostenuti dai Fondi "Dopo di Noi", utile per delineare alcune traiettorie di consolidamento dei progetti innovativi avviati e anche per avviare una riflessione sulle modalità applicative della Legge 112 a livello territoriale.

Quante coabitazioni? E in quali territori?

Al 31 dicembre 2020, dopo due anni e mezzo circa di co-progettazione territoriale, sono attive in Lombardia 91 coabitazioni che hanno consentito a 330 persone di avviare o consolidare un progetto per la vita adulta. Oltre il 50% dei progetti personali di coabitazione sono stati realizzati attraverso il ricorso al progetto individuale ex art. 14 della Legge 328, con percentuali molto diverse da territorio a territorio. Notiamo ad esempio che il territorio ATS di Bergamo vanta il maggior numero di coabitazioni e di co-residenti, mentre i territori ATS di Pavia e della Montagna presentano la percentuale più alta di progetti individuali realizzati ai sensi dell’art. 14 della Legge 328.

Oltre il 65% delle co-abitazioni sono state strutturate come “Gruppo Appartamento” con ente gestore, ma sono state attivate anche modalità diverse come le soluzioni di co-housing e gli appartamenti autogestiti.

Le cooperative sociali costituiscono l’ente più impegnato a sostegno delle coabitazioni, in quanto rappresentano l’80% dei gestori della soluzione “Gruppo Appartamento con Ente Gestore” ma anche l’ente più attivo a supporto delle soluzioni di co-housing e housing. Il ruolo delle associazioni delle fondazioni e degli enti pubblici come supporto gestionale alle co-abitazioni appare invece complessivamente ancora marginale.

Entità dei budget personali e loro composizione

In relazione ai percorsi e ai progetti individuali per la co-abitazione, l’entità dei budget personali impiegati costituisce un dato particolarmente importante per valutare le modalità di funzionamento della norma e la sua efficacia rispetto alla possibilità di promuovere “soluzioni alloggiative innovative”, la sostenibilità dei progetti e l’impatto dei percorsi di co-abitazione a livello territoriale, all’interno degli ambiti dei piani di zona.

Il primo dato che emerge riguarda la variabilità dei budget, costruiti per sostenere i percorsi di coabitazione. Analizzando i valori medi per ciascuna delle 91 coabitazioni è possibile individuare cinque fasce diverse di budget, in funzione delle risorse che li compongono. Le cinque fasce individuate riflettono la diversa composizione dei budget a seconda delle risorse prevalenti che li compongono.

Le 330 persone con disabilità grave che attualmente co-abitano hanno realizzato un percorso di vita che previene l’inserimento nei servizi residenziali dedicati, senza gravare sulle risorse a valere sui fondi sanitari, all’interno di un contesto caratterizzato da saturazione pressoché totale dei servizi residenziali. La coabitazione quindi si rivela un investimento sociale che contiene e stabilizza la spesa sanitaria.

Marco Bollani

Il primo dato che emerge è che il 96% dei progetti di co-abitazione (quindi la quasi totalità) sono sostenuti da budget che integrano diverse risorse, sociali e sanitarie, pubbliche e private. Le risorse messe a disposizione dalla Legge 112 da sole non generano nulla, ma sono decisive per promuovere nuove progettualità.

In particolare osserviamo che quasi il 70% dei budget che raggruppano le fasce oltre i 60 € pro capite al giorno presentano un’integrazione crescente di risorse che va oltre il fondo 112 e i contributi pensionistici degli interessati, coinvolgendo in particolare i Comuni con le quote sociali di compartecipazione alla coabitazione e ai servizi diurni, ma anche risorse sanitarie nel caso di frequenza dei diurni socio-sanitari.

Che cosa emerge da questi dati rispetto all’obiettivo di servizio della Legge 112 della co-abitazione? Le 330 persone con disabilità grave che attualmente co-abitano hanno realizzato un percorso di vita che previene l’inserimento nei servizi residenziali dedicati, prioritariamente RSD e CSS, senza gravare sulle risorse a valere sui fondi sanitari, all’interno di un contesto caratterizzato da saturazione pressoché totale dei servizi residenziali. La coabitazione quindi si rivela un investimento sociale che contiene e stabilizza la spesa sanitaria.

Prospettive di consolidamento delle co-abitazioni Dopo di Noi

La co-abitazione Dopo di noi costituisce pertanto in Lombardia una prospettiva concreta e percorribile di innovazione per realizzare gli obiettivi di servizio della Legge 112 attraverso un’azione co-progettuale di ri-composizione delle risorse esistenti che consente di finalizzare e traguardare il distacco e l’emancipazione dei figli dai genitori, attraverso proposte abitative alternative ai servizi residenziali. Il modello di coabitazione Dopo di noi si propone come “driver” interessante per l’innovazione dei servizi, che può essere perseguita attraverso un’azione di riqualificazione delle risorse esistenti, stabilizzandole e garantendo la continuità necessaria a consolidare gli investimenti pubblici e privati che hanno aperto questa nuova prospettiva di intervento.

Il modello di coabitazione Dopo di noi si propone come “driver” interessante per l’innovazione dei servizi, che può essere perseguita attraverso un’azione di riqualificazione delle risorse esistenti, stabilizzandole e garantendo la continuità necessaria a consolidare gli investimenti pubblici e privati che hanno aperto questa nuova prospettiva di intervento. In tale prospettiva avanziamo una proposta urgente al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per consolidare quanto realizzato.

Marco Bollani

In tale prospettiva avanziamo una proposta urgente al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per consolidare quanto realizzato. La proposta è quella di introdurre nella ripartizione del Fondo nazionale "Dopo di noi" una clausola di stabilizzazione e di continuità delle risorse assegnate a sostegno dei progetti di co-abitazione che sono riusciti compiutamente a realizzare gli obiettivi di servizio della Legge, attraverso una dotazione economica aggiuntiva.

Si tratterebbe di aprire un doppio canale di finanziamento della Legge 112/2016, con risorse per la continuità a sostegno delle co-abitazioni avviate (parametrate territorialmente in base al numero di progetti individuali che si realizzano in innovative soluzioni di co-abitazione) risorse ordinarie (parametrate sulla base degli attuali criteri di ripartizione del fondo, cioè quota di popolazione regionale nella fascia d’età 18-64 anni, secondo i dati ISTAT sulla popolazione residente).

Va prevista la possibilità che siano gli enti locali territoriali, ad avanzare al ministero, tramite le Regioni, la richiesta di stanziamenti a valere sul Fondo Nazionale Dopo di noi necessari a garantire la continuità dei progetti avviati, che oltre a realizzare gli obiettivi di servizio della Legge 112 in materia di co-abitazione integrano anche i livelli essenziali di assistenza attualmente vigenti, attraverso la predisposizione dei progetti individuali ex art. 14 della Legge 328.

Verso una rilettura dei contenuti e degli impatti della legge 112 "Dopo di noi"

L’esperienza delle co-abitazioni "Dopo di noi" realizzatesi e consolidatesi in Lombardia ci fa capire meglio quanto sia riduttivo valutare oggi (cinque anni, che comprendono il biennio Covid tutt’ora incorso, per una norma altamente innovativa) l’efficacia della Legge e del suo processo applicativo in virtù della sola capacità di spesa da parte delle Regioni delle risorse assegnate. Occorre invece porci alcuni interrogativi rispetto alla correzione del suo processo applicativo. Nella fase attuale di riprogettazione del sistema di welfare, su quale leva occorre puntare per migliorarne la sua applicazione? Occorre aumentare la sua capacità di distribuire il maggior numero di risorse al maggior numero di aventi diritto? Oppure far crescere le competenze dei territori a partire dalle esperienze realizzate per aumentare gradualmente e progressivamente la capacità di realizzare innovativi percorsi di co-abitazione? Ed è probabile che tali interrogativi ci pongano di fronte ad un cambio di paradigma non semplice da realizzare: «Superando una visione predittiva e prescrittiva del lavoro sociale e socio-sanitario per ri-assumere una visione pro-attiva e progettuale più capace di confrontarsi con la dimensione dell’incertezza. Perché l’approccio progettuale al contrario della prescrizione, non è un processo rapido. Non basta il software appropriato per redigere il progetto. Per progettare – e ancora di più per co-progettare – ci vogliono competenza, esperienza e vocazione, anche nell’andare a cercare i problemi e non semplicemente attendere che questi si presentino al servizio sociale».1

1 AAVV, Welfare di nuova generazione, Pnrr e programmazione 2021-2027. Manuale d’uso per politiche e servizi territoriali, pag. 49 “Non Autosufficienza,
residenzialità, domiciliarità”, a cura di Valeria Negrini e Antonello Pili

*Marco Bollani è Consigliere Regionale Federsolidarietà Lombardia, rappresentante delegato del Forum TS Gruppo Regionale di Monitoraggio Programma Operativo "Dopo di noi" Regione Lombardia, Tecnico Fiduciario Anffas

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