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Ludwig Guttmann, storia del neurologo che scampò al nazismo e inventò le Paralimpiadi

Un libro di Roberto Riccardi racconta la vicenda del medico che intuì come lo sport potesse essere veicolo di inclusione e autostima, oltre che di riabilitazione

di Marco Dotti

Chi era Ludwig Guttmann? Per capirlo non serve consultare un'enciclopedia. Basta accedere la televisione e seguire i giochi paralimpici in corso. Una vita che ha cambiato il corso di migliaia di altre vite, ben oltre la competizione sportiva.

Ma per capire davvero che cosa ci sia dietro le Paralimpiadi il consiglio è di leggere il libro, documentato e coinvolgente, di Roberto Riccardi edito da La Giuntina. La prima edizione dei giochi paralimpici si tenne ufficialmente in concomitanza delle Olimpiadi di Roma, nel 1960.

A quella prima edizione – simbolicamente aperta l'8 settembre – parteciparono 400 atleti in carrozzina, in rappresentanza di 23 paesi sfilano davanti a 5000 spettatori. Ma, questo, era solo il punto di approdo (e di ripartenza) di un percorso avviato da Guttmann ventidue anni prima.

Neurologo, specializzato in lesioni della colonna spinale, Guttmann era fuggito dalla Germania nel 1938, trovando riparo in Inghilterra. Nel 1944, su richiesta del governo britannico, il dottor Ludwig Guttmann divenne direttore presso l'ospedale di Stoke Mandeville. Nel Berkshire, Guttmann cambiò per sempre l'approccio alla paraplegia.

A Stoke Mandeville, racconta Ricciardi, «i feriti di guerra non avrebbero incontrato né avversione né commiserazione. Questi giovani – perlopiù piloti della RAF impegnati a difendere l’Europa dalla minaccia nazista – erano «il meglio degli uomini» e non meritavano di marcire in un letto».

Alla disperazione e ai sedativi, Guttmann preferì l’attività sportiva, l’aria fresca, la gioia dei rapporti umani. Ragazzi che la guerra aveva drammaticamente segnato tornavano alla vita grazie all’entusiasmo di una sana competizione.

Il 29 luglio 1948, giorno della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra, il dottor Guttmann organizzò la prima competizione per atleti in sedia a rotelle che chiamò "Stoke Mandeville Games".

Le sedici persone, tra militari e donne ferite, che parteciparono alla competizione di tiro con l'arco cambiarono misero la prima pietra di quella che sarebbe diventata la rivoluzione paralimpica.

L’anno della svolta, racconta Riccardi, fu appunto il 1960, quando grazie al medico italiano Antonio Maglio i cosiddetti Giochi di Stoke Mandeville approdarono a Roma, in occasione della XVII Olimpiade. Nacquero così le gare paralimpiche.

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