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Missione a Berdale, la città somala sommersa dall’acqua

Una settimana fa, lunedì 4 novembre, Coopi ha fatto parte della squadra di esperti formata da agenzie Onu, organizzazioni non governative e autorità locali che hanno visitato la città della Somalia centro meridionale più colpita dalle piogge. I cambiamenti climatici colpiscono il Paese: siccità e alluvioni si alternano e si accaniscono su una popolazione già provata da quasi 30 anni di conflitto interno

di Redazione

Lunedì 4 novembre, una squadra di 20 esperti formata da Agenzie Onu, ong tra cui l’italiana Coopi – Cooperazione Internazionale e autorità locali, ha visitato Berdale, la città della Somalia centro-meridionale più colpita dalle piogge che si sono verificate con grande intensità da ottobre ad oggi.

La Somalia è un Paese esposto agli effetti del cambiamento climatico: siccità e alluvioni si alternano e si accaniscono su una popolazione già provata da quasi 30 anni di conflitto interno. Ci sono 6,3 milioni di persone che soffrono la fame; oltre ad esse, mezzo milione sono state colpite dalle recenti alluvioni e 370 mila quelle che hanno dovuto abbandonare le proprie case.
Berdale è la città più danneggiata. Si trova a 55 km nord-ovest da Baidoa, la capitale della Bay Region. Ha una popolazione di 50 mila abitanti e di 6 mila sfollati, che in anni recenti hanno trovato rifugio in questa cittadina, sfuggendo a violenze e conflitti.

Gli operatori umanitari sono arrivati a Berdale in elicottero, perché le strade sono completamente inagibili. «L’isolamento della città comporta tre difficoltà: la prima è quella di riuscire a portare gli aiuti di cui la popolazione ha bisogno (dal cibo ai ripari di emergenza, dai vaccini alle tende anti zanzare, ecc.); la seconda difficoltà è legata all’aumento del prezzo dei beni che andrebbero distribuiti; la terza è la progressiva riduzione delle scorte in città», spiega Deka Warsame, capo missione di Coopi in Somalia.

La città – registrano gli operatori – è sommersa per tre quarti: l’acqua ha invaso i campi e i depositi sotterranei di sementi, compromettendo la prossima stagione agricola; ha coperto i pozzi superficiali a cui si abbeverano le persone e gli animali, rendendo l’acqua insalubre e vettore di epidemie; ha allagato le case, causando 6mila nuovi sfollati nella città e 35mila nei suoi dintorni; ha ridotto la funzionalità delle strutture cittadine (mercati, ospedali, scuole, uffici pubblici).

Dalla missione effettuata, i bisogni riportati sono numerosi: tende e prodotti per affrontare l’emergenza (materassi, coperte, contenitori per l’acqua, stoviglie, ecc.), acqua potabile, latrine, riabilitazione dei pozzi, prodotti contro gli insetti portatori di malattie, cibo nutriente, medicine e centri mobili di salute, kit igienici, protezione dagli abusi per donne e bambini.

Coopi è presente nella regione di Bay con un progetto finanziato dalla Commissione europea (Echo – Dipartimento per gli Aiuti umanitari) e indirizzato alle popolazioni colpite dalla crisi cronica. Lo strumento per eccellenza usato è il trasferimento in denaro alle famiglie beneficiarie, che permette loro di far fronte all’insicurezza alimentare, mantenendo in vigore il potere d’acquisto, con ricadute positive sul mercato locale. “Il trasferimento in denaro è tra gli strumenti più raccomandati per far fronte all’emergenza e Coopi può mettere a disposizione dei partner la sua esperienza in questo settore”.
Coopi è attiva in Somalia dal 1981, portando avanti progetti che mirano ad accrescere la resilienza delle popolazioni più vulnerabili, cioè la capacità di far fronte alle condizioni avverse, climatiche e non. Opera nel settore della sicurezza alimentare, acqua e igiene, salute e formazione professionale.

In apertura Somalia foto Ocha

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