Welfare

L’associazionismo dei migranti nell’area metropolitana di Roma

La ricerca ha mappato 197 realtà non profit, in gran parte localizzate a Roma. Il ritratto di una realtà dinamica - nella quale alle associazioni ormai storiche se ne affiancano ogni anno di nuove - ma anche fragile, caratterizzata da una mortalità alta e dalla fatica a crescere e a diventare soggetti realmente rappresentativi

di Redazione

È stata presentata oggi – in occasione dell’iniziativa “Vieni a conoscerci” organizzata da CESV-Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio, insieme a una rete di 20 associazioni di migranti e ad altre associazioni del territorio in collaborazione con la Regione Lazio – l’indagine L’associazionismo dei migranti nell’area metropolitana di Roma, realizzata all’interno del progetto Ipocad (finanziato dal programma dell’UE FAMI – Fondo Asilo e Migrazione e Integrazione) che ha come capofila la Regione Lazio.

LE ASSOCIAZIONI. La ricerca ha mappato 197 realtà non profit, in gran parte localizzate a Roma (solo il 12% ha sede nell’area metropolitana). Rispetto ai censimenti precedenti, risultano irreperibili 141 associazioni: il 15% ha un’esperienza più che ventennale, il 50% esiste da almeno 10 anni, un 14% è invece nato più di recente. Dati, questi, che ritraggono una realtà dinamica – nella quale alle associazioni ormai storiche se ne affiancano ogni anno di nuove – ma anche fragile, caratterizzata da una mortalità alta e dalla fatica a crescere e a diventare soggetti realmente rappresentativi ed in grado di gestire interventi di media e grande dimensione.

Le realtà censite sono soprattutto organizzazioni di volontariato (40%). Al secondo e terzo posto ci sono le associazioni culturali (26% ) e quelle di promozione sociale (20%). Sono state rilevate anche 6 associazioni di secondo livello. Si tratta in genere di associazioni piccole, per il 94% composte da migranti di prima generazione, anche se ce ne sono 11 composte da seconde generazioni. Ben il 40% è iscritto ad uno o più di uno dei registri pubblici regionali e nazionali (in questo, le associazioni sono sostenute dai Centri di Servizio per il Volontariato del Lazio).

LE MOTIVAZIONI per cui l’associazionismo dei migranti nasce e opera sono riconducibili a 3 macro-obiettivi: promuovere l’inclusione sociale dei migranti; promuovere l’intercultura e la conoscenza reciproca tra società di accoglienza e comunità immigrate; promuovere la cooperazione internazionale e lo sviluppo dei paesi di origine. Quindi hanno finalità orientate sia verso l’interno delle comunità (come il mutuo aiuto e il rafforzamento dei legami comunitari), sia verso l’esterno (come l’integrazione e il dialogo interculturale). Minoritaria, ma qualitativamente significativa, è la finalità della partecipazione politica, legata alle associazioni di seconde generazioni, che si battono per il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati.

GLI AMBITI DI INTERVENTO principali sono la promozione dei diritti e della cittadinanza (61% deglienti mappati) e la tutela legale e assistenza nelle pratiche amministrative (32%). Nella pratica quotidiana, questo si traduce in numerose attività – campagne di comunicazione, sportelli di segretariato sociale, accompagnamento e intermediazione con i servizi, servizio legale – rivolte nella maggior parte dei casi alle persone straniere in generale. A volte sono invece tarate sulle esigenze di target più specifici come donne migranti, seconde generazioni, persone transessuali.

I PUNTI DI FORZA. Le associazioni di migranti a Roma sono un importante strumento di partecipazione e dialogo, che mette in campo una ricchissima offerta di attività sociali e culturali a beneficio non solo dei migranti, ma di tutta la cittadinanza. Una presenza positiva non solo per ciò che fa, ma anche per l’immagine che trasmette: quella di un fenomeno migratorio che mette a disposizione del territorio energie e capacità e produce capitale sociale. La ricerca svolta a Roma ne mette in luce le potenzialità, ma anche le fragilità, sulle quali bisognerebbe intervenire per sostenerle.

I PUNTI DI DEBOLEZZA. Uno dei punti deboli riguarda certamente le risorse, sia economiche che umane: è difficile reperire sedi a prezzi accessibili, coinvolgere professionalità di alto profilo (fa eccezione la figura del mediatore linguistico-culturale che è presente in molte realtà), fare raccolta fondi. In genere non partecipano a bandi e avvisi pubblici, anche perché non pensano di avere possibilità di vittoria, anche se alcune fanno eccezione, riferendo buone capacità di progettazione.

Altro punto debole è il rapporto con istituzioni e Pubblica amministrazione, le cui logiche e il cui linguaggio sono difficilmente comprensibili, così come le procedure. Dalla ricerca emergono anche, con evidenza, i bisogni formativi, soprattutto rispetto a: progettazione e gestione dei progetti, amministrazione e gestione economica; comunicazione esterna, promozione e fundraising; aspetti giuridici; gestione organizzativa.

LE PROPOSTE. Durante il seminario che si è svolto nell’ambito dell’iniziativa di oggi, le associazioni hanno presentato quattro proposte alle istituzioni e al Terzo settore, per un lavoro comune che aiuti l’associazionismo a crescere.

La prima riguarda il problema delle sedi, che limita fortemente la capacità delle associazioni di migranti di offrire al territorio attività sociali, culturali, sportive. La proposta è che le istituzioni individuino una o più sedi da destinare a “casa delle associazioni”. Tra l’altro, condividere una stessa sede permetterebbe la nascita di reti e sinergie operative.

La seconda proposta riguarda l’accesso ai finanziamenti attraverso bandi e avvisi pubblici, che in genere prevedono requisiti di accesso che finiscono per escludere gli enti di piccola dimensione e/o di recente costituzione (solidità di bilancio, capacità di cofinanziare l’intervento, ottenimento delle fidejussioni bancarie/assicurative). La proposta è di costruire bandi e avvisi pubblici (almeno sul tema immigrazione) premiando le proposte di progetto che abbiano tra i partner associazioni di migranti.

La terza riguarda i partenariati strategici con le realtà del terzo settore. Un aiuto potrebbe venire attraverso l’impegno di realtà di terzo settore più strutturate di accompagnare la formazione d’aula con forme di tutoraggio e accompagnamento, possibile grazie alla costruzione di partenariati strategici.

La quarta riguarda la partecipazione ai processi di costruzione delle politiche pubbliche: le associazioni di migranti rivendicano un’esperienza diretta e significativa sui temi dell’inclusione sociale e dell’intercultura. La proposta è di promuovere spazi in cui possano essere consultate o partecipare ai processi di co-programmazione sui temi legati alle migrazioni.

La ricerca è stata svolta tra luglio 2017 e marzo 2018 da un gruppo di ricercatori di CESV–Centro Servizi per il Volontariato del Lazio, CEMEA del Mezzogiorno, Assomoldave, Cooperativa Folias, Associazione Tuscolana Solidarietà. Hanno inoltre fornito il loro supporto scientifico ricercatori dell’Università di Tor Vergata e di Studio Come.

LE ASSOCIAZIONI PARTNER. Assomoldave, Associazione Ponte Internazionale, Associazione dei Togolesi del Lazio, CEMEA del Mezzogiorno, Camrol, CESV, Donne a colori, Europaeus, FILAAC, Foleja, Il Mondo Blu, Innova, La Casa Boliviana, Le Rondini, Movimento degli Africani, New Beginning, NCC-CCN, OMCVI, Observo onlus, Tabanka Onlus, Ucraina CreAttiva.

(Per saperne di più: http://www.territorioeuropa.it/associazionismo-dei-migranti/).

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