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Finlandia, caduto l’esecutivo: i populisti zavorra del governo
È crisi di governo in Finlandia a circa un mese dalle amministrative, che avevano segnato la sconfitta del partito euroscettico e populista dei "Veri finlandesi", dal 2015 al governo. Qualcosa sta cambiando in Europa
di Marco Dotti
Alle ultime elezioni amministrative, le prime avvisaglie. Sorpassati dai verdi e dalle coalizioni di centro-sinistra, i nazionalisti del partito di Governo, la compagine dei "Veri finlandesi" (Perussuomalaiset)
parte importante del governo guidato dall'ormai ex premier centrista Juha Sipilä assicuravano che l'onda non li avrebbe travolti.
Oggi, la crisi a testimonianza che, nei sistemi attuali, le cose cambiano, si torcono e capovolgono con una rapidità inaudita e sorprendono chi, anche solo per poco, tarda a cogliere la voce della realtà con strumenti che non siamo gli oramai inutili sondaggi d'opinione.
La Finlandia, al suo settimo anno di recessione, attraversata da una crisi profonda aveva optato per gli euroscettici nazionalisti guidati dall'imprenditore Juha Sipilä.
Nel 1999, prime elezioni politiche che lo videro in scena, i "Veri finlandesi" registravano solo lo 0,99% dei consensi. Nel 2015, erano già al 17,7%, secondo partito del Paese e prima compagine dichiaratamente nazional-populista al governo in un Paese del blocco avanzato europeo. Sembrava una avanzata inarrestabile soprattutto in chiave anti-immigrazione. Oggi, per i centristi, si è rivelata una zavorra. Il populismo si sta sgonfiando come neve al sole?
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