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Rifugiati, le ong scrivono ai leader della Ue

Oxfam e 18 organizzazioni umanitarie, in una lettera denunciano l’aggravarsi dell’emergenza umanitaria in Europa. In occasione del Summit europeo sull'immigrazione definiscono inaccettabile il "mercato di esseri umani" aperto con la Turchia e chiedono misure per garantire la sicurezza dei migranti

di Antonietta Nembri

Dopo la missiva che Oxfam con una cordata di associazioni hanno indirizzato a Renzi (qui la news) in vista del Consiglio europeo che si apre oggi a Bruxelles, sempre Oxfam con altre 18 organizzazioni tra cui l’italiana Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione) e Save the Children International hanno redatto una lettera congiunta (in allegato il testo in inglese) ai leader dell’Unione.

«La decisione di spostare sulla Turchia le responsabilità europee sui migranti significherebbe una messa in discussione dei valori comunitari e l’abbandono degli obblighi di legge fondamentali» è la denuncia lanciata dalle 18 organizzazioni che lavorano a stretto contatto in Europa con rifugiati e migranti. «Un accordo del genere, che i leader europei potrebbero siglare già questa settimana, creerebbe un pericoloso precedente, quello di togliere ogni valore alla normativa che tutela i diritti umani», avvertono le organizzazioni, che chiedono ai leader dell'Unione di rispettare i diritti fondamentali dei rifugiati e di far tesoro della lezione dello scorso anno: «I muri portano solamente perdita di vite umane. Dal 2014, circa 7.500 persone sono morte in mare: molti di loro erano bambini». Nell'appello si evidenzia come la chiusura delle frontiere europee e le restrizioni ai confini hanno drammaticamente peggiorato la crisi umanitaria che vede migranti e rifugiati costretti a vivere in condizioni disperate in Grecia, Macedonia, Serbia e Sicilia.

«La decisione di chiudere la cosiddetta “rotta balcanica” è arrivata all’improvviso, l’Unione Europea ha messo da parte i suoi valori per assecondare la politica interna dei diversi Stati», afferma Elisa Bacciotti, direttrice Campagne di Oxfam Italia. «Tutto ciò non servirà a niente, non risolverà alla radice il dramma delle persone in fuga che cercano di arrivare in Europa. L’Ue e la Turchia dovrebbero lavorare insieme, ma le recenti proposte hanno trasformato la questione migratoria in una sorta di mercato, con le persone che vengono utilizzate come merce di scambio. Donne e bambini stanno dormendo all’aperto, al freddo, fra l’umidità e il fango mentre stanno finendo le scorte di cibo e acqua potabile e le pessime condizioni di vita hanno portato allo sviluppo di malattie come l’Epatite A». Bacciotti conclude il suo intervento con la richiesta che «nell’incontro in programma questo venerdì, i leader dell’Unione Europea e della Turchia mettano al primo posto i diritti e la sicurezza delle persone».

Da parte sua Jane Waterman, direttrice dell'International Rescue Committee britannico osserva: «La proposta di accordo con la Turchia, nella sua forma attuale, rischia di spingere le persone nelle mani di contrabbandieri e trafficanti su rotte sempre più pericolose mentre è ancora possibile controllare i confini senza trascurare i gli obblighi legali e morali di base. L’Unione Europea ha la capacità di gestire questa situazione in maniera umana ed efficace, ma deve dimostrare il necessario coraggio e volontà politica. E' il momento di pensare a proteggere le persone, non a difendere i confini».

Qui sotto nella gallery e in apertura foto di Pablo Tosco – Oxfam

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La chiusura dei confini nei Balcani ha costretto decine di migliaia di persone a spostarsi in accampamenti di fortuna, senza alcun accesso a beni essenziali come un riparo, cibo, assistenza medica e acqua. Per le organizzazioni umanitarie è sempre più difficile raggiungere velocemente queste aree. Secondo quanto riferito, la polizia di frontiera valuta il diritto ad ottenere la protezione internazionale con interviste di appena dieci minuti. In Sicilia, invece, le persone arrivate stanno ricevendo avvisi di espulsione senza aver avuto accesso ad alcuna informazione sui propri diritti.

In Grecia sono bloccate già 45mila persone, di cui migliaia sparse nei villaggi fra Atene e il confine macedone; fino a 3.000 persone giungono ogni giorno in Grecia dalla Turchia via mare. I centri di transito, gli alberghi gestiti dalle ong, gli spazi sicuri e i centri diurni di Atene sono tutti al completo, compreso l’ex aeroporto in disuso della città. Dal momento che la polizia ha vietato alle compagnie di autobus di portare i rifugiati afghani alla frontiera, migliaia di persone sono ora sparse nella Grecia centrale, tra Atene e il confine settentrionale. Alcuni siriani sono stati allontanati dal confine con la Macedonia, dove circa 13mila persone sono accampate nella speranza che la frontiera venga riaperta.

Sono circa 1.500 i rifugiati provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan fermi da tre settimane al confine settentrionale della Macedonia: circa 400 tra siriani e iracheni sono accampati nel fango, in una terra di nessuno fra i due paesi. La polizia di frontiera valuta lo status di rifugiato con una procedura informale, sulla base di un colloquio di appena dieci minuti, negando l’accesso a tutti coloro che appaiono come “migranti economici”.

Le organizzazioni firmatarie:
Association Vasa prava BiH – Legal Aid Network, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI). , Croatian Law Network, Danish Refugee Council, Doctors of the World UK. , Group 484, International Rescue Committee UK, Legal-Informational Centre for NGOs in Slovenia, Local Democracy Foundation, Macedonian Young Lawyers Association, Magna, Medici per i Diritti Umani Onlus, Medicines du Monde – Greece , Norwegian Refugee Council, Oxfam International, People in Peril Association, Save the Children International, Solidarity Now, World Vision.

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