Famiglia
Sanaa: Carfagna e Sbai parti civili al processo
Per la prima volta accolte le richieste di Ministero e Acmid. La Carfagna: «non è un fatto di sangue, ma un attentato contro la collettività»
di Redazione
Il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha chiesto ed ottenuto ieri di costituirsi parte civile nel processo contro El Ketaoui Dafani, l’immigrato marocchino che il 15 settembre 2009 uccise a Montereale Valcellina (Pordenone) la figlia Sanaa perché contrario alla sua relazione con un giovane italiano.
«Per la prima volta è stata riconosciuta ad un ministro la possibilità di intraprendere una battaglia processuale contro chi ha commesso un crimine tanto incivile», ha commentato il Ministro, «che è un vero e proprio attentato ai diritti acquisiti da tutte le donne che vivono in Italia, a prescindere dalla loro origine e dal loro orientamento religioso». Il Ministro sarà rappresentato in Tribunale dall’Avvocatura dello Stato. «Questa decisione fa sì che ciascun crimine di questo genere possa essere considerato non un “semplice” fatto di sangue, ma un attentato contro la collettività che le istituzioni rappresentano», ha aggiunto la Carfagna.
Accettata come parte civile anche l’associazione delle donne musulmane moderate (Acmid-Donna), rappresentate dalla parlamentare del Pdl, Souad Sbai. Anche questa è una “prima volta”, in quanto l’associaizione non era stata accettata come parte civile al processo per la pachistana Hina Salem. «Siamo pronte ad affrontare questo impegno in piena serenità perché crediamo nella giustizia. Il nostro obiettivo è che in futuro non si ripetano barbarie di questo tipo contro le donne», ha detto la Sbai.
Il processo procederà con rito abbreviato semplice e la prossima udienza è stata fissata per il 14 giugno. Le richieste di costituzione di parte civile del ministero delle Pari Opportunita’, della Regione Fvg e della Provincia di Pordenone erano accompagnate dal simbolico risarcimento di un euro. Le altre due richieste di costituzione di parte civile accolte sono quelle del fidanzato di Sanaa e, appunto, dell’Associazione delle donne Musulmane in Italia.
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