Volontariato

Istruiti, laboriosi, attaccati all’Italia: così sono gli immigrati romani

Lo rivela un'indagine della Caritas

di Redazione

Per la Caritas gli immigrati romani sono “istruiti, laboriosi, poco inclini al consumo, economicamente autosufficienti, aperti alla solidarietà, sempre più attaccati all’Italia”.
I risultati dell’indagine “Le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati nell’area romana” che verrà presentata oggi, alle ore 16.30, presso l’Auditorium di Via Rieti.


Caritas di Roma e Caritas Italiana, insieme alla Provincia di Roma, presentano oggi i risultati della ricerca “Le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati nell’area romana” che la Commissione d’Indagine sull’Esclusione Sociale ha affidato al Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes (Ediz. Idos).

Nell’area romana, che contava più di 400.000 immigrati regolari all’inizio del 2007, è stato selezionato un campione di oltre 900 persone di 69 nazionalità, cui è stato somministrato, telefonicamente, un questionario idoneo a tracciare un quadro realistico delle condizioni di vita e di lavoro di questo segmento della popolazione.
La Capitale si conferma un approdo attraente: 9 intervistati su 10 vi sono arrivati direttamente, non passando da altre Regioni. La metà ha acquisito il permesso di soggiorno solo a seguito di un provvedimento di regolarizzazione e un buon sesto è ancora alle prese con le pratiche di rilascio o di rinnovo.
È elevata la percentuale di coloro che hanno un livello di istruzione superiore (80% del campione), come anche degli occupati (80%), anche se il 15% dei lavoratori dipendenti è occupato in nero. Spesso lavorano presso le famiglie (44%), ma anche in diversi altri settori, dall’edilizia al turismo. Le mansioni umili sono più ricorrenti, ma aumentano anche gli inserimenti qualificati, come operai specializzati, impiegati, imprenditori, medici, interpreti.
Le retribuzioni non sono elevate (916 euro al mese di media). L’11% è proprietario di casa (per la quale sta pagando il mutuo) e la stragrande maggioranza vive in affitto (62%) o è ospite in casa altrui (6%): consistente è la quota di chi vive presso il datore di lavoro (15%). Il costo medio è di 622 mensili per un appartamento, 329 per una stanza e 212 per un posto letto. Solo il 61% vive con i propri familiari e l’abitazione è mediamente di 70 metri quadri.
I due terzi sono soddisfatti del proprio lavoro (“abbastanza” è la risposta più frequente) e con grande realismo i più non intendono cambiarlo, consapevoli dell’attuale fase di crisi. Il terzo restante è poco o per niente soddisfatto, specialmente quanto alla retribuzione. Comunque, si cerca di far bastare quel che si ha, frequentando per gli acquisti supermercati e discount (89%).
Possiedono quei beni praticamente diventati indispensabili: il cellulare (99%), il televisore (70%) e il computer (40%). L’automobile, a portata solo di un terzo del campione, costituisce il secondo bene più desiderato dopo la casa, ambita da metà degli intervistati. In molti non rimangono tagliati fuori dai circuiti di svago: frequentano i ristoranti e, un po’ meno, i cinema. Non manca la disponibilità ad aiutare i familiari rimasti in patria (58%) e ancor di più le persone in difficoltà qui in Italia, non esclusivamente connazionali (66%). L’Italia è il centro dei loro interessi e 7 su 10 leggono i giornali italiani; le vacanze, però, si passano ancora in prevalenza nel paese d’origine, anche se 4 su 10 restano in Italia e in parte iniziano a frequentare i nostri luoghi di villeggiatura.

L’indagine, dunque, presenta gli “immigrati romani” come persone istruite, laboriose, poco inclini al consumo, non ricche ma autosufficienti, aperte alla solidarietà, sempre più attaccate all’Italia: un’immagine lontana dal cliché degli sbandati e dei criminali.
Nei loro confronti “il vero obiettivo consiste nel consolidamento di uno spazio sociale e giuridico pienamente condiviso, che ne riconosca il ruolo fondamentale per la loro e la nostra riuscita, nella convinzione che legalità e solidarietà si possono coniugare in modo fruttuoso”: questo il pensiero che mons. Vittorio Nozza (Caritas Italiana) e mons. Guerino Di Tora (Caritas diocesana di Roma) sviluppano nel volume a commento della ricerca.
Per il prof. Marco Revelli, presidente della Commissione d’Indagine sull’Esclusione Sociale il quadro presentato dalla ricerca di Idos è “decisamente diverso da quello consueto della rappresentazione prevalente, spesso orientata a toni allarmistici e all’’emergenza’: un quadro di sofferta e dignitosa normalità. Di non facile, ma laboriosa integrazione”.

L’indagine verrà presentata oggi, alle ore 16.30, presso l’Auditorium di Via Rieti (Via Rieti 11). Interverranno, oltre agli autori della ricerca, il direttore della Caritas diocesana di Roma, mons. Guerino Di Tora, il direttore di Caritas Italiana, mons. Vittorio Nozza, il presidente della Commissione di Indagine sull’Esclusione Sociale, Marco Revelli, l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Coordinerà i lavori Francesco Marsico, della citata Commissione.


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