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Istituzioni, lo scontro finale?
Tutti contro tutti, l'unica prospettiva sembrano le elezioni
L’allarme per la tenuta delle istituzioni, alle prese con conflitti incrociati mai visti con tanta violenza, è il tema di fondo sui giornali di oggi, al netto delle nuove rivelazioni sulle indagini per il caso Berlusconi.
- In rassegna stampa anche:
- EGITTO
- FEDERALISMO
- COOPERATIVE
- AIRC
- CONTRAFFAZIONE
“Caso Ruby, primo no ai pm” titola in prima il CORRIERE DELLA SERA. E in sommario: “Frattini: vere le carte sulla casa di Montecarlo. L’ira di Fini”. E poi i servizi da pagina 2 a pagina 11, in un continuo intreccio tra le carte delle inchieste sulle notti di Arcore, le carte che vengono dal libero stato di Santa Lucia, i proclami di Berlusconi, i guai dell’opposizione e in particolare del Pd (che commissaria Napoli, dopo il disastro delle primarie), senza contare le carte dello “scoop” del Giornale sulle antiche passioni di Ilda Boccassini. Una situazione incredibile e rischiosa per le istituzioni democratiche. L’editoriale, in prima, è di Sergio Romano: “L’immagine delle istituzioni”. Un passo: “L’ombra delle elezioni anticipate incombe sul quadro politico e chiama in causa il ruolo decisivo del capo dello Stato. La Corte Costituzionale è stata costretta a decidere se e quando il presidente debba andare il tribunale per difendersi. Tutte le maggiori istituzioni democratiche sono costrette a uscire dai loro binari per affrontare ostacoli imprevisti. Mai come ora l’Italia ha avuto bisogno di persone che non siano protagoniste di un duro scontro politico e reggano con forza il timone delle regole e delle procedure”. Di qui Romano parte per argomentare una serie di dubbi sul ruolo di Fini come presidente della Camera, sottoposto ogni giorno al fuoco di sbarramento della maggioranza di governo. E la nota politica di Massimo Franco, a pagina 2, conferma: “La rissa istituzionale accelera la deriva verso il voto anticipato”. Scrive Franco: “E’ come se la lunga scia di veleni e colpi bassi iniziata nell’aprile del 2010 tra fondatore e cofondatore del Pdl riemergesse con violenza, in nome di una resa dei conti suicida. Il risultato è quello di un ulteriore logoramento sia di Berlusconi che di Fini. E cresce il timore che questo gioco al massacro possa portare l’Italia alle urne”. E Marzio Breda, a pagina 9, registra lo stato d’animo di Napolitano: “I timori del Quirinale: scenario più che allarmante”.
“Ruby, nelle carte i ricatti a Berlusconi”: LA REPUBBLICA al solito dedica ampio spazio all’intreccio fra politica e questioni giudiziarie, inanellando ben 8 pagine sul caso Ruby e 4 sulla politica interna (Fini, la casa di Montecarlo, la richiesta di dimissioni). L’impressione è che ormai sia guerra totale, dove ci si rivolge all’altro solo per chiedergli le dimissioni, in un fuoco incrociato di veti, ricatti, dossier. Non a caso i due commenti dalla prima fanno riferimento più che alle singole questioni all’atmosfera complessiva. Il primo, di Roberto Saviano, è intitolato “Quel fango su tutti noi”. Il secondo di Massimo Giannini “La notte della Repubblica”. Scrive dunque l’autore di Gomorra: «la macchina del fango sputa contro chiunque il governo consideri un nemico. Ieri è toccato al pm di Milano Ilda Boccassini. L’obiettivo è un messaggio semplice: siete tutti uguali, siete tutti sporchi. Nel paese degli immondi nessuno osi criticare, denunciare». Parola d’ordine è dunque: «intimidire». «In Italia il gossip è lo strumento di controllo e intimidazione più grande che c’è». Secondo Giannini, invece, «la crisi del berlusconismo precipita il paese nel “conflitto istituzionale permanente”. Parlamento contro procure. Presidente del Consiglio contro presidente della Camera. Palazzo Madama contro Montecitorio. Ministro degli Esteri contro terza carica dello Stato. Nessuna delle istituzioni repubblicane ormai è più al riparo». «La logica politica che c’è dietro queste mosse incrociate è chiarissima. Si tratta di stabilire una rocambolesca inversione di ruoli e responsabilità, agli occhi di un’opinione pubblica sempre più “sgomenta” per usare un termine condiviso da Giorgio Napolitano e Joseph Ratzinger». Siamo all’uso di «armi di distrazione di massa». In questo clima, conclude Giannini, «forse le elezioni non sono più una minaccia, ma una necessità».
IL GIORNALE torna all’attacco del presidente della Camera. «Fini vergognati (e vattene)» è il titolo in prima pagina, ovviamente sullo «scandalo di Montecarlo». Al centro la foto del documento dell’ufficio del primo ministro di Santa Lucia, in evidenza una frase tradotta così: «il sig. Giancarlo Tulliani era il proprietario-beneficiario di tali società». Ecco la pistola fumante del caso Montecarlo. Scrive nel suo editoriale il direttore Alessandro Sallusti: «Spazzatura, avevano sentenziato Fini e i suoi fan la scorsa estate quando questo giornale iniziò a occuparsi della casa di Montecarlo che il presidente della Camera aveva svenduto al cognato, sottraendola al patrimonio di An. Oggi due governi sovrani, quello di Santa Lucia e il nostro, certificano ufficialmente che avevamo ragione noi». Nel sommario di prima, un richiamo al “caso Boccassini”, sollevato ieri dallo stesso Giornale («Caso Boccassini: la Procura di Milano vuole arrestare le notizie del Giornale»), e il litigio Santoro-Masi andato in scena ieri sera a Annozero. Unico riferimento al caso Ruby, un elzeviro sdrammatizzante di Marcello Veneziani (Cialis e cilicio, il lieto fine della telenovela Ruby). Seguono 12 pagine di pettegolezzi e indiscrezioni. Unico riferimento all’ormai evidente terremoto istituzionale in atto, la battaglia che si sta svolgendo all’interno del Copasir, Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, l’organismo di controllo dei servizi segreti presieduto da D’Alema. Il finiano Briguglio, entrato nel comitato in quota Pdl e ora “all’opposizione”, ritira le dimissioni presentate 43 giorni fa e mai ratificate e sbilancia l’equilibrio maggioranza-opposizione, senza che il presidente diessino faccia un plissè. Titolo: Fini e D’Alema all’assalto dei servizi segreti. C’è spazio, a pagina 11, anche per una notizia sulla perquisizione effettuata dalla Digos nelle due abitazioni di Lucia Rizzo, la presunta escort che avrebbe avuto rapporti con il presidente della Camera Fini; nel pezzo si evidenziano i toni intimidatori degli inquirenti nei confronti della donna, mentre la Macrì, principale testimone contro il Premier, sarebbe trattata “con i guanti bianchi”.
«”No, Boccassini no” La giunta fa muro Il Pdl rilancia su Fini» così il richiamo nella parte bassa della prima pagina de IL MANIFESTO dedicata alla manifestazione della Fiom con un eloquente vignetta di Vauro intitolata «28 gennaio…. Si cambia argomento!» e nel disegno si vede Berlusconi che scrive sul muro «W la fi…» e alle sue spalle un metalmeccanico Fiat che risponde «Fiom!». Ai casi di Berlusconi e Fini è dedicato anche il commento di Ida Dominijanni «L’altra scena del golpe» che prosegue poi alla pagina 5 (una delle due dedicate a quanto successo ieri in parlamento). «Accade ai regimi di sgretolarsi dall’interno, su eventi apparentemente minori. E’ quello che sta accadendo al regime sessual-politico di Silvio Berlusconi. Non un contrattacco dell’opposizione, non una sostituzione ai posti di comando del Palazzo d’Inverno. Solo un imprevedibile, lento ma inesorabile, rivoltarsi contro il Sultano delle sue donne (…)» e continua riferendosi alle intercettazioni di Nicole Minetti: «(…) La scena si ribalta: chi aveva in mano il gioco ne è giocato, chi stava disciplinatamente al gioco minaccia di alzarsi dal tavolo da un momento all’altro. Il rapporto di potere non regge più. Michel Foucault, uno che di potere se ne intendeva, saprebbe che dire: è proprio nei soggetti che il potere ha meglio conformato a se stesso che si annidano i punti di resistenza capaci di spezzarlo». Passando all’analisi politica osserva: «(…) Raggela, di fronte a tanto movimento e tanto colore della soap ambientata nei bassifondi, la paralisi violacea dei Palazzi della politica. Inquieta il livore oltranzista della corte del premier, i “consigli di guerra” in cui prende istruzioni, la recita cinica del copione televisivo serale sul “nulla di penalmente rilevante”, i muscoli facciali fermi nel negare l’evidenza, la dipendenza dal leader sorda all’impresentabilità dell’uomo, l’arroccamento spavaldo sul mantra algebrico della “maggioranza coi numeri” (…). E sgomenta il pallore dell’opposizione, l’attacco statico e stanco che non trova altre parole che quelle sullo “squallore” di Arcore». E conclude: «(…) Sesso e potere sono da sempre annodati nel fuori-scena della cosa pubblica, ma mai s’è vista una tale coincidenza fra una maschera della virilità e una maschera del governo. La seconda non cadrà senza che dall’opposizione altri uomini si decidano a strappare la prima, spezzando definitivamente l’incantesimo della sua seduttività». Le due pagine interne «Salta il tappo» racconta: «La giunta della camera cambia linea: “Milano non può giudicare il premier, credeva di difendere i rapporti con l’Egitto”. La mozione sarà in aula la prossima settimana. È il primo passo per sollevare il conflitto di attribuzioni e guadagnare tempo. Ma intanto i pm trovano soldi e gioielli a casa di Ruby». E su quanto accaduto in Senato è dedicato l’articolo: «Le truppe di Arcore attaccano Montecarlo» che osserva: «Sono gli ultimi fuochi e la maggioranza decide di spararseli come può. Muoia Sansone – va bene – ma con lui muoiano pure tutti i filistei e primo fra tutti Gianfranco Fini che quella maggioranza ha osato sfidare. Ingranaggi ben oliati che nel bel mezzo della bufera riescono a tirar fuori dal cilindro un’interrogazione parlamentare che ha del surreale: a chi appartiene la casa di Montecarlo? Se lo chiede da mesi il senatore del Pdl Luigi Campagna ma ci mette solo due giorni il Senato a rispondergli. (…) È guerra di carte e di procure. Ed è una guerra isterica. Fini e il terzo polo chiedono a Berlusconi di dimetersi e Berlusconi intima a Fini di abbandonare lo scranno presidenziale. Incompatibilità – politica, etica, giudiziaria – è la parola d’ordine condivisa dagli ex alleati (…). Dimissioni contro dimissioni, sfiducia contro sfiducia – perché di fatto e anche se obliquamente Fini ieri è stato di fatto sfiduciato – si va avanti a botta di dossier. E non è un bel guardare. (…)». E sullo scontro con i magistrati l’articolo «Metodo Boffo anche contro la Boccassini» si legge: «(…) I magistrati sanno bene che dopo il caso Ruby nulla sarà più come prima e che questa partita non la possono perdere. Da ieri sanno anche che lo scontro è diventato una lotta nel fango all’ultimo respiro».
«La cronaca e la politica (ciò che ne resta): tutto concorre a descrivere un’atmosfera di fine regno. La stagione di Berlusconi è durata circa diciassette anni, non sempre vissuti al governo del paese, ma tutti dominati dalla sua forte personalità e dalla sua capacità di occupare il centro della scena. Ora si sta vivendo l’epilogo di questa lunga fase. Il rischio è che le cose si trascinino senza sbocco per mesi, in una progressiva e drammatica degenerazione delle istituzioni». A scriverlo il solito Stefano Folli, che a dire il vero lo sta ripetendo da mesi quasi fosse un mantra. Intanto, però, il SOLE 24 ORE, oltre al commento dedica pagina 20 e 21 lanciate in prima sul tema: ecco l’offensiva del Pdl. Si parla dunque della manifestazione prossima ventura a sostegno del premier, dell’insistenza con cui tutti, nessuno escluso, nelle fila del Pdl attaccano Fini chiedendone le dimissioni in un gioco al massacro in cui a sopravvivere dovrà essere solo uno dei due: B o F. Si sblocca intanto la situazione del Copasir, il comitato per la sicurezza della repubblica. Un esponente dell’Idv lascia. In questo modo il rapporto maggioranza e opposizione viene ristabilito, così come voleva lo stesso partito del premier. A margine: intercettazioni, scambi di favori, finti o presunti, nuove minorenni che conquistano la scena (Iris) e vecchie minorenni che aggiungono dettagli all’inchiesta (Ruby).
“Uccide più il ridicolo che non la spada”. Marco Bertoncini firma su ITALIA OGGI la sua consueta Nota Politica sugli effetti delle divulgazioni telefoniche che, oltre alle implicazioni giudiziarie, provocano «postumi d’immagine, in termini di discredito, che diventano pericolosamente vicini alla derisione pubblica». Secondo Bertoncini le battute della Minetti contro il cavaliere non rimarranno senza eco. «Sarà bene ricordarsi che uccide più il ridicolo che non la spada. E il caso Ruby sta gettando il presidente del consiglio proprio nel ridicolo». Un tale ridicolo, che fa crescere, sostiene Bertoncini, «la quantità di incerti, dubbiosi, astensionisti». Persino all’interno dell’elettorato del Pdl.
AVVENIRE titola a tutta pagina “Ora è proprio scontro totale”. «Camera contro pm. Opposizioni contro Pdl-Lega. Toghe al contrattacco. Fli accusa anche Schifani e Frattini». Due le pagine dedicate (8-9). Nella prima Luigi Gambacorta riporta la situazione a Milano firmando “Procura e Anm difendono Boccassini”. Il giornalista racconta che «la richiesta di rito immediato dovrebbe rintuzzare fino alla fissazione del processo ogni iniziativa politico/giudiziaria per dirottare solo Berlusconi al tribunale dei Ministri, o per ottenere la stessa nullità degli atti di accusa». Più in basso “È dalle indagini ora spuntano altre minorenni” di Nello Scavo. Si tratta, oltre che di Ruby e Iris, di «una mezza dozzina di giovanissime, ora neodiciottenni», ma risulta anche che in molti casi le ragazze fossero nelle case del Berlusconi da sole, «in quelle date il premier non risulta trovarsi da quelle parti». Nella pagina seguente un box rende conto dei fatti di ieri sera in tv: “Lite in diretta Masi-Santoro ad Annozero”. «Scontro in diretta su Raidue tra Michele Santoro, conduttore di Annozero che stasera torna sul caso Ruby, e il direttore generale Mauro Masi. Dopo l’anteprima, in cui sono stati proposti stralci delle intercettazioni sulle feste di Arcore, Masi ha telefonato in trasmissione dissociarsi dall’impostazione della puntata. “Non sono mai intervenuto direttamente – ha esordito Masi al telefono rivolgendosi a Santoro – anche quando mi ha citato in diretta. Ma stavolta faccio un’eccezione. A tutela dell’azienda di cui sono direttore generale e che è anche la sua azienda, mi debbo dissociare nella maniera più chiara dal tipo di trasmissione che lei sta impostando, ad avviso mio e dei nostri legali in base al codice di autoregolamentazione sulla rappresentazione dei processi in tv, tema sollevato non più tardi di venerdì scorso anche dal presidente della Repubblica Napoletano”». Spazio anche all’affaire Tulliani e alla richiesta del Pdl delle dimissioni di Gianfranco Fini da presidente della Camera.
LA STAMPA apre con il titolo “Berlusconi: in piazza contro i giudici” e scrive: «Nel giorno dello scontro al Senato sulle carte della casa di Montecarlo, con Frattini che attacca Fini e Fli pronta a denunciare il ministro, il Pdl annuncia una manifestazione di piazza il 13 febbraio a Milano per difendere Berlusconi. Intanto la giunta rinvia ai giudici di Milano le carte sul caso Ruby». Nell’editoriale “Il rischio-caos che minaccia il Paese” Federico Geremicca scrive: «In una sorta di resa dei conti finale, in questa guerra autodistruttrice di tutti contro tutti, non una istituzione – e non un uomo che la rappresenti – ha mantenuto intatto il prestigio e il decoro che dovrebbero legittimarla… Il crollo generale del senso di responsabilità è evidente… è un crepuscolo terribile, quello che accompagna l’ormai inevitabile fine della legislatura. Forse perfino più terribile di quello che accompagnò il crollo di Bettino Craxi, di Arnaldo Forlani e della mai rimpianta Prima Repubblica». I servizi all’interno sullo scontro tra i poteri e gli sviluppi del caso Ruby vanno da pagina 2 a pagina 7. La prima doppia è dedicata al caos in Senato sulla casa di Montecarlo, con l’opposizione che lascia vuoti i banchi dell’aula in segno di protesta e Pd e Fli che accusano il presidente Schifani di non essere imparziale. Fini, dopo aver seguito per 65 minuti il botta e risposta sulla casa di Montecarlo dichiara: «Visto? Non c’era nulla, questi sono alla disperazione!» E dopo aver commentato con grande asprezza l’uso privato della funzione pubblica dimostrato a suo avviso da Frattini, il presidente della Camera ha liquidato con queste parole l’atteggiamento del suo nemico giurato: «Nella sua concezione proprietaria delle istituzioni, Berlusconi si vorrebbe impadronire di Montecitorio e del Quirinale. Non ci riuscirà». Altre due pagine riguardano invece i risvolti giudiziari del caso Ruby. A Milano Bruti Liberati prende le redini dell’inchiesta che va avanti con rito abbreviato, mentre la Giunta delle Autorizzazioni rispedisce le carte alla Procura con la motivazione che l’indagine non doveva neanche iniziare. Una manovra definita “da azzeccagarbugli” che rischia di confondere le acque. Intanto il Pdl, che torna a parlare di processo breve e intercettazioni, si mobilita il 13 febbraio con una manifestazione in piazza Duomo alla quale prenderà parte Berlusconi. L’obiettivo «è quello di scendere in piazza per difendere il premier contro la giustizia politicizzata». Le ultime due pagine del Primo Piano riguardano l’ultimo giallo dell’auto della Minetti con droga e depistaggi e la doppia vita di Silvio nei giorni dello scandalo.
E inoltre sui giornali di oggi:
EGITTO
IL MANIFESTO – Un richiamo in prima pagina e l’inizio di un articolo sono dedicati a quanto succede in Egitto. «Torna El Baradei e la protesta riparte al Cairo» è il richiamo alle due pagine interne (la 8 e la 9) dedicate a quanto accade in Medio Oriente, mentre Marco Bascetta scrive l’articolo «Frattini peggio di Bondi» che a pagina 8, dove prosegue ha il titolo «Se la Farnesina perde la testa per Mubarak». Scrive Bascetta: «A giudicare dalla sollecitudine della Farnesina, le tracce caraibiche della famiglia Tulliani e la resa dei conti col presidente della camera Gianfranco Fini sono al centro delle preoccupazioni della diplomazia italiana. Ma non abbastanza, purtroppo, da distogliere il pupazzo che la guida dall’esprimere la speranza del governo italiano che “il presidente Mubarak possa continuare a governare l’Egitto con la saggezza con cui lo ha sempre fatto”. E questo a poche settimane dalla solidarietà incondizionata manifestata dalla Farnesina al regime tunisino che andava disseminando di cadaveri le strade e le piazze del paese (…)» e ancora «Non si può certo chiedere a un governo che considera Putin un campione della democrazia e i lager libici una soluzione adeguata al problema dell’immigrazione, di mantenere una qualche prudenza nell’osannare questa o quella corrotta tirannia (…)». Osservando che: «Non necessita una straordinaria lungimiranza per capire che quanto sta accadendo sulle rive meridionali del Mediterraneo avrà per l’Italia una importanza decisamente superiore alle possibili dimissioni del Presidente della camera. Le relazioni pericolose e le parole incaute potrebbero presto costarci molto care (…)».
FEDERALISMO
LA STAMPA – L’Anci dice sì al nuovo fisco municipale. Dopo una lunga trattativa, è passato il testo dell’accordo che sblocca parzialmente le addizionali Irpef e autorizza i Comuni ad aumentare le tasse: quelli che non hanno l’addizionale allo 0,4% la potranno alzare fino a quella soglia nel limite annuo dello 0,2%. E poi via alla tassa di soggiorno fino a 5 euro e nuova tassa di scopo e prelievo sugli affitti fino al 19-21%. I sindaci soddisfatti, con Chiamparino che afferma: «Il provvedimento è migliorato e ci dà le certezze necessarie». I servizi a pagina 11.
COOPERATIVE
IL SOLE 24 ORE – “Le cooperative fanno sistema”. La nuova alleanza fra le tre principali centrali cooperative sancita ieri a Roma conquista la prima pagina del dorso “Economia e Imprese” del quotidiano di Confindustria. «Un progetto che avrà il ruolo di rafforzare il movimento cooperativo in Italia», è stato il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La formula è quella del “coordinamento stabile”, ma l’obiettivo è molto più ambizioso: avere una rappresentanza forte per contare di più nei rapporti con le istituzioni, con le altre organizzazioni imprenditoriali, con i sindacati.
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti pubblica un approfondimento sull’Alleanza delle cooperative italiane, il nuovo coordinamento nazionale tra le tre maggiori cooperative italiane Confcooperative, Legacoop e Agci. Secondo il pezzo “Si mette insieme il 7,5% del Pil“ la neo Alleanza ha grandi ambizioni: diventare l’unico interlocutore in sede contrattuale del governo e posizionarsi come super soggetto economico degno di scalzare anche Confindustria. Tra gli altri obiettivi anche fare lobbying per abbattere le tasse ed esigere pagamenti certi.
AVVENIRE – L’editoriale è a cura di Stefano Zamagni che commenta una svolta storica. “Si può fare insieme bene ” il titolo, «la nascita dell’Alleanza Cooperativa Italiana è un evento di portata epocale», spiega l’economista aggiungendo che «mai come in questa fase storica l’Italia ha bisogno di riscoprire il volto civile dell’economia di mercato, la quale alla sua nascita venne finalizzata al perseguimento del bene comune. Una verità questa che una certa vulgata storico-interpretativa, un po’ tanto interessata, ci ha fato dimenticare, facendoci credere che bene comune e bene totale siano, dopo tutto, la stessa cosa». Il commento si riferisce all’evento di cui racconta Nicola Pini a pagina 7 “Le coop fanno squadra. Uniti per la crescita”. «Al via l’alleanza delle cooperative italiane. I tre presidenti di Confcooperative, Legacoop e Agci – rispettivamente Luigi Marino, Giuliano Poletti, Rosario Altieri – hanno firmato stamattina l’intesa che dà vita al super coordinamento delle cooperative italiane. La nuova alleanza mette insieme 43 mila imprese associate, un milione 100 mila occupati e un fatturato di 127 miliardi di euro. “La storia e l’azione del movimento cooperativo hanno profondamente influenzato la crescita economica e civile del paese promuovendo una organizzazione dei sistemi produttivi coerenti con i principi della dignità sociale del lavoro, della centralità della persona e della compartecipazione attiva e responsabile alla vita dell’impresa”. È uno dei passaggi del saluto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai rappresentanti delle associazioni cooperative che hanno firmato oggi un’alleanza, “un comune progetto operativo – scrive Napolitano in un messaggio fatto pervenire a Confcooperative, Lega coop e Agc, dalla segreteria generale della Presidenza della Repubblica – in grado di innovare, adeguare e rafforzare il ruolo della cooperazione nel nostro sistema economico e produttivo”».
AIRC
LA STAMPA – A pagina 21 un breve articolo ricorda l’iniziativa Airc “Arance della Salute” in programma domani. La raccolta prevista è i 4 milioni di euro. Saranno finanziati 487 programmi di ricerca.
CONTRAFFAZIONI
LA REPUBBLICA – “Merci cinesi, affari italiani ecco chi si arricchisce con l’industria del falso”. Interessante inchiesta di R2, firmata da Luigi Carletti sulla galassia cinese della contraffazione, reticolato di piccoli boss che possono contare sulla complicità di un gruppo di faccendieri italiani. Parliamo di un business da 7 miliardi, che ovviamente ha le sue vittime (ovvero i lavoratori in nero e sfruttati).
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