Famiglia

Istat: export italiano, è crollo

In un anno siamo passati da 7.838 milioni di euro di attivo a 1.635 milioni di euro. Un crollo di oltre l'80 per cento della bilancia commerciale

di Paolo Manzo

Nel 2003 il saldo della bilancia commerciale italiana e’ stato positivo per 1.635 milioni di euro. Nel 2002 l’attivo era stato pari a 7.838 milioni di euro. Lo rileva l’Istat. Nel mese di dicembre il saldo e’ risultato negativo per 608 milioni di euro a fronte di un passivo di 247 milioni di euro registrato nello stesso mese del 2002. Nel confronto dell’intero anno 2003 con l’anno precedente, le esportazioni sono diminuite del 6,7 per cento e le importazioni del 5,1 per cento. Nel mese di dicembre aumenti delle esportazioni si sono registrati nei confronti della Svezia (più 20,3 per cento), del Lussemburgo (più 8 per cento) e della Finlandia (più 7,2 per cento); le maggiori flessioni hanno riguardato l’Irlanda (meno 19 per cento), il Belgio (meno 18,3 per cento) e la Grecia (meno 11,1 per cento). Le importazioni sono aumentate in misura più marcata nei riguardi del Lussemburgo (più 36,5 per cento) e in misura minore dell’Irlanda (più 5,3 per cento). Mentre le riduzioni più significative si sono registrate con la Grecia (meno 36,1 per cento), il Portogallo (meno 21,4 per cento) e il Regno Unito (meno 13,2 per cento). Nell’anno 2003 le esportazionisono cresciute solo nei confronti della Spagna. Sempre a dicembre le esportazioni hanno registrato aumenti tendenziali per i mezzi di trasporto (più 7,6 per cento) e per i prodotti alimentari, bevande e tabacco (più 1,1 per cento). Le più alte flessioni sono risultate quelle del cuoio e prodotti in cuoio (meno 18,9 per cento), del legno e prodotti in legno (esclusi i mobili)(meno 12,8 per cento) e dei mobili (meno 12,1 per cento). Dal lato delle importazioni i maggiori aumenti si sono registrati per il cuoio e prodotti in cuoio (più 29,2 per cento), per gli altri prodotti dell’industria manifatturiera (compresi i mobili) (più 19,8 per cento) e per la carta e prodotti di carta, stampa ed editoria (più 12,3 per cento); le flessioni più ampie hanno riguardato le macchine e apparecchi meccanici (meno 30,1 per cento), l’energia elettrica, gas e acqua (meno 27,2 per cento), i minerali non energetici (meno 25 per cento) e i prodotti petroliferi raffinati (meno 24 per cento).


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