Volontariato

Istat: boom del non profit. In 10 anni + 10%

Cresce, ''e crescerà ancora'', il mondo delle istituzioni non profit in Italia. Secondo un'indagine Istat presentata oggi, il terzo settore ha 221.412 istituzioni...

di Paolo Manzo

Cresce, ”e crescerà ancora”, il mondo delle istituzioni nonprofit in Italia. Secondo un’indagine Istat presentata oggi, la prima nel suo genere in Europa, il terzo settore ha una forza di 221.412 istituzioni (attive al 31 dicembre 1999), quasi 4 milioni di persone, a vario titolo, vi gravitano intorno (630mila sono lavoratori retribuiti), entrate per oltre 73mila miliardi ed uscite per oltre 69mila; negli utlimi dieci anni l’accelerazione è stata formidabile: +55% di istituzioni attive. Circa la metà si trova in Italia settentrionale, i due terzi circa opera nel settore della cultura, sport e ricreazione. Nel novero, avverte l’Istat, vanno considerati anche istituzioni che rappresentano interessi, come Confindustria, Confartigianato, Confesercenti o Confcommercio, ma anche sindacati come Cgil, Cisl e Uil, o le Fondazioni bancarie (89 su un totale di 3.008). Rientrano nel mondo nonprofit, tra l’altro, anche la miriade di ”associazioni culturali” che in realtà ”nascondono” semplici birrerie o locali notturni. Di questo vasto mondo ha fatto la prima foto l’Istituto statistico italiano, che già ad agosto aveva fornito i primi, sommari dati sul terzo settore. Ora si viene a sapere che dei quasi quattro milioni di persone impegnate nelle istituzioni nonprofit, 3,2 milioni sono volontari, 96mila religiosi, 28mila obiettori di coscienza. I lavoratori retribuiti sono invece così suddivisi: 531.926 sono dipendenti, 79.940 sono collaboratori continuativi e coordinati, 17.546 sono i lavoratori distaccati da altre entità. Il numero di volontari decresce al crescere dei volumi economici prodotti dalla singola istituzione: opera con volontari solo il 36,2% delle istituzioni con entrate superiori a 500 milioni, a fronte dell’88,1% di quelle con entrate fino a 100 milioni. Al contrario, i dipendenti sono utilizzati dal 70,3% delle istituzioni maggiori, dal 45,6% di quelle con entrate tra 101 e 250 mln, il 2,5% di quelle con entrate fino a 100 mln. Quanto alla forma giuridica, la quasi totalità (91%) delle istituzioni sceglie di essere associazione, riconosciuta (27,7%) o non riconosciuta (63,6%). Proprio dalla vastità di questa categoria, afferma il responsabile dello studio, Andrea Mancini, nasce l’impossibilità di individuare quante siano le associazioni culturali che celano palestre, birrerie e locali: nel settore cultura, sport e ricreazione operano 140.391 entità, il 63,4% del totale del terzo settore italiano. Dentro questo 63% si trovano, sottolinea Mancini, ”56.000 istituzioni sportive, 43.000 ricreative, 40.000 culturali: non possiamo rappresentare questo fenomeno, non siamo in grado di dirlo con esattezza”. Comunque, assicra Mancini, il fenomeno sarà oggetto di studio nei prossimi anni da parte dell’Istat. Numericamente meno consistenti, ma economicamente molto più rilevanti, sono le altre forme giuridiche: le cooperative sociali sono 4.651, il 2,1% del nonprofit; le fondazioni sono 3.008 (di cui, si ricordava, 89 bancarie), pari all’1,4% del totale, i comitati sono 3.833, l’1,7%. A queste forme se ne aggiungono altre come enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, università, istituti scolastici e ospedalieri, società di mutuo soccorso; in tutto sono 7.861, per il 3,6% del nonprofit italiano. Di tutta questa galassia solo il 13% gode di finanziamenti pubblici, a qualsiasi titolo, mentre il restante 87% fa affidamento a risorse private: ”vivono quindi di vita propria”, osserva il rpesidente dell’Istat Luigi Biggeri. Mentre per quel che riguarda le attività, divise in market e non market, le prime rappresentano il 36% del totale, le seconde il 64%. (Adnkronos)


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